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Amianto: nessun accordo sui termini di prescrizione

La revisione del diritto in materia di prescrizione sta suscitando grandi divergenze tra il governo e le due Camere del parlamento. Il Consiglio federale proponeva un termine di 30 anni per permettere alle persone che hanno subito un danno, quali ad esempio i lavoratori esposti all'amianto, di rivendicare un risarcimento dinnanzi alla giustizia. La Camera del popolo si è già espressa per 20 anni ed ora la Camera dei Cantoni vuole ridurre questo termine a 10 anni. 

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La ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha tentato invano di convincere il plenum che la prescrizione assoluta di 30 anni rappresenta un buon compromesso e una soluzione ragionevole per quelle persone che sviluppano delle patologie soltanto a molti anni di distanza, come è il caso delle vittime dell’amianto. La proposta del governo teneva pure conto di una recente sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha dato ragione a una vittima dell’amianto, alla quale era stato precluso in Svizzera l’accesso ai tribunali a causa di termini di prescrizione giudicati troppo corti dai giudici di Bruxelles. 

Con 23 voti contro 21, la maggioranza di centro-destra della Camera dei Cantoni ha tuttavia preferito seguire la proposta di minoranza della commissione preparatoria. “Il limite attuale è sufficiente, andare oltre significa dare false speranze alle vittime”, ha sottolineato con successo Thomas Hefti, rappresentante del Partito liberale radicale. I senatori hanno invece voluto introdurre una norma transitoria – destinata alla sole vittime dell’amianto – secondo cui chi ha subito danni alla salute provocati da questa sostanza disporrà di un termine supplementare di un anno a contare dall’entrata in vigore della modifica di legge per chiedere un risarcimento o una riparazione del torto morale. Si tratta insomma di una deroga al principio “ciò che è prescritto è prescritto”. Il dossier ritorna ora alla Camera del popolo.

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