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Poliziotti svizzeri in Macedonia

Poliziotti svizzeri partecipano alla lotta contro il crimine in Macedonia. www.eupol-proxima.org

La Svizzera ha firmato un accordo con l’Unione europea per partecipare alla missione internazionale di polizia “Proxima” in Macedonia.

Tre poliziotti svizzeri sono già dislocati sul territorio macedone, ma non sono i soli ad essere presenti nelle regioni instabili del pianeta.

La Svizzera e l’Unione europea (Ue) hanno firmato mercoledì a Bruxelles l’accordo sulla partecipazione elvetica alla missione di polizia in Macedonia.

Una firma che giunge con parecchi mesi di ritardo, a causa dei problemi di procedura amministrativa negli uffici di Bruxelles.

“L’operazione “Proxima” è stata lanciata nel dicembre del 2003 e già nel mese di febbraio due poliziotti svizzeri sono giunti sul territorio macedone, a Ohrid”, indica il responsabile della missione elvetica.

Un terzo funzionario della polizia li ha poi raggiunti in marzo, situandosi al posto di frontiera tra Macedonia e Serbia.

Ragioni politiche e diplomatiche

La Svizzera collabora da oltre dieci anni alla ricostruzione specifica del settore della polizia nelle regioni di crisi, in base agli interessi della propria politica interna ed estera.

Per il governo elvetico, che ha già mandato quattro poliziotti anche in Bosnia, l’interesse di partecipare a questa missione è, secondo le parole del responsabile svizzero “abbastanza evidente”. Le ragioni sono molteplici.

Da una parte c’è l’importanza di rinforzare la stabilità nei Balcani, sostenendo le riforme necessarie allo sviluppo di uno Stato di diritto, cioè uno stato dove vigono principi democratici. Parallelamente, la Svizzera si impegna nella lotta contro il crimine organizzato, sia in loco che all’interno dei propri confini. Il timore è di veder “esportate”, anche nel nostro paese, le reti criminali estere.

“Nell’ex repubblica iugoslava, due nostri funzionari sono attivi nel campo del traffico di droga e della tratta di esseri umani”, spiega Heinrich Schneider, collaboratore presso l’Ufficio federale di polizia (Fedpol).

Dall’altra parte, questa partecipazione rappresenta il riconoscimento dell’importanza sempre maggiore dell’Ue come “organo operativo” delle missioni di pace. Una funzione che l’Ue ricopre da un paio d’anni.

Un contributo importante

Sebbene sia un membro a pieno titolo dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), la Svizzera figura solamente in qualità di paese terzo nella missione internazionale “Proxima” dell’Ue.

“Non siamo implicati nei processi decisionali, ma per quel che riguarda la partecipazione e la gestione quotidiana dei dossier, siamo trattati allo stesso livello degli altri”, precisa il diplomatico.

Grazie a questa collaborazione, la Svizzera consolida i suoi legami con l’Ue.

“Partecipando attivamente a questo tipo di missioni possiamo far valere la nostra politica in materia di gestione delle situazioni di crisi. Inoltre, rappresenta un modo per diventare un partner importante in seno all’Unione e rafforzare così le basi del dialogo”, fa notare Carine Carey, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Un contributo, quello svizzero, che va valutato per ogni caso specifico. “La nostra politica non è di intervenire sempre, ovunque e ad ogni costo”, aggiunge il responsabile della missione elvetica.

Esperti di pace

I tre poliziotti già stazionati in Macedonia fanno parte del pool di esperti per la promozione civile della pace costituito dal DFAE.

La Svizzera vuole in tal modo esprimere la sua disponibilità ad inviare, in modo rapido e mirato, personale civile qualificato in missioni di pace e rafforzare la sua presenza nell’ambito della promozione internazionale della pace.

Al momento sono 18 i poliziotti svizzeri dislocati in varie regione del mondo, dalle ex repubbliche iugoslave alla Repubblica democratica del Congo.

“I nostri rappresentanti all’estero sono bene accolti. La Svizzera non ha un passato colonialista e non impone i suoi modi di vedere nella collaborazione con i poliziotti locali”, spiega Schneider.

Il pool di esperti offre ai cittadini svizzeri con il profilo ed i requisiti professionali richiesti, la possibilità di prendere parte, per un determinato periodo, ad una missione internazionale di pace.

“Durante l’ultima campagna di iscrizioni si sono annunciate venti persone, di cui due terzi ben qualificate”, indica l’esperto della Fedpol.

La maggior parte dei funzionari partecipano a queste missioni al di fuori della loro carriera professionale, spesso nell’ambito di un congedo non pagato.

Prossimo intervento in Bosnia

Il governo svizzero ha già annunciato il suo interesse a partecipare all’avvicendamento della Forza di stabilizzazione della Nato (Sfor) in Bosnia. Il passaggio di consegne dal contingente della Nato alla forza di pace dell’Ue – denominata Eufor – avverrà alla fine dell’anno.

Il Consiglio federale propone di inviare fino a venti militari armati. Saranno responsabili di missioni di collegamento e di osservazione.

swssinfo e agenzie

La missione di polizia “Proxima” in Macedonia, sollecitata direttamente da Skopje, si pone l’obiettivo di assistere la polizia locale ed aiutarla nella lotta contro il crimine organizzato.

Il contingente svizzero fa parte di un pool di esperti costituito dal Dipartimento degli affari esteri.

Si tratta di persone con formazione accademica e spesso con un’esperienza di lunga durata in missioni internazionali.

Questi esperti vengono di regola messi a disposizione di organizzazioni internazionali per un periodo determinato e lavorano perlopiù direttamente nelle regioni di crisi o di conflitto.

18 i poliziotti svizzeri all’estero nell’ambito di missioni di pace.
3 sono stazionati in Macedonia.
4 in Bosnia.
11 altri poliziotti sono presenti in Kossovo, Georgia e Repubblica democratica del Congo.

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