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Politica del clima: le soluzioni stanno di fronte a noi

Redazione Swissinfo

Per Rolf Wüstenhagen, professore all’Università di San Gallo, non è possibile sapere se la conferenza sarà un successo. Di certo il cambiamento climatico rimane un problema urgente. E la soluzione arriverà dal miglioramento dell’efficienza energetica, dalle energie rinnovabili e da una mobilità sostenibile.

Rolf Wüstenhagen, classe 1970, è professore di Gestione delle energie rinnovabili all’Università di San Gallo. Robert Stürmer

Per la 21esima volta, politici di tutto il mondo si riuniranno per il vertice annuale dell’ONU sul clima a Parigi. Nelle due decadi durante le quali si sono impegnati per fissare norme internazionali sul clima, il problema è cresciuto più in fretta degli approcci per una sua soluzione.

Quando il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas a effetto serra è stato firmato nel 1997, le emissioni globali di CO2 ammontavano a 24 miliardi di tonnellate l’anno. Ma Kyoto è rimasto una tigre di carta: invece di diminuire, da allora le emissioni di anidride carbonica sono aumentate della metà. Per questo il 2015 è sulla buona strada per segnare un nuovo record come anno più caldo a memoria d’uomo e i fenomeni meteorologici estremi stanno aumentando in tutto il mondo.

Rischi climatici sui mercati finanziari

Ciò che andrebbe fatto è chiarissimo. Grazie a decenni di ricerche sul clima, oggi sappiamo che prima di superare il limite di 2 gradi di aumento della temperatura globale, l’atmosfera può probabilmente far fronte a una quantità di anidride carbonica che equivale alla combustione di 230 miliardi di tonnellate di carbone. 

È circa la cinquantesima parte di ciò che rimane immagazzinato in forma di carbone, petrolio e gas sotto la superficie della terra. In altre parole, se vogliamo evitare un cambiamento climatico pericoloso, circa il 98% delle riserve di combustibili fossili ancora esistenti dovrebbe rimanere sotto terra.

Se vogliamo evitare un cambiamento climatico pericoloso, circa il 98% delle riserve di combustibili fossili ancora esistenti dovrebbe rimanere sotto terra.

Questa chiara percezione del problema ha ampie conseguenze. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Marc Carney, ha messo in guardia di recente gli investitori istituzionali dal possibile scoppio sui mercati finanziari di una bolla speculativa legata all’anidride carbonica. Ciò che è generalmente considerato prezioso nel bilancio delle aziende che si occupano di carbone, petrolio e gas potrebbe trasformarsi domani in cosiddetti stranded asset. Un numero crescente di investitori istituzionali, compresi il gruppo assicurativo tedesco Allianz e il fondo pensionistico del governo norvegese, ha reagito annunciando di voler spostare investimenti dal carbone verso altri beni.

Prosperità a basso tasso di anidride carbonica

Per ridurre la dipendenza da carbone, petrolio e gas, sono necessari ulteriori progressi in tre aree chiave: la produzione di energia, l’edilizia e i trasporti. La buona notizia: in tutte e tre le aree esistono oggi tecnologie che permetterebbero la prosperità mantenendo bassa la produzione di CO2. Nel settore elettrico, le centrali solari ed eoliche forniscono in molti paesi energia a costi non troppo lontani da quelli di nuove centrali a gas o centrali nucleari. In paesi come la Svizzera, l’energia idraulica con le sue possibilità di accumulazione costituisce un complemento ideale alle energie rinnovabili.

Nel settore edilizio un numero crescente di case a basso consumo energetico o che producono più energia di quanta ne consumano dimostrano come gli edifici possono essere realizzati in modo tale da permettere bassi costi energetici e – in combinazione con pannelli solari e pompe di calore – addirittura da raggiungere un bilancio energetico positivo.

Punti di vista

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Nell’ambito dei trasporti si può osservare la proliferazione di biciclette e auto elettriche, che permettono un salto di qualità in termini di efficienza energetica, riduzione delle emissioni locali e diminuzione della dipendenza dall’importazione di energia.

Pensare globalmente, agire localmente

Sembra un buon punto di partenza per risolvere i problemi climatici, no? Ci si può dunque aspettare che a Parigi, alla COP21, si facciano passi avanti sostanziali? La storia di due decadi di politiche internazionali per il clima suggerisce che bisogna prepararsi ad almeno due scenari.

Nella variante ottimistica, ci sarà un accordo globale vincolante sul clima, che presenterà magari delle scappatoie, ma fornirà una guida preziosa e invierà un segnale forte ai legislatori nazionali di molti paesi. Nello scenario pessimista, i leader politici mondiali dimostreranno una volta di più che sono incapaci di risolvere il problema.

In entrambi i casi, il nostro futuro climatico non sarà deciso a Parigi. Salvare il pianeta dipenderà piuttosto dall’adozione di misure di efficienza energetica, dallo sviluppo delle energie rinnovabili e dalla diffusione di progetti di mobilità sostenibili.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch

Traduzione di Andrea Tognina

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