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Procreazione medica assistita: rinvio al mittente!

Redazione Swissinfo

Un anno dopo aver accettato l’articolo costituzionale che permette la diagnosi preimpianto (DPI), si torna alle urne per votare la legge di applicazione. Per l’organizzazione ombrello delle associazioni dei disabili AGILE.CH, il testo va troppo lontano e deve essere respinto.

Senza il referendum lanciato nel 2015, in questo momento la Legge federale sulla medicina della procreazione (LPAM) sarebbe in vigore. Per AGILE.CH, questa legge irragionevole non può sottrarsi al dibattito democratico. Nel 2015 l’articolo costituzionale e nel 2016 la legge: un anno fa il popolo svizzero si è espresso a favore della DPI, accettando la modifica dell’articolo costituzionale che la proibiva. La DPI è un’analisi che consiste nel prelievo di cellule da embrioni da fecondazione in vitro per individuare eventuali anomalie genetiche. Questo esame permette alle coppie portatrici di evitare la trasmissione della loro malattia al loro futuro bambino. Questo principio è stato accettato alle urne.

Riunite nel movimento «dare la preferenza alla diversità invece che alla selezione», 19 organizzazioni – tra cui AGILE.CH – un comitato interpartitico e un gruppo più conservatore hanno lanciato il referendum contro la legge di applicazione, annacquata dal parlamento. Non ci si esprime quindi più sulla DPI, bensì sulla sua applicazione.

Catherine Rouvenaz è la segretaria della sezione della Svizzera francese e portavoce di AGILE.CH, associazione ombrello delle organizzazioni di autoaiuto nel mondo della disabilità in Svizzera; vi fanno parte 40 organizzazioni. swissinfo.ch

La LPAM manca l’obiettivo

Nel 2013, il Consiglio federale ha proposto un progetto di legge ragionevole che autorizzava la DPI e che riconosceva l’evoluzione della medicina riproduttiva e il doloroso dilemma delle coppie portatrici di una malattia ereditaria. È una condizione cui sono soggette dalle 50 alle 100 coppie all’anno in Svizzera. Inoltre, il progetto del governo permetteva il prelievo di otto ovuli, invece dei tre attualmente consentiti, di svilupparli per ciclo di trattamento fino allo stato embrionale e regolamentava la conservazione degli embrioni non utilizzati.

La legge approvata dal parlamento nel dicembre 2014 è completamente diversa: oltre a essere permessa alle coppie portatrici di una malattia grave, la DPI è consentita anche a tutte le coppie non fertili che ricorrono a una fecondazione in vitro. Stando all’Ufficio federale di statistica, in Svizzera 6269 coppieCollegamento esterno hanno fatto capo alla tecnica di procreazione assistita nel 2014. Inoltre, da otto, il parlamento ha aumentato a dodici il numero di embrioni che si possono sviluppare. In più, l’analisi genetica permette di individuare le mutazioni cromosomiche, come la trisomia 21. Per quanto riguarda la questione degli embrioni soprannumerari, la legge autorizza la loro conservazione per 10 anni – invece dei 5 attualmente permessi – e infine la distruzione o l’utilizzo per scopi di ricerca.

Per AGILE.CH, il raggio d’azione concesso sia al campo d’applicazione della LPAM sia al numero di embrioni per lo sviluppo è troppo ampio e rischia di favorire gli abusi. Le attuali possibilità tecniche si scontrano contro ciò che è eticamente difendibile se non si stabilisce un preciso quadro normativo. La PLAM non prevede un catalogo esaustivo delle malattie che si possono individuare attraverso la DPI e così si corre il pericolo di favorire le «analisi opportunistiche».

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LA DPI, «mercato interessante»

In Svizzera ci sono 29 centri di procreazione assistita autorizzati (dati 15.4.2015). La medicina riproduttiva è dunque un affare redditizio. Nel suo messaggioCollegamento esterno (punto 3.3, in cima alla pagina 5126), il Consiglio federale riconosce tale interesse economico. C’è quindi il rischio che le coppie disorientate e incapaci di prendere una simile decisione, siano incoraggiate a sottoporsi a una DPI per semplici motivi economici.

La dittatura della normalità

Un altro aspetto preoccupante: il rischio di stigmatizzazione dei genitori che hanno scelto di avere un figlio senza sottoporre l’embrione a un’analisi genetica. In futuro, la società o le compagnie d’assicurazione non potrebbero forse attribuire la colpa, sanzionandole nel nome della sacrosanta responsabilità individuale, alle coppie che hanno dato al mondo un bambino disabile o portatore di una grave malattia? La DPI non deve trasformarsi da necessità per le coppie in difficoltà a desiderio generalizzato di perfezione e di sicurezza attraverso una procedura di routine.

AGILE.CH e il movimento «dare la preferenza alla diversità invece che alla selezione» raccomandano di respingere la LPAM. Da oltre 60 anni ci impegniamo per la parità delle persone con un handicap e ci rifiutiamo di adeguarci a questa frenesia della normalizzazione che promuove l’esclusione e alla fine impoverisce la società.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.

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Traduzione di Luca Beti

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