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Proteggere e i rustici e il paesaggio

Maggenghi ticinesi tra abbandono e progetti di protezione. Valle Maggia Turismo

I maggenghi sono testimonianze da salvare. Ne sono convinte Heimatschutz e la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio. Dal Ticino lanciano un appello.

Meglio conservati nei Grigioni e nel Vallese, in Ticino i maggenghi sono confrontati con una situazione di quasi totale abbandono.

Lo studio realizzato dall’architetto Giovanni Buzzi di Lugano, su commissione delle due istituzioni svizzere, illustra in modo approfondito lo stato dei maggenghi legato alle particolarità regionali.

“Mentre nei Grigioni la diminuzione delle superfici agricole e delle persone occupate nel settore è percentualmente inferiore alla media nazionale – spiega a swissinfo Giovanni Buzzi – nel Vallese e nel Ticino si è assistito ad un vero e proprio collasso dell’agricoltura di montagna”.

Ma è sicuramente in Ticino dove la situazione è più compromessa. Soprattutto a causa della configurazione geografica e morfologica. “Il territorio del nostro cantone – aggiunge Buzzi – è molto impervio. Molte zone, inoltre, sono difficilmente accessibili”.

“L’abbandono dell’agricoltura è dunque stato naturale, perché oggettivamente non si poteva più chiedere ai contadini di produrre in condizioni di estrema fatica, senza poter ricorrere alla meccanizzazione”.

La casetta delle bambole

Se, da un lato, l’abbandono dei monti (l’espressione usata in Ticino per definire i maggenghi) ha portato a situazioni di desolato abbandono, d’altro lato il loro allacciamento al sistema stradale ha avuto un impatto notevole.

La realizzazione di centinaia di chilometri di strade agricole e forestali ha infatti consentito l’accesso ai monti in automobile e favorito la trasformazione dei maggenghi in case seconde. “Ma non dobbiamo farci molte illusioni: si ristruttura un rustico solo se ci si arriva in auto”.

Così in Ticino si è gradualmente assistito alla trasformazione sistematica delle strutture rurali preesistenti e alla costruzione di nuovi edifici, fino a formare veri e propri aggregati di case di vacanza facilmente raggiungibili dai centri urbani.

Non sempre, occorre dirlo, gli interventi di restauro hanno tenuto conto di parametri paesaggistici. “Spesso il troppo amore – osserva ancora l’architetto Buzzi – può essere pericoloso. Nel senso che si tende a soffocare il proprio oggetto del desiderio di attenzioni esagerate”.

“E nell’esagerazione si tende ad addobbare la propria casa come quella delle bambole, piena di ninnoli, di piccole cose, di souvenirs e di interventi retrò. Così il rustico riattato, che rappresenta in fondo uno spazio privato di libertà, sembra più vecchio di quello originario”.

Come intervenire, cosa fare

Attualmente in Ticino l’unica prassi diffusa è quella del “fai da te”. Per i maggenghi non esistono infatti norme specifiche.

E’ invece regolamentato l’uso degli edifici fuori dalle zone edificabili, ma in modo tale da essere regolarmente censurato dalla Confederazione.

“In Ticino – sottolinea Buzzi – siamo da trent’ anni in una situazione di illegalità diffusa: le leggi, e anche severe , ci sono, ma non vengono applicate”.

“Indipendentemente dalla direzione scelta – osserva Philipp Maurer, segretario generale di Heimatschutz – il processo di trasformazione in atto, pone alcuni problemi di fondo. E per conservare i preziosi paesaggi dei maggenghi occorrono nuove idee e soluzioni”.

Quali? Per esempio ammettere trasformazioni solo sulla base di concetti differenziati che tengano conto di tutte le componenti in gioco e che possano dar vita a zone di conservazione integrale.

Ci vuole maggiore impegno

Occorre però pensare, secondo l’ente nazionale, alla possibilità di vincolare la concessione dei permessi di trasformazione. Del resto la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio si era sempre opposta ad un’eccessiva liberalizzazione delle norme edilizie e pianificatorie.

La Fondazione e Heimatschutz chiedono inoltre “che sia istituito l’obbligo della coltivazione dei maggenghi stessi e non solo nelle immediate adiacenze degli edifici”. “Potrebbe anche essere presa in considerazione una compensazione materiale dei vantaggi”.

Impegno a 360 gradi quello profuso, per esempio, in Valle Bavona dove l’Associazione per la cura del patrimonio artistico sta portando avanti il discorso del restauro secondo il concetto della cultura diffusa. Iniziativa nella medesima direzione anche in Valle di Muggio.

Modello positivo anche nei Grigioni. Si prevede la creazione di un fondo per la gestione di quei paesaggi dove è permesso il cambiamento di destinazione degli edifici agricoli. Il fondo verrebbe finanziato con le tasse di ristrutturazione e d’uso di questi edifici come residenze secondarie.

“Insomma solo una protezione innovativa che sappia unire il destino degli stabili e lo sfruttamento del territorio circostante, può permettere – conclude Maurer – di salvare e mantenere un paesaggio di valore impagabile”.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

Nel 1990 il Ticino ha imposto ai comuni l’allestimento degli „inventari degli edifici fuori zona”
Sono circa 35 mila i rustici catalogati nel cantone
Di questi il 24% è diroccato
Il 22% già trasformato
Il 34% meritevole di protezione e potenzialmente riattabile
Il 19% non è trasformabile

Il maggengo è una stazione intermedia delle migrazioni stagionali alpine, poste tra i villaggi del fondovalle e i pascoli alpini. I maggenghi sono composti generalmente da un insieme di edifici. In Ticino si parla quasi sempre di “monti”.

La Fondazione per la tutela del paesaggio e Heimatschutz propongono, per esempio, che la proporzione dei rustici trasformati, o trasformabili, non superi il 50% del patrimonio rilevato.

Nel quadro della tutela dei maggenghi il cantone dei Grigioni rappresenta il modello migliore ed innovativo a livello nazionale.

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