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Pro e contro un assegno minimo

Per illustrare il dibattito di fondo sugli assegni minimi abbiamo dato la parola a due parlamentari.

Il senatore popolare democratico di Friburgo Urs Schwaller difende la nuova legge per un assegno minimo comune. Contrario è invece il deputato liberale radicale di Nidwaldo Eduard Engelberger.

Sentiamo dapprima Urs Schwaller: “Nel nostro paese vivono un milione e 450mila bambini. Il 35% di questi bambini crescono in famiglie con bassi redditi e il 60% in famiglie con reddito medio. Per tutte queste famiglie è importante potere disporre di assegni uniformi; inoltre, bisogna mettere l’accento anche sull’assegno per i figli in formazione professionale.”

“Vogliamo certo uniformare questi assegni, introducendo un montante minimo, ma lasciamo comunque ai cantoni la facoltà di gestire come meglio credono la loro distribuzione. Però non è tollerabile che oggi, con la mobilità professionale che conosciamo, una famiglia con due o tre figli si trovi penalizzata da una diminuzione salariale di diverse centinaia di franchi al momento del trasloco in un altro cantone.”

La parola ora a Eduard Engelberger: “Voglio subito precisare che non sono contro gli assegni famigliari, che le nostre ditte pagano da decenni. Per noi è importante rilevare che il sistema attuale funziona bene nei cantoni. Certo, ci sono differenze per quanto riguarda gli assegni minimi. Siamo però convinti che i cantoni siano l’organismo più adatto per stabilire il tipo di prestazioni sociali per le famiglie e di assegni per i figli di cui la propria popolazione ha bisogno.”

“Siamo dunque contrari al trasferimento di queste competenze dai cantoni alla Confederazione, anche perché il montante delle indennità minime non potrebbe essere fissato per un lungo periodo. Se la congiuntura economica è favorevole, come adesso, pensiamo che i datori di lavoro siano senz’altro in grado di accordare, ad esempio, un aumento di 50 franchi per gli assegni.”

Tra gli argomenti dell’economia, c’è anche quello dei carichi sociali crescenti che le ditte sono chiamate a pagare. Sentiamo la risposta di Urs Schwaller.

“Capisco gli argomenti dell’economia, ma nel caso preciso ci troviamo proprio di fronte a un interesse vitale per l’economia, che deve investire nel futuro e dunque nei figli. Il nostro paese si trova confrontato con una diminuzione costante del numero dei figli. Noi non vogliamo che il fatto di avere figli sia un fattore d’impoverimento. Inoltre, per noi sono molto importanti gli assegni per i figli in formazione, figli che pesano enormemente sul bilancio di una famiglia.”

“Poi, non dimentichiamo che la massa salariale è cresciuta, mentre il numero di bambini è diminuito. Dunque, l’economia oggi non paga più assegni per i figli di quanto pagasse 20 anni fa.”

Eduard Engelberger ribadisce che i maggiori costi stimati attorno ai 600 milioni di franchi sono un carico molto pesante. Engelberger vuole evitare la costruzione di un nuovo sistema di sicurezza sociale che sarebbe poi impossibile da finanziare. Per lui, è importante che le famiglie dispongano di condizioni quadro vantaggiose e queste condizioni quadro, tra cui figurano gli sgravi fiscali per le famiglie, possono essere identificate e realizzate al meglio dai cantoni.

Ma Urs Schwaller ricorda che già oggi l’economia paga 4,1 miliardi di franchi per gli assegni e che non si tratta dunque di nuove spese. Secondo le proiezioni, poi, l’economia fra una decina di anni si troverebbe a dovere affrontare costi supplementari non più di 600, ma di 100-200 milioni. Una somma senz’altro sopportabile, anche perché l’economia trarrebbe profitto ad esempio dalla maggiore mobilità delle famiglie che si trasferiscono da un cantone all’altro.

Ma se la proposta di assegni minimi fosse bocciata, come reagirebbero i difensori di questa legge? Sentiamo Urs Schwaller.

“In questo caso prenderemmo le promesse dei nostri avversari alla lettera, per quanto riguarda le prestazioni in favore della famiglia, come la creazione di nuovi posti negli asili nidi, gli sgravi fiscali o le prestazioni complementari per le famiglie a basso reddito.”

Per concludere sentiamo come reagirebbe Eduard Engelberger in caso di accettazione della proposta.

“Se fosse accettata, dovremmo naturalmente ingoiare il rospo e sono sicuro che l’economia sarà d’accordo di pagare questi assegni. Per noi il punto centrale non è il montante degli assegni famigliari, ma il cambio di sistema, che rifiutiamo. In questo modo, ai cantoni vengono tolte altre competenze.”

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