
Uno svizzero di Auroville o un aurovilliano svizzero?

Auroville, in India, è un luogo che aspira ad essere “una cittadina universale, in cui uomini e donne di ogni Paese possono vivere in armonia indipendentemente da ogni dottrina, politica e nazionalità per raggiungere l’ideale dell’unità umana”. È un esperimento che, con alti e bassi, prosegue da oltre 55 anni. Alcuni vi si sono trasferiti in età adulta, altre persone vi sono invece cresciute, come il protagonista del nostro ritratto.
David Zbinden aveva sei anni quando i genitori, entrambi del Canton Berna, hanno deciso di cambiare vita. “Mio padre amava l’India, ha sempre avuto un lato spirituale. E a mia madre non piacevano lo stile di vita occidentale e il consumismo. Lavorare molto e consumare molto. Cercavano qualcosa di diverso, qualcosa di spiritualmente più elevato che la normale civilizzazione”.
E qualcosa di diverso hanno trovato. Nel 1996, dopo aver soggiornato per tre mesi ad Auroville hanno deciso di trasferirvisi definitivamente. La famiglia è tornata in Svizzera per altri sei mesi, per prepararsi, “vendere tutte le cose”, ritirare i fondi della pensione e partire verso la loro nuova vita.
Un esperimento comunitario
Cos’è esattamente Auroville? Secondo David, la bellezza di questo luogo che sorge in nello Stato del Tamil Nadu, vicino alla città di Pondicherry, è che ogni persona ha un punto di vista diverso su cosa sia e su cosa dovrebbe essere. È una città sperimentale fondata nel 1968 dalla francese Mirra Alfassa, chiamata “Mère” (Madre) compagna spirituale del mistico e filosofo indiano Sri Auribondo.
La visione della Madre era di costruire la città del futuro in cui un livello più alto di coscienza umana possa materializzarsi in questo mondo.
Il villaggio, che oggi conta circa 3’500 abitanti, è stato concepito dall’architetto francese Roger Anger, si sviluppa attorno a un edificio sferico dorato chiamato Matrimandir, luogo di meditazione e simbolo dell’aspirazione umana alla perfezione. Attorno ad esso ci sono quattro “zone”: residenziale, industriale, culturale (educativa) e internazionale. In quest’ultima, dei padiglioni nazionali illustrano come “il principio dell’unità nella diversità debba essere applicato su scala mondiale, a livello delle varie nazioni e culture che compongono l’umanità di oggi”.
Circa la metà dei e delle residenti è indiana, il resto proviene da altri Paesi. Le nazionalità straniere più rappresentate sono: francese, tedesca, italiana, olandese e statunitense.
Questa multiculturalità ha avuto un impatto sull’educazione di David. “Il corpo insegnante è molto variegato: un docente dalla Germania, altri dalla Francia, dall’india o dalla Corea del Sud. Ero in classe con bambini indiani, un ragazzo dal Belgio, una ragazza coreana, un irlandese e così via”.

Essendo la lingua principale della sua famiglia il tedesco, oltre alle lezioni obbligatorie in inglese, seguiva anche corsi extra nella lingua di Goethe. Per i bambini che invece provengono, ad esempio, da un Paese ispanofono, ad Auroville le classi extra sono in spagnolo. Ovviamente è possibile studiarne altre. Oggi David parla correntemente l’inglese, il tedesco (e lo svizzero-tedesco di famiglia) e ha un livello di tamil e francese “sufficiente per cavarsela”.
Il percorso di apprendimento è simile a quello di normali scuole occidentali o indiane, spiega David, ma con alcune differenze. “Le classi sono molto più piccole e c’è ad esempio un corso che mi piaceva molto chiamato ‘consapevolezza del corpo’ in cui si fa meditazione, corse a ostacoli ecc.”, racconta.
L’idea di seguire un percorso accademico non era nelle corde di David che a 16-17 anni ha deciso che ne aveva abbastanza della teoria e che voleva fare un lavoro a contatto “con la vita vera”.
“Ho svolto molti lavori diversi negli ultimi 15 anni, ma soprattutto nella gastronomia e nella ristorazione”, dice. Ha aperto tre locali ad Auroville. Uno è chiuso e di un altro non fa più parte, ma del terzo continua a gestire la cucina. A questo si affiancano lavori di consulenza, sempre nella gastronomia, e il suo hobby-lavoro da DJ.
A tenerlo più occupato è però il figlio di due anni e mezzo, nato ad Auroville come la moglie di David, di origine tedesca.
Non più di tre mesi in Svizzera
Dall’esterno, si potrebbe avere l’impressione che la scelta di vivere in una città come Auroville sia piuttosto estrema e gli chiediamo se ha mai messo in dubbio la scelta dei genitori.
“Mi sono chiesto spesso come abbiano fatto o, per meglio dire, come chiunque possa riuscire a decidere di cambiare vita ed emigrare in un altro Paese”, dice David.
Anche per questo, ha voluto provare di persona. Dopo la scuola, ha comprato un biglietto di sola andata per la Svizzera, per vedere come fosse, visitare delle scuole, cercare opportunità di lavoro. “Dopo qualche tempo, mi è stato chiaro che preferisco vivere ad Auroville. Amo andare in Svizzera, ma non per più di tre mesi”.
Adesso ci ritorna ogni anno proprio per quel lasso di tempo, durante l’estate, per lavorare in un ristorante di Berna, approfittare per fare qualche tuffo rinfrescante nel fiume Aar, e racimolare qualche soldo. Anche se idealmente Auroville vorrebbe staccarsi dal denaro, “non ci si è ancora arrivati al 100%”, dice David. Inoltre, se si vuole viaggiare, non si può farne a meno.
Nel villaggio, tuttavia, si svolgono molti piccoli esperimenti basati sulla solidarietà, la responsabilità personale e l’idea del “ricevo ciò di cui ho bisogno e do quel che posso”, esperimenti possibili in un luogo ancora relativamente piccolo e in cui l’idea di comunità è molto radicata. David fa l’esempio di un ‘negozio’ a cui gli e le abitanti versano la somma che ritengono giusta. Possono poi servirsi liberamente e capire, alla fine del mese, se hanno dato troppo o troppo poco rispetto a quanto consumato. Il mese seguente si versa di conseguenza.

Un’utopia minacciata?
Non è tutto rosa e fiori ad Auroville. Anche in questo luogo che aspira allo sviluppo umano non mancano problemi legati agli interessi politici e alle visioni contrapposte.
L’ultima sfida, di cui ha parlato molto anche la stampa internazionale, sono gli interventi avviati quattro anni fa dall’ultima delegata del Governo indiano per accelerare lo sviluppo della località, ad esempio costruendo strade e abbattendo parte della vegetazione che circonda l’abitato, e raggiungere l’obiettivo di 50’000 abitanti ipotizzato all’inizio dell’esperimento. Sono interventi drastici, troppo rapidi e arbitrari “secondo il 90% delle persone che vive qui”, dice David. Ad alcune persone che hanno protestato è stato negato il rinnovo del visto di soggiorno, altre se ne sono andate di propria volontà.
Lo svizzero-aurovilliano non ha però perso la speranza e ritiene che si tratta di una “sfida che la comunità saprà superare in modo che tutti potranno prosperare”. Governo indiano incluso.
Lo sguardo della gente
Questa buona volontà e questo atteggiamento aperto, la capacità di capire che fare del bene o del male alle altre persone è come farlo a sé stesso è un tratto del carattere aurovilianno che secondo David non farebbe per nulla male alla Svizzera, Paese in cui ha l’impressione che la cordialità dimostrata dalla gente sia piuttosto superficiale.
“Qualche volta la società svizzera è un po’ fredda. Per esempio, in India la gente ti fissa con lo sguardo. È una cosa molto comune. In Svizzera, se sono sul bus e osservo qualcuno, potrebbe arrabbiarsi o perlomeno sentirsi a disagio”.
Invece, che caratteristica svizzera vorrebbe vedere ad Auroville? “L’organizzazione”, risponde senza indugio. “Il modo in cui sapete organizzare le cose lì è semplicemente di un altro livello. Ci farebbe comodo qui qualche volta”.
Altri sviluppi
A cura di Daniele Mariani

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.