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Widmer-Schlumpf firma a malincuore la Convenzione

Sorriso a denti stretti della ministra svizzera delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, di fianco all'omologo francese Pierre Moscovici, Keystone

Eveline Widmer-Schlumpf ha firmato oggi la nuova Convenzione franco-svizzera sulle successioni. Un testo di "compromesso", secondo la stessa tesoriera della Confederazione. Ma la destra parlamentare potrebbe anche rifiutare questa intesa ritenuta troppo favorevole alla Francia.

“Avrei preferito mantenere la vecchia Convenzione”: è con questa strana ammissione che la ministra svizzera delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf ha firmato oggi a Parigi, con l’omologo francese Pierre Moscovici, la nuova Convenzione sulle successioni tra i due paesi.

Il testo, è il minimo che si possa dire, non è favorevole alla Svizzera. Fino ad ora, con la Convenzione firmata nel 1953, un erede residente in Francia di un defunto domiciliato in Svizzera pagava poche imposte o nessuna. È lo stato di residenza del defunto che tassa le eredità. E queste imposte sono molto basse nei cantoni francofoni. Con la nuova Convenzione, anche Parigi tasserà l’eredità. E il tasso d’imposizione sulle successioni praticato in Francia è relativamente elevato: va fino al 45% per gli importi superiori agli 1,8 milioni di euro.

Questa mattina a Bercy, sede del ministero francese dell’economia, Eveline Widmer-Schlumpf ha tenuto il basso profilo. “È un compromesso”, ha detto. Ma quali sono le concessioni ottenute dalla Francia dopo che è stato siglato il testo nell’agosto 2012?

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“Non è facile” per la Svizzera

Sono piuttosto magre. L’erede sarà tassato da Parigi solo se risiede in Francia da otto anni, invece che da sei. I cantoni svizzeri manterranno la loro (modesta) sovranità fiscale. L’imposta pagata in Svizzera sarà semplicemente detratta dalle autorità fiscali francesi. Aziende familiari che possiedono immobili in Svizzera la cui attività principale non è immobiliare saranno escluse dal calcolo. Inoltre, la Convenzione entrerà in vigore non dal 1 ° gennaio 2014, come inizialmente previsto, ma il giorno dopo la ratifica del testo da parte dei due paesi.

“So che non è facile per la mia collega”, osserva il ministro francese dell’economia e delle finanze Pierre Moscovici. “Non è facile” firmare un testo completamente sfavorevole alla Svizzera, contro il quale insorgono molti parlamentari elvetici, in particolare di destra.

È tanto meno “facile” dal momento che la Convenzione è completata da un protocollo aggiuntivo che non ha nulla a che fare con le successioni. Questo protocollo consente alla Francia di trasmettere alla Confederazione “ricerche raggruppate” di persone sospettate di detenere in Svizzera conti non dichiarati.

Eveline Widmer-Schlumpf e Pierre Moscovici oggi hanno espresso soddisfazione per la ripresa del dialogo, deciso l’anno scorso, volto a risolvere le questioni in sospeso in materia finanziaria e fiscale.

I due ministri hanno convenuto di istituire un gruppo di lavoro congiunto, che dovrebbe iniziare i lavori in settembre.

Gli argomenti trattati sono: l’assistenza amministrativa in materia fiscale, la regolarizzazione di averi non dichiarati in passato, l’imposizione secondo il dispendio (flat tax) e l’applicazione delle norme relative all’aeroporto di Basilea-Mulhouse.

La ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf inviterà il collega francese Pierre Moscovici a un incontro a Berna nel prossimo novembre.

Quasi delle “fishing expeditions”

Lo scorso febbraio, la Svizzera ha accettato all’interno dell’OCSE questo nuovo grado di cooperazione fiscale internazionale. Berna adesso traduce questo principio nelle relazioni bilaterali con la Francia. Concretamente, Parigi potrà inviare a Berna richieste raggruppate, riguardanti un periodo specifico, una banca o una categoria di persone. “Siamo al limite delle fishing expeditions, vietate dall’OCSE, si rileva negli ambienti diplomatici svizzeri. Questa è l’ultima possibilità consentita dallo standard OCSE che è, ancora per un certo periodo, lo scambio di informazioni su richiesta”.

“Lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale deve diventare lo standard internazionale, auspica Pierre Moscovici. Ma questo non accade dall’oggi all’indomani. Nel frattempo, occorre eliminare le restrizioni esistenti in materia di cooperazione”.

Se Eveline Widmer-Schlumpf ha firmato il testo sulle successioni è certamente per evitare la “rottura”, che avrebbe significato la pura e semplice denuncia dell’attuale Convenzione da parte della Francia. In giugno, infatti, tutto sembrava ancora possibile, anche un atto ostile di questo tipo.

Sarebbe stata “una decisione troppo grave”, giudica ora il ministro socialista francese, che alla fine di quest’anno verrà in Svizzera. Ma Pierre Moscovici avverte: “Entrambi gli esecutivi si impegnano affinché questo testo sia rapidamente ratificato”.

Una “porcheria”

In Svizzera, non sarà un gioco da ragazzi. Il 19 giugno, il Consiglio nazionale (Camera bassa) ha lanciato un chiaro avvertimento alla Francia. Con 120 voti contro 63, ha approvato una mozione che chiede di impedire a un paese terzo di tassare immobili situati in Svizzera, cosa resa possibile dalla nuova Convenzione. Molto indispettito dalla nuova Convenzione, che definisce una “porcheria di prima categoria”, il consigliere nazionale democentrista (UDC, destra conservatrice) Jean-François Rime appare abbastanza fiducioso.

“La Convenzione sarà certamente discussa in settembre dal Consiglio degli Stati (Camera alta) e in dicembre dal Consiglio nazionale, predice il deputato. Ci saranno poi i tre mesi per raccogliere le 50mila firme necessarie per indire un referendum. Ma non credo che sia necessario. Penso che il parlamento respinga questo testo contrario a tutte le pratiche abituali. I miei colleghi del Partito liberale radicale (PLR, destra) e del Partito popolare democratico (PPDC, centro-destra) appaiono altrettanto determinati di me”.

Rammaricata dalla firma della nuova Convenzione sulle successioni tra Parigi e Berna, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) denuncia il fatto che il testo “non tiene assolutamente conto degli interessi dei 180’000 svizzeri di Francia e crea un precedente permettendo a uno Stato terzo di prelevare imposte sul suolo svizzero”.

In una nota, l’OSE annuncia che si oppone alla Convenzione firmata da Eveline Widmer-Schlumpf e Pierre Moscovici, giudicando che “reca pregiudizio agli svizzeri di Francia” e che è “scioccante”. Chiede quindi al governo svizzero di rinegoziarla.

Il Consiglio degli svizzeri all’estero ha messo il tema all’ordine del giorno della sua prossima seduta, il 16 agosto a Davos.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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