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I risparmi bancari garantiti fino a 100’000 franchi

Keystone

Il governo vuole aumentare da 30'000 a 100'000 franchi l'importo dei depositi garantiti in caso di fallimento di una banca. La proposta verrà sottoposta nella sessione invernale al parlamento, assieme al piano di salvataggio varato in ottobre in favore dell'UBS.

“Nel corso di questa crisi abbiamo potuto costatare che la fiducia costituisce uno dei capitali più importanti delle banche, un capitale che vale veramente dei soldi”, ha spiegato durante una conferenza stampa a Berna il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, ritornato al lavoro lunedì, dopo una forzata assenza di 6 settimane dovuta a malattia.

Per salvaguardare, sia in Svizzera che all’estero, la fiducia dei risparmiatori nei confronti degli istituti bancari elvetici, il governo ha approvato mercoledì due messaggi urgenti, comprendenti un pacchetto di misure destinate a rafforzare il sistema finanziario svizzero di fronte dalla crisi dei mercati mondiali.

Da un lato il governo intende migliorare la protezione dei risparmiatori, portando da 30’000 a 100’000 franchi l’importo dei depositi bancari garantiti dalla legge, e dall’altro propone al parlamento di dare luce verde al piano d’intervento in favore dell’UBS, presentato lo scorso 16 ottobre.

Salvaguardia della competitività delle banche

Seguendo l’esempio di molti altri paesi, a cominciare dai membri dell’Unione europea, anche il Consiglio federale ritiene ora necessario migliorare la protezione dei risparmiatori per ridurre l’insicurezza provocata dalla crisi finanziaria internazionale e dai rischi di fallimento di un istituto bancario.

“L’aumento dei depositi garantiti non serve solo a ridare fiducia ai depositanti nei confronti delle banche, ma anche a salvaguardare la concorrenzialità della piazza finanziaria svizzera a livello internazionale”, ha spiegato il ministro delle finanze, apparso in buona forma dopo l’intervento chirurgico al cuore subito in settembre.

Con l’importo proposto di 100’000 franchi, la garanzia legale svizzera diventerebbe perfino superiore a quella approvata recentemente dall’UE, che prevede un massimo di circa 80’000 franchi. Questa misura consentirà quindi di consolidare anche all’estero la reputazione di solidità e sicurezza delle banche elvetiche.

In tale ambito, il governo propone inoltre di aumentare da 4 a 6 miliardi di franchi il contributo massimo di solidarietà che le banche svizzere sono chiamate a versare in caso di insolvenza di un istituto bancario. In un caso simile, i depositi dei risparmiatori sarebbero così maggiormente garantiti dalle stesse banche e lo Stato dovrebbe intervenire in misura minore.

Ragioni eccezionali

Per quanto concerne l’UBS, diventata quasi insolvente a inizio ottobre, Hans-Rudolf Merz ha rammentato che “nessuna banca ha, di per sé, il diritto di essere aiutata o salvata tramite i soldi dei contribuenti. Se questo avviene vi sono delle ragioni eccezionali, che vanno spiegate”. Con il piano varato assieme alla Banca nazionale svizzera (BNS), il governo non mira soltanto a consolidare la grande banca in difficoltà, ma anche a salvaguardare gli interessi di tutta la piazza finanziaria e dell’economia nazionale.

“L’UBS ha tra la sua clientela oltre 130’000 aziende svizzere e, ancora poche settimane fa, amministrava ogni giorno crediti interbancari fino a 50 miliardi di franchi al giorno. Un fallimento di questa banca avrebbe quindi conseguenze catastrofiche per tutta la Svizzera”, ha dichiarato il ministro delle finanze.

Il Consiglio federale chiede quindi al parlamento di approvare il prestito di 6 miliardi di franchi concordato con la delegazione delle finanze delle Camere federali. “Non si tratta di un credito a fondo perso”, ha assicurato Merz. Con un tasso d’interesse del 12,5%, il prestito dovrebbe fruttare 750 milioni di franchi lordi all’anno (600 milioni netti).

Nonostante le controproposte formulate dal Partito socialista sulle condizioni legate alla concessione di questo prestito, il parlamento potrà soltanto decidere se accettare o meno il versamento di 6 miliardi. “Se le Camere dovessero respingere questo credito, ci troveremmo in una situazione molto difficile”, ha sottolineato il consigliere federale.

Misure supplementari

Per evitare nuove situazioni di crisi ed accrescere la solidità del sistema finanziario, il governo sostiene inoltre l’introduzione a medio termine di una serie di misure supplementari, tra cui l’aumento delle riserve di fondi propri delle due grandi banche svizzere, UBS e Credit Suisse. Nuove prescrizioni in quest’ambito dovrebbero essere emanate ancora nel mese di novembre dalla Commissione federale delle banche (CFB).

In seguito alle critiche sui bonus miliardari concessi dall’UBS ai suoi dirigenti nonostante le difficoltà finanziarie, il Consiglio federale propone tra l’altro d’integrare nella riforma in corso del diritto societario nuove norme sui sistemi di rimunerazione. La grande banca dovrebbe già ora ridefinire e sottoporre all’esame della CFB i suoi principi di rimunerazione dei manager e dei membri del consiglio di amministrazione.

Merz ha pure indicato che la BNS sta ancora valutando la possibilità di costituire in Svizzera la società destinata ad assorbire i fondi illiquidi accumulati dall’UBS in seguito alla crisi dei mutui ipotecari americani. “La proposta di aprire questa società nelle isole Cayman ha suscitato numerosi dibattiti e molte critiche”, ha ammesso lo stesso ministro delle finanze.

Utile superiore alle previsioni

Nonostante la crisi dei mercati finanziari internazionali, che minaccia di ridurre le entrate fiscali, la Confederazione chiuderà prevedibilmente il 2008 con utile superiore alle previsioni: la maggiore entrata dovrebbe essere di 4,6 miliardi di franchi, invece dell’1,1 pronosticato.

Il credito di 6 miliardi di franchi concesso all’UBS non figurerà tuttavia nel bilancio ordinario delle casse statali. Questo importo, prelevato dalla Tesoreria federale, verrà conteggiato solo tra tre anni, nel caso in cui la Confederazione non dovesse recuperare interamente il prestito, rivendendo le azioni della grande banca.

A detta di Merz vi sono buone ragioni per essere ottimisti sull’evoluzione a medio termine del titolo dell’UBS. Meno ottimista si è detto il ministro delle finanze per quanto concerne i contraccolpi futuri della crisi finanziaria internazionale. “I prossimi anni saranno difficili”, ha avvertito il consigliere federale.

swissinfo, Armando Mombelli

Il governo elvetico e la Banca nazionale svizzera hanno varato il 16 ottobre un piano di aiuto in favore dell’UBS, che ha accumulato titoli illiquidi per 60 miliardi di franchi in seguito alla crisi americana dei mutui ipotecari.

La Confederazione rafforzerà la base di fondi propri dell’UBS, sottoscrivendo un prestito di 6 miliardi di franchi convertibili in azioni. Lo Stato deterrebbe così il 9,3% del capitale azionario della grande banca.

Questo importo sarà prelevato dalla Tesoreria della Confederazione e non graverà sul bilancio delle casse federali. Il credito dovrebbe fruttare oltre 700 milioni di franchi all’anno alla Confederazione, grazie ad un tasso d’interesse del 12,5%.

La Banca nazionale svizzera metterà a disposizione 54 miliardi di dollari (62 miliardi di franchi) per permettere all’UBS di trasferire in una società veicolo gli attivi illiquidi, sgravandosi dei prodotti “tossici” detenuti finora.

Questo fondo viene finanziato con l’assunzione di dollari USA presso la Federal Reserve e prestiti contratti sul mercato.

Il Consiglio federale propone al parlamento di aumentare da 30’000 a 100’000 franchi le garanzie legali sui depositi bancari dei risparmiatori, in caso d’insolvenza di una banca.

L’importo minimo che le banche in difficoltà dovrebbero versare immediatamente ai loro clienti dovrebbe salire dagli attuali 5’000 franchi ad un multiplo di questo ammontare.

Il limite massimo del contributo che le banche svizzere sono chiamate a versare per aiutare un istituto bancario diventato insolvente dovrebbe salire da 4 a 6 miliardi di franchi.

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