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Quale protezione per il lupo?

Animale minacciato o predatore temuto? www.wwf.ch

Le organizzazioni ambientaliste rispondono alla mozione parlamentare che vuole togliere il lupo dalla lista degli animali protetti.

Una petizione con 70’000 firme conferma il sostegno popolare auspicando una nuova convivenza con i predatori.

Le popolazioni di lupo in Italia e Francia sono in espansione; singoli lupi raggiungono la Svizzera dal 1995. E il suo sconfinamento crea tensioni nell’opinione pubblica. Più che la sua presenza discreta – il lupo fugge l’uomo e in Europa non si ricordano incidenti che abbiano coinvolto persone – sono le sue vittime fra il bestiame minuto a far inorridire gli allevatori di montagna e i cacciatori.

Da alcuni mesi il lupo è anche entrato nell’attualità politica. Il parlamentare democristiano grigionese, Theo Maissen, ha chiesto di radiare il lupo dalle specie protette e di abbandonare il programma “Lupo CH”, che intende accompagnare il rientro del predatore all’interno dei confini nazionali. La sua mozione ha raccolto una maggioranza al Consiglio degli Stati.

Secondo l’autore della mozione il contributo della Svizzera alla salvaguardia della specie non è rilevante. Anzi più importanti del beneficio per la razza, sarebbero i danni e la pubblicità negativa per le regioni di montagna che dipendono in maniera determinante dal turismo. La presenza inquietante sarebbe un killer dell’economia alpina.

Ma se accettata anche dalla seconda camera del Parlamento, la mozione avrebbe delle conseguenze di più vasta portata. Creerebbe infatti uno strappo della Svizzera alla Convenzione di Berna del 1979 sulla protezione della natura, entrata in vigore nel 1982 e adottata da 45 paesi.

La reazione ambientalista

Prima della ripresa dei lavori parlamentari quindi, le principali organizzazioni ambientaliste svizzere hanno unito le forze per evitare delle conseguenze difficilmente quantificabili. Inoltre, come precisa il governo contrario alla mozione Maissen, è impossibile fermare la migrazione dei predatori al confine politico.

Giovedì, il WWF e Pro Natura hanno consegnato alla Cancelleria federale quasi 70’000 firme contro il pianificato sterminio sistematico dei lupi sul territorio. L’abbattimento sarebbe infatti possibile ancora prima che questi abbiano concretamente portato danno alle greggi al pascolo.

La presidente di Pro Natura Silva Semadeni tiene inoltre a sottolineare che “nel caso il lupo venisse tolto dalla lista degli animali protetti, gli allevatori non avrebbero nemmeno più il diritto di essere risarciti automaticamente”.

Piuttosto gli ambientalisti puntano ad una nuova cultura della convivenza con la natura. Per evitare infatti la perdita di bestiame minuto basterebbero delle misure semplici, come un cane da guardia. Il rientro del lupo non deve inoltre essere visto come un pericolo, ma come un’occasione per una rinnovata vitalità della natura.

Uno sguardo al passato, ricordano gli ambientalisti, basta a capire quale ladrocinio sia stato compiuto verso la natura. A fine Ottocento sulle Alpi erano spariti, oltre alla lince, il lupo e l’orso, anche i cervi e gli stambecchi. Solo con la nascita di una nuova coscienza e l’introduzione di limiti alla caccia è stato possibile frenare l’invadenza umana sull’ambiente e ricreare le condizioni necessarie al ripopolamento di boschi e monti.

Disputa infinita?

I termini della disputa fra avvocati del lupo e detrattori della protezione dell’ambiente hanno assunto nel frattempo dei “caratteri grotteschi”, come ha rilevato un editorialista della NZZ.

Ma diversamente da quanto successo con la lince o il gipeto, l’avvoltoio degli agnelli, in Svizzera non si è mai promosso attivamente il ripopolamento del lupo sul territorio. Addirittura arrivare a radiarlo dalla lista delle specie protette sarebbe dunque un passo azzardato, lo conferma il governo nel suo messaggio ignorato dal COnsiglio degli Stati.

Con termini concilianti anche gli ambientalisti preferirebbero continuare ad un abbattimento mirato con una licenza straordinaria, come avviente già ora nel caso i danni agli ovini assumono delle proporzioni rilevanti.

Con le firme raccolte in soli due mesi, WWF e Pro Natura dimostrano la loro forza. Si tratta di un monito al Parlamento: gli strumenti della democrazia diretta permetteranno, attraverso il referendum di invertire la rotta.

Daniele Papacella

Combattuto dalla popolazione, il lupo era scomparso dalle alpi svizzere da oltre 100 anni.
Anni ’70: dall’Appennino dei lupi cominciano a migrare verso nord.
1995: un lupo presente in Vallese.
2001: presenza anche nei Grigioni e in Ticino; i lupi sono abbattuti perché attaccano il bestiame minuto.
In Europa non si registrano aggressioni verso gli uomini da parte di un lupo da oltre 100 anni.

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