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Quando le autorità svizzere scalfiscono il senso del pudore

Le campagne nazionali di sensibilizzazione contro l’AIDS sono considerate un modello per il loro stile diretto ed esplicito, ma scioccano spesso alcune frange della popolazione. Un libro illustra i risvolti della lotta condotta negli ultimi decenni per prevenire questa malattia. 

Gli svizzeri non sono considerati particolarmente disinibiti. Tuttavia, nella lotta contro l’epidemia di AIDS, dagli anni ’80, le autorità elvetiche hanno messo da parte ogni inibizione. Con parole esplicite e immagini “senza veli” hanno tentato di attirare l’attenzione della popolazione sui pericoli di un contagio del virus HIV. 

In tale ambito, come in quello della politica della droga, la Svizzera ha svolto un po’ un ruolo di pioniere. Con successo: le campagne di prevenzione hanno contribuito a ridurre le infezioni. Le tre regole del “safer sex” veicolate dalle autorità sanitarie elvetiche sono state presto adottate in altri paesi, così come lo slogan “Stop Aids”. 

Un libro di recente pubblicazione in lingua tedesca, scritto dal giornalista Constantin Seibt, ripercorre i 30 anni di storia di questa coraggiosa lotta per la prevenzione dell’HIV. 

Almeno un preservativo 

Per la prima volta nella storia svizzera, le autorità hanno inviato un opuscolo sul sesso a tutte le famiglie e hanno parlato pubblicamente, tramite manifesti e filmati, di prostitute, tossicodipendenti e preservativi. Diversi slogan e messaggi espliciti sono serviti a fare in modo che i rischi di un contagio venissero gravati profondamente nella mente della popolazione. Per fare questo hanno fatto ricorso, tra l’altro, all’immagine di Heidi con un preservativo attorno al pollice, che avverte: “Senza? Senza di me”. 

Per una campagna negli anni ’80, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) aveva ottenuto anche la partecipazione del noto cantante dialettale svizzero-tedesco Polo Hofer, scomparso l’anno scorso. Il brano scritto e interpretato dal cantautore bernese per questa campagna è rimasto diverse settimane nella “hit parade” della Svizzera tedesca e quasi 10’000 copie del disco sono state vendute.

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Pragmatismo svizzero 

Il libro di Constantin Seibt spiega i diversi risvolti delle campagne di prevenzione condotte dall’UFSP, che hanno suscitato spesso anche opposizioni e critiche. Va ricordato che la Svizzera è stata uno degli ultimi paesi a reagire all’epidemia di AIDS. 

Le campagne di prevenzione sono state anche il frutto dell’impegno di singole persone, che a volte hanno dovuto superare forti resistenze, come quelle dell’ex ministro conservatore Flavio Cotti, che dirigeva allora la sanità pubblica. Secondo il libro, i promotori di una campagna sono riusciti a convincere il consigliere federale, spiegandogli che non poteva passare come il ministro che aveva impedito di sensibilizzare la popolazione sui rischi di una malattia mortale. 

Secondo Seibt, il libro parla della cosa più affascinante che ha contrassegnato la Svizzera in questo periodo: il suo pragmatismo. 

Constantin Seibt, “Positiv. Aids in der Schweiz”, Echtzeit Verlag, 2018.

(Foto: Ufficio federale della sanità pubblica)

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Quanto deve essere esplicita una campagna contro l’AIDS?

Questo contenuto è stato pubblicato al Se passeggiando per le strade di una città svizzera doveste imbattervi in un manifesto che ritrae coppie omo- ed eterosessuali avvinghiate in eloquenti giochi amorosi non arrossite e non voltate lo sguardo. Non si tratta di una pubblicità per qualche sito di dubbia moralità, bensì della nuova campagna per la prevenzione dell’HIV e di altre…

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Traduzione di Armando Mombelli

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