Le camere mantengono le loro divergenze in merito all'accordo di assistenza amministrativa stipulato dalla Svizzera con gli Stati uniti. Il Consiglio nazionale vuole sottoporlo a referendum facoltativo, il Consiglio degli Stati no. La decisione spetta ora ad una conferenza di conciliazione.
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Il Consiglio nazionale ha nuovamente ribadito, con 94 voti contro 77 e 14 astenuti, di voler sottoporre l’accordo di assistenza amministrativa con gli USA su UBS al referendum facoltativo.
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La camera alta, invece, in mattinata si era pronunciata nuovamente, questa volta all’unanimità, contro il referendum facoltativo.
La decisione è ora di competenza della conferenza di conciliazione, che dovrebbe riunirsi domani 17 giugno. Della conferenza fanno parte 26 membri, 13 per ciascuna delle due camere. Difficile prevedere quale sarà il risultato, visto che i partiti favorevoli al referendum (Partito socialista, Verdi e Unione democratica di centro) hanno lo stesso numero di rappresentanti dei contrari (Partito liberale radicale, Partito popolare democratico). In caso di parità, conterà il parere del presidente, il popolare democratico Eugen David.
Se la conferenza di conciliazione dirà no al referendum facoltativo, l’accordo che prevede la consegna agli Stati uniti dei dati riguardanti 4450 clienti di UBS dovrebbe superare lo scoglio parlamentare ed essere applicato entro la data limite stabilita, il 19 agosto 2010. In caso di un sì al referendum – indipendentemente dal fatto che poi si arrivi effettivamente ad una votazione popolare – questa scadenza non potrebbe essere rispettata.
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