

Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
Per riprendere il titolo di un famoso film americano sulle catastrofi, questo venerdì segna "il giorno dopo". La stampa svizzera di oggi, che non è uscita ieri a causa del giorno festivo dell'Ascensione, fornisce un resoconto completo della montagna che è crollata sul villaggio di Blatten mercoledì pomeriggio.
Inoltre, in questa selezione di notizie svizzere del giorno, scoprirete che l'estirpazione delle viti non è un fenomeno peculiare della regione di Bordeaux e che quando si tratta di andare in pensione, è sempre meglio pianificare in anticipo.
Buona lettura!

La valanga di detriti che ha travolto il villaggio vallesano di Blatten non smette di far parlare di sé, attirando l’attenzione dei media svizzeri e internazionali. A due giorni dalla catastrofe, il disastro naturale di proporzioni eccezionali continua a dominare le cronache , diventando il simbolo della fragilità del territorio alpino di fronte a eventi estremi.
La situazione nella Lötschental, una valle dell’Alto Vallese, resta critica. La gigantesca colata di fango, ghiaccio e detriti non solo ha devastato gran parte di Blatten, ma ha anche ostruito il corso del fiume Lonza. Il blocco ha generato un lago artificiale che minaccia ora di tracimare, con il rischio concreto di inondare l’intera valle e la pianura del Rodano.
Le autorità cantonali hanno invitato gli abitanti di due villaggi vicini a prepararsi a un’eventuale evacuazione. Tuttavia, la situazione potrebbe evolversi positivamente: l’acqua ha iniziato a farsi strada tra i detriti. “Da un punto di vista puramente tecnico, le cose stanno andando abbastanza bene”, ha dichiarato Raphaël Mayoraz, responsabile del Servizio per i pericoli naturali del Canton Vallese. Nonostante ciò, Mayoraz ha ribadito che l’area rimane “estremamente pericolosa”.
Se i danni materiali appaiono già enormi, il bilancio umano è stato fortunatamente contenuto, grazie all’evacuazione preventiva di Blatten. “Questo dimostra l’importanza degli avvisi e degli interventi tempestivi”, ha commentato Clare Nullis, portavoce dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Resta però il rammarico per la perdita di un uomo di 64 anni, un agricoltore del posto che aveva deciso di restare per accudire le sue pecore.

È ancora troppo presto per una stima definitiva, ma secondo l’Associazione Svizzera di Assicurazione, il disastro di Blatten potrebbe tradursi in costi per diverse centinaia di milioni di franchi. Nonostante l’entità dei danni, il sistema elvetico appare solido: il peso economico di simili catastrofi resta gestibile grazie a un doppio meccanismo di solidarietà. Da un lato, tra le stesse compagnie assicurative, e dall’altro tra le persone assicurate, che versano un premio uniforme indipendentemente dalla zona di rischio in cui risiedono.
Mentre i periti valutano i danni e le autorità gestiscono l’emergenza, arrivano i primi segnali di supporto finanziario al villaggio vallesano. Caritas Svizzera e la Croce Rossa Svizzera hanno già annunciato un contributo congiunto di 400’000 franchi. Ancora più consistente il sostegno del Patronato svizzero per comuni di montagna, che ha stanziato un milione di franchi per aiutare la comunità colpita.
Anche la Catena della Solidarietà è entrata in azione, attingendo al suo fondo permanente destinato alle catastrofi naturali in Svizzera. Al momento, però, non è stato lanciato un appello pubblico per la raccolta fondi. “In questa fase, il nostro fondo permanente dovrebbe consentirci di far fronte alle necessità non coperte dalle assicurazioni, dal Fondo svizzero e dagli interventi pubblici”, ha spiegato la fondazione, lasciando intendere che ulteriori iniziative potranno essere valutate in base all’evolversi della situazione.

Le immagini hanno fatto il giro del mondo: nella regione francese di Bordeaux, le viti vengono sradicate per fare spazio a colture più redditizie, come kiwi e ulivi. Uno scenario che potrebbe presto concretizzarsi anche in Svizzera, in particolare nei cantoni del Vallese e di Vaud, cuore della produzione vinicola nazionale.
Di fronte al calo dei consumi e alla progressiva erosione dei prezzi, anche i viticoltori e le viticoltrici in Svizzera iniziano a interrogarsi sul futuro del settore. “Non dobbiamo avere paura di parlare di estirpazione. Dobbiamo presentare la situazione così com’è”, ha dichiarato Samuel Luisier, co-presidente della Federazione vallesana dei viticoltori, in un’intervista a Le Temps. Le sue parole segnano un cambio di tono in un dibattito che, finora, era rimasto latente.
Ad oggi, le estirpazioni restano marginali. Tuttavia, la pressione economica spinge il settore vitivinicolo a riflettere su una possibile riorganizzazione delle superfici coltivate. Non si parla ancora di obiettivi numerici, ma l’idea di una strategia coordinata comincia a prendere forma, per evitare una riconversione disordinata e dettata solo dalle urgenze del momento.
Le misure, se adottate, non riguarderebbero l’intero comparto. Le estirpazioni si concentrerebbero infatti sui vigneti meno redditizi o particolarmente difficili da coltivare. Secondo le prime stime, fino al 15% delle superfici vitate del Vallese – il più grande cantone viticolo del Paese con i suoi 690 ettari – potrebbe essere interessato da un simile provvedimento.

Quello svizzero è spesso descritto come e un popolo parsimonioso e previdente. Tuttavia, un recente sondaggio mette in discussione questa immagine rassicurante: circa un quarto delle persone intervistate dichiara di sentirsi finanziariamente vulnerabile.
Secondo l’indagine condotta dall’Istituto Sotomo, il 77% della popolazione ritiene di essere protetto dal punto di vista finanziario. In media, le famiglie svizzere dichiarano di sentirsi al sicuro con un risparmio di circa 19’600 franchi, equivalente a quattro mesi di stipendio. Tuttavia, dietro questa cifra media si nascondono forti disparità: per molti è sufficiente avere meno di 10’000 franchi da parte, mentre altri dichiarano di aver bisogno di riserve a sei cifre per vivere serenamente.
Rimane comunque significativo il 23% degli individui intervistati che si sente finanziariamente insicuro. Tra i più esposti, spiccano le giovani generazioni e le donne. Le principali fonti di preoccupazione sono le malattie o gli incidenti (46%), seguite dal costante aumento dei premi dell’assicurazione sanitaria (42%), che grava in modo crescente sui bilanci familiari.
Lo studio evidenzia anche un certo malcontento tra chi è in pensione. Quasi la metà afferma di avere dei rimpianti rispetto alle scelte compiute in ambito previdenziale. In particolare, il 30% ammette di aver investito troppo poco o troppo tardi nel cosiddetto “terzo pilastro”, la forma di previdenza privata pensata per integrare quella obbligatoria. La ragione più frequente? La semplice mancanza di fondi, indicata dal 68% degli intervistati.

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