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Pollo, antibiotici e patatine

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Tempi duri per chi mangia carne. Le notizie sulla presenza di antibiotici nella carne di pollo, manzo e maiale inquietano i consumatori.

Non c’è tregua, sul fronte della sicurezza alimentare. Dopo l’inquietudine per la mucca pazza, è ora la presenza di residui di antibiotici nella carne a far discutere. Il problema è noto da tempo, tanto che la Svizzera nel 1999 ha vietato l’uso di antibiotici per l’ingrasso. Ma il tema è tornato alla ribalta la scorsa settimana, con la scoperta di residui di antibiotici nei polli importati dalla Cina.

Antibiotici nel 61% dei polli cinesi

Mercoledì la Confederazione ha decretato un divieto d’importazione per i polli cinesi, dopo che i due grandi distributori Coop e Migros li avevano ritirati dai banconi delle loro filiali. Un esame svolto dai laboratori cantonali di Zurigo e Basilea prima del divieto di importazione, sotto l’egida dell’Ufficio federale della sanità (UFS), e pubblicato martedì, ha confermato la presenza di antibiotici nel pollame proveniente dalla Cina.

Una presenza che è anzi maggiore di quanto si temesse. Tracce di medicinali sono state rilevate in 38 dei 62 campioni di carne esaminati. In 29 casi è stato trovato l’antibiotico Enrofloxacin, e in 3 casi con valori superiori ai 30 microgrammi al chilo consentiti. In 9 prove sono state trovate tracce di altri medicinali, fra cui l’antibiotico Chloramphenicol, proibito nella carne sia in Svizzera che nell’EU.

E la carne svizzera?

Visti i risultati, i controlli saranno ora estesi ad altri paesi di provenienza (Svizzera e Unione europea comprese) e ad altre carni. I risultati dei nuovi test dovrebbero essere noti fra tre settimane. Ma intanto ad aggiungere carne al fuoco, se così si può dire, sono giunti dei test campione fatti dal laboratorio della Migros “Swiss Quality Testing Services” in alcuni macelli svizzeri e pubblicati domenica dal settimanale “SonntagsZeitung”.

Secondo questi test, lo scorso anno in un vitello su cinque sarebbero state trovate tracce di antibiotici. Nel campione di un animale macellato quest’anno si sono poi riscontrati valori superiori ai limiti legali. Il 22% dei maiali esaminati e ben due terzi dei manzi destinati alla produzione di salsicce sono risultati contaminati con antibiotici.

Quali i rischi per la salute?

La presenza in sé di antibiotici nella carne non è pericolosa per l’uomo. “Rispetto alle dosi di antibiotici che un individuo assume per curare una malattia, quelli che si trovano nella carne sono quantitativi infimi”, osserva il chimico cantonale ticinese Mario Jäggli.

Il problema si pone però in altri termini. L’uso di antibiotici può condurre alcuni ceppi di batteri, attraverso un processo di selezione naturale, a sviluppare delle resistenze, a divenire cioè invulnerabili all’effetto dei medicinali. Anche qui i rischi per l’uomo non sono direttamente riconducibili ai resti di antibiotici negli alimenti a base di carne.

“È l’uso incontrollato di antibiotici nella medicina umana che conduce a resistenze in agenti patogeni pericolosi per l’uomo”, sottolinea Hanspeter Nägeli, dell’istituto di farmacologia e tossicologia veterinaria dell’Università di Zurigo, “in confronto, le dosi minime contenute nella carne non sono un quindi un vero rischio.”

È però noto che alcuni batteri possono trasmettere i loro geni resistenti agli antibiotici ad altri batteri. In questo senso, osserva il chimico cantonale Jäggli, è ragionevole esercitare una certa cautela. Se i batteri nella carne destinata all’alimentazione possono essere eliminati con la cottura, la dispersione di resti animali, escrementi, e così via nell’ambiente può nascondere il rischio del diffondersi di ceppi resistenti.

Ma alla fine, al di là degli allarmismi, Jäggli fa un’altra considerazione: “La popolazione ha il diritto di mangiare carne senza residui di antibiotici.”

Andrea Tognina

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