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Pro Helvetia ha più idee e vuole più soldi

Yvette Jaggi difende con impeto il lavoro di Pro Helvetia Keystone Archive

La Fondazione svizzera per la cultura chiede allo Stato 180 milioni supplementari per il periodo 2004-2007. 50 più di prima.

Secondo la presidentessa Yvette Jaggi, Pro Helvetia deve più che mai impegnarsi nel dialogo fra le culture. L’intervista di Bernard Weissbrodt.

Swissinfo: Yvette Jaggi, da quattro anni lei è alla testa di Pro Helvetia. Cos`è cambiato in questo periodo?

Il panorama culturale è per definizione molto mobile e il nostro impegno segue i mutamenti. Fra gli altri ci sono due aspetti che hanno ulteriori implicazioni.

Da una parte c’è “l’economizzazione della cultura”: le attività culturali sono ormai un fattore economico con impieghi e una cifra d’affari. Assistiamo ad una professionalizzazione del lavoro prestato in questo ambito.

In secondo luogo la società si diversifica. L’immigrazione (la cosiddetta sesta Svizzera) rappresenta un sesto della popolazione del paese. La società parla diverse lingue e non tutte sono accessibili a tutti. Per questo assume vieppiù importanza la traduzione e la comunicazione.

Possiamo allora affermare che il mandato di Pro Helvetia non è cambiato, ma lo sono le priorità programmatiche?

Diciamo gli accenti più che le priorità. Il dialogo interculturale oltre le frontiere si intensifica e si dirige verso luoghi culturali emergenti.

Abbiamo rinforzato le nostre antenne al Cairo e in Sudafrica. Ma siamo assenti in America latina e in Estremo oriente. Dovremmo essere presenti panche lì per sostenere gli artisti del posto attivi in Svizzera.

Ma il mandato principale rimane la “comprensione nazionale”. Bisogna rinforzare questa coesione attraverso la comunicazione culturale fra gli abitanti di questo paese, senza limiti di provenienza o di permanenza.

Questo è il traguardo del progetto “Galleria” – che conferma più di quel che ci si aspettava – che permette agli operai delle nuove trasversali alpine di presentare il loro contributo culturale. Questo serve anche ad integrarli meglio nelle comunità sui due versati dei cunicoli che attraverseranno le Alpi.

Come intendete utilizzare i 50 milioni supplementari che avete chiesto?

30 milioni andranno al nuovo “pezzo forte” dell’azione di Pro Helvetia: il dialogo interculturale e la comprensione nazionale.

Ma bisogna paragonare le cose paragonabili. Dobbiamo mettere i 180 milioni chiesti in relazione ai 163 chiesti per il periodo in corso. Non bisogna invece paragonare i 180 ai 130 milioni accordatici per il periodo in corso.

Lei insiste sul sostegno pubblico alla cultura, perché il contributo del mecenatismo sarebbe insufficiente…

Il contributo privato non è e non può essere sufficiente. Il mecenatismo, come lo sponsoring più spudoratamente preoccupato del ritorno d’immagine, rimarrà sempre sussidiario.

Questi contributi si occupano degli avvenimenti, ma non delle spese correnti e ancora meno degli investimenti di mantenimento e conservazione.

Solo i poteri pubblici, nelle diverse collettività, possono assicurare “l’approvvigionamento di base”, costruire e mantenere dei musei pubblici, dei teatri, delle case della cultura e altre istituzioni.

Questo apporto essenziale costa molto di più che l’apertura del Museo Klee o la realizzazione di uno spettacolo di Bejart!

Intervista raccolta da Bernard Weissbrodt, swissinfo

8 miliardi di franchi è il bilancio annuo del settore culturale in Svizzera
1,8 miliardi è il montante totale proveniente dalle casse pubbliche

I cinque campi d’attività di Pro Helvetia:
– Promozione della danza svizzera
– Presenza costante del cinema svizzero
– Promozione delle nuove tecnologie della comunicazione per colmare le disparità regionali e sociali, il cosiddetto “fossato numerico”
– Promozione della comprensione nazionale fra i gruppi e le regioni linguistiche
– Scoperta delle altre culture nei paesi ospiti e in Svizzera

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