Dopo la Camera dei cantoni, anche il Consiglio nazionale ha accolto giovedì una mozione del senatore ticinese del Partito popolare democratico (PPD) Filippo Lombardi, che chiede l'istituzione di un ombudsmann per promuovere l'italianità nell'amministrazione federale.
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swissinfo.ch e agenzie
A nome della commissione, Chiara Simoneschi-Cortesi, rappresentante del PPD nella Camera del popolo, ha ricordato che all’inizio di quest’anno è entrata in vigore la legge federale sulle lingue e sulla comprensione tra le comunità, mentre il primo luglio scorso è stata introdotta la relativa ordinanza di applicazione. La deputata ticinese ha anche sottolineato che il nuovo responsabile, oltre alla promozione della lingua italiana e degli italofoni, dovrà occuparsi anche della promozione della lingua francese e dei francofoni.
Tra i compiti affidato al delegato, già designato dal Consiglio federale nella persona del ginevrino Vasco Dumartheray, vi è il controllo della corretta pubblicazione dei posti di lavoro nell’amministrazione federale. “Da oltre dieci anni si controllano questi annunci e si è constatato che le disposizioni decise da tempo dal Consiglio federale sono sovente trascurate”, ha sottolineato Chiara Simoneschi-Cortesi. Infatti, ha aggiunto, annunci in cui si chiede “madre lingua tedesca e conoscenze di francese” non sono corretti.
Il delegato deve inoltre appurare che tutte le fasi della procedura di assunzione – analisi dei dossier, colloqui con i candidati – si svolgano correttamente. Stando al programma nazionale di ricerca 56, un capoufficio di lingua madre tedesca ha sempre la tendenza ad assumere una persona che parla lo stesso idioma, al posto di qualcuno dell’area francofona o italofona. Risultato: i germanofoni nell’amministrazione federale sono sovrarappresentati.
Il compito del delegato è quindi anche di sostenere le persone che concorrono per un posto di lavoro, tenendo presente che l’art. 9 della legge sulle lingue afferma che “ogni persona può lavorare nella sua lingua materna”. Si tratta di un dato di fatto importante. Finora, messaggi e leggi erano concepiti in tedesco e poi tradotti nelle altre lingue. D’ora in poi – ha proseguito Chiara Simoneschi- Cortesi – gli italofoni e francofoni potranno pensare e lavorare nella loro lingua, con traduzione in tedesco. “Ci troviamo dunque di fronte a un cambiamento di sistema”, che dovrà essere sostenuto dai quadri dell’amministrazione.
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