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Pre-scuola: il modello ticinese sotto la lente

Scuole dell'infanzia: tra bisogni dell'economia, educazione e integrazione Keystone Archive

Il modello ticinese delle scuole dell'infanzia viene spesso indicato come esempio a livello federale. Ma esempio per cosa?

Ci si può confondere: a Berna si pensa soprattutto ai bisogni dell’economia. In Ticino piuttosto alla formazione dei giovani ed all’integrazione.

In Svizzera, talvolta, occorrono molte parole per descrivere un concetto semplice. Come chiamare un sussidio federale a favore degli asili nido?

Il legislatore svizzero ha inventato una formula lunga e complicata: è la cosiddetta “Legge federale sugli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia”.

Adottata dal Parlamento federale nell’ottobre 2002 e entrata in vigore a fine gennaio 2003, questa legge ha un obiettivo ben preciso: concedere aiuti finanziari per l’istituzione di “strutture di custodia per l’infanzia complementari alla famiglia” al fine di “aiutare i genitori a conciliare meglio famiglia e lavoro o formazione”.

Per raggiungere questo scopo sono stati stanziati 200 milioni di franchi per i primi quattro anni. Finora un centinaio di richieste di sussidio sono già state accolte e nella maggior parte sono andate a favore degli asili nido e delle strutture per il dopo-scuola.

Modello ticinese

Nel corso dell’elaborazione della legge federale si è sempre parlato di un cantone che veniva considerato come “modello” nell’ambito degli asili nido: il Ticino.

In tutte le discussioni su questo tema il riferimento al “modello ticinese” era inevitabile. In che cosa consiste?

Praticamente tutti i bambini dai 3 ai 5 anni vengono integrati nella cosiddetta “scuola dell’infanzia”, un termine che ha rimpiazzato quello vecchio di “asilo nido” per sottolineare il fatto che si tratta di una struttura volta a preparare i più piccoli all’esperienza scolastica.

I bambini frequentano la scuola dell’infanzia durante tutto il giorno, in regola dalle 8.30 alle 15.30, ma alcuni comuni, come Lugano, hanno introdotto anche l’orario prolungato.

Il tutto è finanziato soprattutto dai comuni e solo in piccola parte dal Cantone; le famiglie invece devono contribuire con un importo piuttosto modico rispetto al costo totale.

Fra educazione e interessi dell’economia

Ma quando nella Berna federale si loda il modello ticinese non lo si fa sempre con conoscenza di causa.

Vi sono infatti importanti differenze fra la motivazione che ha spinto il Canton Ticino a sviluppare il proprio modello e quella che è all’origine della relativa legge federale.

“In Ticino l’accento è messo sull’aspetto educativo e sull’integrazione”, sottolinea Sandro Lanzetti, direttore delle scuole dell’infanzia della Città di Lugano.

In effetti, ora si sta sperimentando un nuovo sistema che prevede un unico programma scolastico che inizia al primo anno della scuola dell’infanzia e si conclude al quinto e l’ultimo anno della scuola elementare.

“Sono finiti i tempi in cui i bambini iniziavano la scuola a sei anni”, aggiunge Lanzetti.

A livello svizzero, invece, all’origine del sostegno agli asili nido vi è innanzitutto un ragionamento di tipo economico.

Lo si afferma in modo chiaro nella stessa legge federale il cui obiettivo dichiarato è quello di “aiutare i genitori a conciliare meglio famiglia e lavoro o formazione”.

Meno donne attive

In questo modo si vuole rispondere alle esigenze della famiglia moderna e permettere ai genitori, e soprattutto alle giovani donne-madri, di non interrompere la propria formazione o la carriera professionale.

Tale obiettivo non è invece al centro della legge cantonale ticinese sulle scuole dell’infanzia. Oltre al fatto che l’accento è messo sull’educazione in quanto tale, vi è anche la volontà di integrare al quanto prima i bambini di tutti i ceti sociali nella società e in particolare quelli di origine straniera.

Ecco perché se a livello svizzero si desidera trovare una soluzione che risponda alle esigenze della famiglia moderna, non occorre necessariamente guardare al modello ticinese.

Secondo alcune analisi, infatti, la percentuale delle donne ticinesi nell’insieme delle persone attive si situa ben al di sotto della media svizzera.

swissinfo, Nenad Stojanovic, Lugano

Il 75% dei bambini ticinesi frequenta la scuola dell’infanza dai 3 anni.
Il 90% la frequenta a partire dai 4 anni.
L’80% dei 141 asili dispone di una mensa.

Il “modello ticinese” delle scuole dell’infanzia viene lodato in tutta la Svizzera. Anche il presidente della Confederazione e ministro dell’economia Joseph Deiss ha voluto rendersi conto di persona e ha visitato venerdì una scuola materna in Ticino.

Anche a livello federale esiste una legge a sostegno degli asili nido e di altre strutture per la custodia dei bambini.

Ma non sempre si conoscono le caratteristiche del modello ticinese e le motivazioni con cui è stato sviluppato.

L’accento è messo infatti sull’educazione e sull’integrazione e meno sulla necessità di aiutare i genitori a conciliare la famiglia e le esigenze del mondo del lavoro.

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