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Quel “sì” con tanti “ma” del ministro della sanità

Pascal Couchepin latore di un messaggio che non condivide Keystone

Pascal Couchepin ha fatto il suo dovere di ministro nella campagna informativa sull'articolo costituzionale "Un futuro con la medicina complementare", sottoposto a votazione federale. Ha pubblicamente affermato che il 17 maggio nell'urna metterà un "sì". Ma il suo sì è pieno di sottintesi.

Tutti sanno che l’esecutivo federale e il ministro della sanità hanno combattuto sia l’iniziativa popolare sulla medicina complementare – poi ritirata – sia il controprogetto diretto elaborato dal parlamento, sul quale l’elettorato elvetico si esprimerà tra cinque settimane. Tuttavia la legge non consente più al governo di sostenere una raccomandazione di voto diversa da quella del parlamento.

Chiamato a difendere una proposta che ha fermamente osteggiato durante i dibattiti alle Camere federali, Couchepin ha tergiversato a lungo prima di indire la tradizionale conferenza stampa del capo del Dipartimento cui compete l’oggetto in votazione. Alla fine ha compiuto il passo atteso, convocando i giornalisti il giovedì prima di Pasqua.

Il consigliere federale liberale radicale vallesano non è affatto apparso intimorito dall’ingrato compito. Ha affrontato la sfida con grande ironia e toni scherzosi.

“Sono così sbadato che dimentico sempre che nei cantoni protestanti il venerdì santo è un giorno festivo”, ha esordito questa mattina, scusandosi con quei giornalisti che avrebbero eventualmente ritardato la partenza per le ferie pasquali. Per la cronaca, domani la stragrande maggioranza dei quotidiani in Svizzera non sarà in edicola.

I puntini sulle i

Il ministro è quindi entrato in materia con una precisazione. Contrariamente a quanto sostengono spesso i fautori, l’iniziativa popolare sulla medicina complementare non era stata lanciata in seguito allo stralcio dall’assicurazione malattie obbligatoria delle cinque discipline alternative (omeopatia, fitoterapia, terapia neurale, medicina tradizionale cinese e antroposofica), annunciato nel maggio 2005. Essa era stata promossa già nel settembre del 2004, ha rammentato.

Couchepin ha assicurato che intende attenersi alle regole del gioco e dunque voterà sì all’articolo costituzionale che sancisce l’obbligo per la Confederazione e i Cantoni di considerare la medicina complementare. Però ha elencato tutti i suoi dubbi e le sue perplessità.

A suo avviso, il testo sottoposto a scrutinio popolare introduce “un’ambiguità”, poiché ancora nella Costituzione federale solo la medicina complementare, mentre oggi “il più grande potenziale risiede nella medicina convenzionale”. Ed è in quest’ultima che sono investiti la maggior parte dei mezzi.

Averla tralasciata dall’articolo, a suo modo di vedere, è una sorta di “imperfezione”. Ma è pur vero che i testi giuridici non sono sempre degli esempi di perfezione estetica, aggiunge Couchepin.

Un “esercito” di medici e terapeuti

Circa i costi supplementari che comporterebbe per l’assicurazione malattie obbligatoria la reintroduzione delle cinque specialità escluse, il ministro stima che si aggirerebbero sugli 80-100 milioni di franchi all’anno. L’importo di 25 milioni di franchi iscritto nella statistica del 2004, a suo avviso, era stato sottovalutato. All’epoca parte dei costi delle medicine complementari è verosimilmente stata inserita sotto altre voci.

Oggi i costi di tutte le terapie alternative rimborsate dalle assicurazioni complementari si situano sui 200 milioni all’anno. Non si tratta comunque solo delle cinque medicine complementari stralciate dall’assicurazione obbligatoria nel 2005. Attualmente in Svizzera “un vero esercito” di circa 20mila fra medici e terapeuti praticano circa 200 tipi di terapie alternative.

Il consigliere federale ha spiegato di essere preoccupato per l’esplosione dei costi della salute in generale e che quindi è normale che veda “con scetticismo” tutto quello che rappresenta spese aggiuntive.

Un principio, diverse interpretazioni

In ogni caso l’articolo costituzionale “è formulato in modo molto aperto”. Se approvato dall’elettorato, spetterà quindi alle autorità decidere le modalità di applicazione e adottare misure concrete, ha osservato Couchepin.

Secondo il ministro, è escluso qualsiasi automatismo. Durante tutti i dibattiti parlamentari “non ho sentito nessuno dire che la medicina complementare non debba rispondere ai criteri fissati dalla Legge sull’assicurazione malattie” (LAMal) per essere inclusa nel catalogo delle prestazioni di base.

Spetterà agli esperti stabilire se ogni singola medicina alternativa candidata al riconoscimento dell’assicurazione obbligatoria soddisfa i principi di “efficacia, appropriatezza ed economicità” previsti dalla LAMal, esattamente come per la medicina classica.

Se non si vuole seguire questo iter, allora bisognerà modificare la LAMal, ha proseguito Couchepin. Tale decisione incomberà al parlamento.

Il discorso è analogo per i rimproveri dei sostenitori della medicina complementare, secondo i quali la valutazione del rispetto dei principi della LAMal è basata esclusivamente su criteri di medicina classica. Se il parlamento non è d’accordo che siano applicate le stesse regole per tutti, occorrerà cambiare la legge, ha ribadito il ministro.

In conclusione, Pascal Couchepin ha promesso che farà il suo “dovere di ministro”: rispetterà la volontà del parlamento nella votazione del 17 maggio, pur rimanendo convinto nel suo intimo di “cittadino” che le medicine alternative “dovrebbero far parte delle assicurazioni complementari”.

swissinfo, Sonia Fenazzi

Nel 1999 sono state introdotte provvisoriamente nell’assicurazione malattie obbligatoria cinque medicine complementari – omeopatia, fitoterapia, terapia neurale, medicina tradizionale cinese e antroposofica – praticate da medici.

Durante il periodo di prova di 5 anni è stato valutato se rispondevano ai tre criteri fissati dalla legge per essere rimborsate dall’assicurazione di base, ossia efficacia, economicità e adeguatezza.

Il programma di valutazione ha concluso che la loro efficacia non è provata scientificamente. Nel 2005 il ministro della sanità Pascal Couchepin le ha quindi escluse dall’assicurazione obbligatoria.

Nel frattempo, i fautori hanno lanciato un’iniziativa popolare che proponeva un articolo costituzionale per la “completa considerazione della medicina complementare” da parte di Cantoni e Confederazione. L’iniziativa ha raccolto quasi 140mila firme.

Il parlamento le ha opposto un controprogetto indiretto, che ha mantenuto lo stesso articolo senza il termine “completa”.

I promotori dell’iniziativa hanno allora ritirato il loro testo.

L’elettorato il 17 maggio dovrà perciò pronunciarsi solo sul controprogetto.

Le condizioni per il rimborso delle prestazioni mediche da parte dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie sono fissate nell’articolo 32 della LAMal.
Esso stipula che le prestazioni “devono essere efficaci, appropriate ed economiche. L’efficacia deve essere comprovata secondo metodi scientifici”.
Si precisa poi che “l’efficacia, l’appropriatezza e l’economicità delle prestazioni sono riesaminate periodicamente”.

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