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Posta e non solo

La chiusura di uffici postali, anche se limitata, crea insicurezza nel personale e nei clienti Keystone

Con la ristrutturazione della rete urbana nazionale della Posta, Lugano perderà solo un ufficio. Si temeva peggio, ma resta aperto il contenzioso tra il Ticino e Berna sulla difesa degli impieghi federali.

Per Lugano, la nuova fase della riorganizzazione della Posta prevede, oltre alla soppressione dell’ufficio di Loreto, il trasferimento di altri due in zone della città più interessanti, mentre tre sedi rimarranno dove si trovano attualmente. Nel progetto, che non è ancora definitivo e che nei prossimi mesi sarà esaminato da uno speciale gruppo di lavoro, si avanza anche l’ipotesi di aprire una nuova filiale nel quartiere di Lugano Cornaredo.

Sospiro di sollievo

Nel Cantone, che si è visto tagliare già 15 sedi postali, si tira un sospiro di sollievo. “Non bisogna dimenticare, pero, che dei 240 uffici attuali, circa la metà rischiano ancora di essere sostituti con servizi a domicilio o con altre prestazioni sostitutive”, avverte Abbondio Adobati, responsabile dell’Unione federativa del personale della Confederazione e sino a qualche giorno fa segretario del Sindacato della Comunicazione.

E Adobati teme pure che l’apertura della sede a Cornaredo, che rappresenta uno dei nuovi baricentri della città, possa poi giustificare la chiusura degli uffici in alcuni piccoli centri vicini.

Insicurezza tra personale e clienti

Per il Sindacato della Comunicazione i vecchi e nuovi tagli della rete postale stanno solo seminando insicurezza nel personale e insoddisfazione tra i clienti. Inoltre, intaccano un servizio pubblico che non può essere piegato solo alla logica del business aziendale e comportano un’ulteriore perdita di posti di lavoro.

“Problema questo molto grave in Ticino – afferma Adobati – poiché negli ultimi anni abbiamo perso più di 2000 impieghi federali. Basta ricordare, che da ultimo a Chiasso le Ferrovie hanno ridotto il personale da 1200 dipendenti a 550, e che la Swisscom ha dimezzato da 1200 a 600 i suoi collaboratori nel Cantone”.

Difesa dei posti federali in Ticino

Numeri che sembrano legna secca sul fuoco del contenzioso sempre aperto tra Bellinzona e Berna per la difesa dei posti e dei servizi federali nel Cantone. Se le rivendicazioni su questo fronte sono state da sempre uno dei cavalli di battaglia della Lega dei Ticinesi, da qualche tempo sullo stesso terreno si muove con decisione anche il Governo cantonale.

Nello spinoso dossier delle richieste aperte con il Consiglio federale, la salvaguardia degli impieghi e dei servizi della Confederazione a sud delle Alpi rappresenta uno dei capitoli centrali.

Recentemente il Cantone ha rivendicato, ma senza successo, l’assegnazione al Ticino di una delle sedi del Tribunale federale di prima istanza, penale o amministrativo, rispettivamente 60 e 250 posti di lavoro. Tuttavia la partita non è ancora chiusa, poiché il Consiglio di Stato vuole girare questa richiesta direttamente alle Camere federali.

Le opportunità della frontiera sud

Ma la linea del Governo ticinese non è quella della semplice rivendicazione. In più occasioni è stato ribadito che è necessario un maggiore impegno affinché nell’Amministrazione centrale si rendano finalmente conto di quali opportunità si aprano in Ticino per aziende come Posta, Ferrovia o Swisscom, grazie alla vicinanza con il grande mercato italiano, nel quale l’economia cantonale è ormai fortemente integrata.

Libero D’Agostino

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