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Processo Perinçek: pronunciate le arringhe finali

Dogu Perinçek sorride fiducioso davanti al palazzo di giustizia di Losanna Keystone

A Losanna, il procuratore pubblico ha richiesto una pena pecuniaria con la condizionale e una multa per il nazionalista turco che nega il genocidio degli armeni.

L’accusa è d’infrazione alla norma penale antirazzismo. I fatti risalgono al 2005, quando Perinçek tenne in Svizzera una serie di discorsi negazionisti che definivano gli eventi del 1915 una «menzogna internazionale».

Il procuratore generale vodese ha chiesto al Tribunale di polizia di Losanna di condannare il leader nazionalista turco Dogu Perinçek per discriminazione razziale. Nella sua requisitoria, Eric Cottier ha sollecitato una pena di 90 aliquote giornaliere, con la sospensione condizionale, e una multa di 3000 franchi.

In precedenza, l’avvocato dell’Associazione Svizzera-Armenia, all’origine del processo intentato al capo del partito turco dei lavoratori, ha accusato il 65enne di essere un negazionista e un razzista, per aver mostrato simpatia nei confronti di «eroi» turchi come Talat Pacha, il ministro degli interni in carica al momento dei fatti.

Il genocidio armeno è riconosciuto dalla comunità scientifica, ha sottolineato l’avvocato Philippe Nordmann. «Fu preparato, allestito e la scintilla che mancava per avviarlo fu fornita dallo scoppio della Prima guerra mondiale». Fra il 1915 e il 1917 – ha precisato – furono deportati e uccisi fra un milione e 1,5 milione di armeni.

Secondo Nordmann, Perinçek è un «provocatore», venuto in Svizzera per sfidare consapevolmente la legislazione elvetica. «La provocazione ha un prezzo che va pagato», ha concluso l’avvocato, e la condanna del negazionista deve essere pronunciata «in memoria delle vittime».

Storici e giudici

Dal canto suo, l’imputato ha dichiarato che il dibattito sul genocidio degli armeni deve essere condotto dagli storici e non dai giudici.

Perinçek ha ribadito di non aver commesso nessun reato nel 2005, quando in Svizzera definì il genocidio degli armeni una «menzogna internazionale». A suo avviso, nel 1915 in Turchia non ci fu nessun genocidio e gli armeni non possono essere paragonati agli ebrei sterminati dai nazisti. Il capo del Partito dei lavoratori turco ritiene inoltre che il dibattito avrebbe dovuto tenersi in un’aula universitaria e non in una di tribunale.

Con questa dichiarazione di Dogu Perinçek si è conclusa a Losanna l’ultima udienza del processo per discriminazione razziale a carico del nazionalista turco. La sentenza è attesa per la tarda mattinata di venerdì.

swissinfo e agenzie

Dogu Perinçek, capo del Partito turco dei lavoratori, è accusato di aver violato la norma penale contro il razzismo. In una serie di discorsi tenuti nell’estate del 2005 nei cantoni Vaud, Zurigo e Berna, Perinçek aveva negato il genocidio del popolo armeno avvenuto negli anni 1915-1918.

Il genocidio è stato riconosciuto in Svizzera dal Consiglio nazionale, come pure dai parlamenti dei cantoni Vaud e Ginevra. Questi riconoscimenti avevano suscitato in passato alcune tensioni tra la Svizzera e la Turchia.

La norma penale contro il razzismo (articolo 261bis del Codice penale) è stata approvata nel 1994 in votazione federale con una maggioranza del 54,7%.

Le disposizioni legali, entrate in vigore nel 1995, vietano ogni forma di incitazione all’odio o alla discriminazione di persone che appartengono ad altre razze, etnie o religioni. È pure punibile la negazione di un genocidio.

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