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Quale futuro per il gigante giallo?

Negli scorsi 3 anni sono stati chiusi circa 700 uffici postali Keystone

Come garantire prestazioni postali a misura d’uomo nelle regioni periferiche nel quadro della crescente liberalizzazione del settore? Con l’iniziativa “Servizi postali per tutti”, si dice a sinistra.

La proposta vuole preservare una rete d’uffici postali su tutto il territorio, assicurando un sostegno finanziario pubblico alla Posta.

La necessità di muoversi agile in un mercato sempre più aperto ed in evoluzione, un processo di ristrutturazione più o meno forzato in corso da alcuni anni ed il dovere di assicurare un servizio pubblico elevato in tutto il paese: la Posta si trova confrontata con esigenze difficili da conciliare.

Con la riforma del mercato postale, iniziata nel 1998, il “gigante giallo” ha dovuto fare a meno dei finanziamenti garantiti fino allora da Telecom PTT (ora Swisscom). Ed ha dovuto rifarsi il trucco.

Dai tempi del “comodo” monopolio, caratterizzati dagli uffici postali di quartiere o sparsi, numerosi, nelle valli, si è passati a quelli dell’arrivo di concorrenti privati, anche stranieri, e della pura gestione aziendale che ne è derivata.

In questa nuova epoca, sono stati chiusi centinaia di uffici postali piccoli e poco redditizi: da gennaio 2001 a maggio 2004, il loro numero è sceso da 3’390 a 2’665. Ed il ridimensionamento non è ancora terminato.

Preservare il servizio pubblico

L’evoluzione proprio non piace ai promotori dell’iniziativa “Servizi postali per tutti”, depositata il 26 aprile 2002 dal Sindacato della comunicazione, dall’Unione sindacale svizzera e da diverse associazioni dei consumatori e corredata da 106’234 firme.

L’iniziativa chiede sostanzialmente che la Confederazione garantisca un servizio postale universale conforme ai bisogni della popolazione e dell’economia.

Il tutto sostenendo, anche finanziariamente, una rete capillare in tutto il territorio, in modo che i cittadini, anche quelli delle regioni periferiche, possano usufruirne con facilità.

Nonostante un utile record complessivo di 366 milioni nel 2003, la Posta segnala come la sua rete d’uffici attuale generi 460 milioni di disavanzo l’anno. Che, nel caso in cui l’iniziativa fosse accettata, potrebbero finire a carico dei contribuenti.

Stando agli iniziativisti, nell’elaborare i propri piani di ristrutturazione, la Posta dovrebbe poi consultare anche i comuni toccati, offrendo loro un diritto di partecipazione nella definizione dell’infrastruttura postale regionale.

Rivendicazioni già considerate

Governo e parlamento invitano a rifiutare l’iniziativa. Il Consiglio nazionale l’ha bocciata per 97 voti ad 85. Il Consiglio degli Stati per 25 a 13.

I deputati ed i senatori d’area rosso-verde, schierati a favore dell’oggetto, sono stati sostenuti da alcuni “dissidenti” borghesi, rappresentanti di cantoni o regioni periferiche. Contraria invece la gran parte degli esponenti liberali, democristiani e democentristi.

Secondo la maggioranza del parlamento, l’attuale legge sulle poste, revisionata nel marzo 2003, e la relativa ordinanza soddisfano ampiamente le rivendicazioni dell’iniziativa.

Ad esempio, i compiti della Posta sono già stati completati da un mandato d’infrastruttura per garantire l’accessibilità ai suoi servizi in tutte le zone del paese.

Ed è pure stato concesso ai comuni il diritto d’essere consultati prima della trasformazione di un loro ufficio postale.

Unica questione ancora aperta: la garanzia di finanziamenti federali. Ma anche in questo caso, i fautori del no non ci stanno.

La posta, dicono, deve sentirsi incitata ad adattarsi al mercato e alle esigenze della clientela. Gli oppositori all’iniziativa ritengono che delle sovvenzioni federali avrebbero l’effetto contrario.

Tanto più che la realtà è in costante, rapida mutazione. Ad esempio a causa delle nuove tecnologie.

Sempre più si comunica per e-mail, sempre più si effettuano pagamenti via internet. E così, ad esempio, negli ultimi 3 anni il numero di lettere spedite è calato del 27%. Quello dei pacchi del 32%.

Governo e parlamento ritengono che costringere la Posta a perpetuare la sua rete d’uffici attuale, significherebbe penalizzarla nei confronti di quei concorrenti privati (molti dei quali esteri) che già le stanno rosicchiando importanti quote di mercato.

E dunque, secondo loro, si finirebbe paradossalmente per pregiudicare ancor più la sua attività di servizio pubblico.

swissinfo, Marzio Pescia

La distanza media casa-ufficio postale nei paesi dell’Unione europea è di 3.2 km;
In Svizzera tale distanza è di 2.4 km;
Nell’UE (senza Irlanda), il numero medio di uffici postali per 10’000 abitanti è di 2.5;
In Svizzera esistono 4 uffici per 10’000 abitanti;
In Irlanda ben 12.

L’iniziativa “Servizi postali per tutti”, corredata da più di 100’000 firme, chiede che la Confederazione garantisca una rete d’uffici postali su tutto il territorio e che i comuni partecipino alle decisioni relative alla gestione di questa rete.

La Confederazione dovrebbe inoltre assumersi i costi non coperti del servizio postale universale.

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