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Prima visita ufficiale di un presidente algerino

Josef Deiss e Abdelaziz Bouteflika si erano già incontrati nel 1999, in Algeria Keystone Archive

L’economia è al centro della prima visita di Stato di un presidente algerino in Svizzera. In sottofondo anche il delicato dossier dei diritti umani.

Durante la visita, è stato siglato un accordo quadro di sostegno agli investimenti.

Il presidente algerino Abd al-Aziz Bouteflika è giunto il 30 novembre in Svizzera per una visita di Stato. Malgrado le relazioni tra i due paesi risalgano ai tempi della guerra d’indipendenza (1954-1962) e la Svizzera abbia svolto un ruolo importante negli accordi di Evian (1962), è la prima visita di un capo di stato algerino a Berna dall’indipendenza.

Questa visita riveste un significato politico particolare per l’Algeria. «Attesta l’esistenza di relazioni solide, di fiducia e amicizia, fin dai tempi della guerra di liberazione, e ci permette di esprimere al governo e al popolo svizzero la nostra riconoscenza per il ruolo svolto durante quegli anni», afferma Kamal Huhu, ambasciatore d’Algeria in Svizzera.

Entrambe le parti puntano soprattutto sullo sviluppo delle relazioni economiche. Le autorità algerine hanno intrapreso a partire dalla metà degli anni ’90 una politica di riforma strutturale e di liberalizzazione del mercato che apre nuove prospettive agli investitori.

L’anello mancante

Il momento forte della visita del presidente Bouteflika in Svizzera è stata la firma con il presidente della Confederazione Joseph Deiss di un accordo quadro di sostegno agli investimenti.

Secondo l’ambasciatore Jörg Reding del Segretariato di Stato all’economia, l’accordo «faciliterà gli scambi tra gli imprenditori di entrambi i paesi» e permetterà al tempo stesso di lanciare un messaggio chiaro all’economia svizzera. «Il nostro paese considera l’Algeria un partner commerciale meritevole di grande interesse all’interno del bacino mediterraneo», afferma Reding.

La Svizzera ha fin qui collocato l’Algeria al quarto grado di una scala che misura i rischi per gli investitori secondo un metro che va da uno a sette.

Secondo il portavoce dell’organizzazione padronale svizzera Economiesuisse, Florian Roduit, la sigla dell’accordo «soddisfa una delle esigenze fondamentali poste dagli investitori, e permetterà di imprimere nuovo slancio ai negoziati per l’entrata dell’Algeria nell’Orgnizzazione mondiale del commercio e alle riforme volute dal Fondo monetario internazionale».

Accanto ai progressi politici e sul fronte della sicurezza realizzati negli ultimi anni, l’ambasciatore Kamal Huhu attira l’attenzione sulle immense risorse monetarie di cui l’Algeria dispone grazie all’aumento del prezzo del petrolio. «Il governo ha deciso di investire circa 50 miliardi di dollari per il rilancio dell’economia. Anche la Svizzera potrà prendere parte allo sviluppo del paese».

La ricerca scientifica e la formazione

Il governo algerino punta sullo sviluppo della cooperazione sul piano della ricerca scientifica e della formazione professionale. L’ambasciatore Huhu afferma che è in fase finale di stesura un accordo che dovrebbe essere siglato al’inizio del 2005. Principali settori toccati: la tecnologia di punta e l’industria di precisione.

L’energia e le banche

Per la Svizzera, l’Algeria è il terzo fornitore di energia in ordine di grandezza, dopo la Libia e la Nigeria. Per questo la Svizzera segue con particolare interesse le aperture in atto in questo settore.

Parallelamente, l’economia algerina continua a patire le conseguenze della debolezza del settore bancario, che da più parti si vorrebbe riformare o addirittura privatizzare (così per il FMI).

Cultura, politica e diritti dell’uomo



Jürg Keller, portavoce della sezione svizzera di Amnesty International, si dice soddisfatto dello scambio di informazioni e esperienze avviato con l’Algeria, anche se a suo dire «le violazioni dei diritti umani sono ancora frequenti: la tortura è diffusa, e il governo algerino non ha fornito informazioni sulla sorte di migliaia di persone scomparse».

«Di solito prima di una visita ufficiale ci incontravamo con i rappresentanti del ministero degli esteri per comunicare i nostri interrogativi, ma questa volta non ce ne è stata offerta l’occasione».

swissinfo

Nel 2003 la Svizzera ha importato dall’Algeria l’equivalente di 140 milioni di franchi (per il 92% idrocarburi e energia).
Le esportazioni svizzere hanno raggiunto i 128 milioni (macchine, prodotti farmaceutici e chimici).
ABB, Bühler, Nestlé, Novartis, Sulzer e Roche sono ben presenti in Algeria.

L’interruzione delle elezioni legislative in Algeria, nel 1992, ha scatenato una guerra civile.

Bilancio del decennio: 200’000 morti, tra 10’000 e 20’000 scomparsi, 500’000 esiliati, 1,5 milioni di profughi e milioni di persone traumatizzate.

Le ONG imputano le violenze sia ai gruppi di islamisti che all’esercito e alle sue milizie.

In seguito all’impennata dei prezzi del petrolio, l’Algeria dispone di enormi riserve di divise, senza alcun impatto sulla forte disoccupazione né sulla crescente miseria della popolazione.

Nelle recenti classifiche di Transparency International, l’Algeria figura tra i paesi più colpiti dalla corruzione.

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