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Promesse svizzere alla «lady di ferro» liberiana

Ellen Johnson-Sirleaf con Moritz Leuenberger Keystone

La neopresidente della Liberia, Ellen Johnson-Sirleaf, ha incontrato martedì a Berna il suo omologo svizzero Leuenberger e la ministra degli esteri Calmy-Rey.

La Svizzera sosterrà gli sforzi per la ricostruzione della Liberia, devastata dalla guerra civile. Prossimamente, il direttore dell’aiuto allo sviluppo elvetico si recherà nel Paese africano.

In visita ufficiale in Svizzera Ellen Johnson-Sirleaf ha incontrato martedì a Berna il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger. Il consigliere federale si è impegnato a sostenere gli sforzi di ricostruzione del Paese africano devastato da 14 anni di guerra civile.

In una conferenza stampa congiunta al termine dei colloqui, Leuenberger si è rallegrato della «visita di una presidente di uno Stato africano, la prima della mia presidenza che sarà segnata da uno sforzo particolare di aiuto all’Africa».

Il consigliere federale ha reso omaggio all’ospite, sottolineando che si tratta di «una donna che ha lavorato in condizioni difficili e la cui forza rappresenta un simbolo di speranza» per la Liberia.

Sostegno alla ricostruzione

La 67enne Ellen Johnson-Sirleaf ha auspicato il rafforzamento e l’estensione dei rapporti fra i due Paesi. Ha quindi ringraziato la Svizzera, che è «un partner forte», per il sostegno nella ricostruzione, in particolare nell’ambito delle infrastrutture, dell’istruzione e della formazione. «Le nostre priorità sono l’impiego e l’educazione», ha aggiunto.

Altro settore in cui Berna vuol dare manforte a Monrovia è l’aiuto al ritorno in Liberia dei profughi della guerra civile. Già la settimana prossima, il direttore della Direzione elvetica dello sviluppo e della cooperazione, Walter Fust, si recherà con alcuni suoi collaboratori nel Paese africano per stabilire nel dettaglio le esigenze liberiane.

Ellen Johnson-Sirleaf è convinta che questi sforzi siano importanti per permettere lo sviluppo del «potenziale che noi crediamo abbia questo paese».

«Il nostro compito, la nostra sfida», ha aggiunto la Johnson-Sirleaf riferendosi al suo governo, «è quella di rispondere ai bisogni del nostro popolo e di costruire un paese stabile, prospero e riconciliato».

Un’eredità difficile

Dopo l’incontro con Leuenberger, la presidente liberiana e la ministra degli esteri elvetica Micheline Calmy-Rey si sono incontrate per una colazione di lavoro.

In agenda c’erano temi come la corruzione e la situazione delle donne in Liberia e in Africa. È stato evocato anche il progetto di creazione di un Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite a Ginevra.

Vincitrice delle elezioni presidenziali lo scorso novembre, Johnson-Sirleaf ha prestato giuramento lo scorso 16 gennaio. Soprannominata «signora di ferro della Liberia», è la prima donna eletta alla testa di un Paese africano.

Il suo predecessore, Charles Taylor, le ha lasciato in eredità un paese in rovina e una popolazione traumatizzata dalla guerra. Le truppe ONU, che attualmente garantiscono un minimo di sicurezza, dovranno rimanere stazionate nel paese ancora per qualche anno.

In Svizzera erano stati bloccati alcuni conti bancari riconducibili all’entourage di Taylor, che è stato accusato di crimini di guerra da un tribunale ONU in Sierra Leone ed è attualmente rifugiato in Nigeria. I sei milioni di franchi in questione sono però stati sbloccati per mancanza di prove.

swissinfo e agenzie

La Liberia ha 3,6 milioni di abitanti.
L’aspettativa di vita è di 41 anni per gli uomini e 43 per le donne.
Analfabetismo e disoccupazione riguardano l’80% della popolazione.
Il paese esporta diamanti, ferro, caucciù, legname, caffè e cacao.
Il reddito pro capite è di 110 $ l’anno.

Nel corso degli ultimi dieci anni, la Svizzera – tramite la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) – ha inviato in Liberia 25 milioni di franchi in aiuti umanitari, concentrandosi in particolare sui bambini.

Il budget attuale della DSC per la Liberia è di 4 milioni di franchi.

Dal 2001, i programmi destinati alla Liberia vengono gestiti dall’ufficio che la DSC ha a Freetown (Sierra Leone).

Una parte dei contributi elvetici alla Liberia è destinata ad agenzie dell’ONU (rifugiati e Programma d’alimentazione mondiale) e alla Croce rossa internazionale.

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