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Rafforzare la lotta contro la pedofilia su Internet

La polizia svolge un lavoro minuzioso per scovare chi da internet scarica immagini pedopornografiche Keystone

Visionare immagini di pedofilia su Internet e scaricare tali foto sul proprio computer dovrebbero essere puniti alla stessa stregua.

Il governo svizzero appoggia la proposta di un senatore. Ora la palla passa al parlamento, che sarà chiamato a pronunciarsi sull’inasprimento della legge esistente.

Il Consiglio federale ha approvato martedì la mozione del consigliere radicale agli Stati Rolf Schweiger che chiede l’inasprimento del codice penale per meglio lottare contro la pedofilia su Internet.

Misure più severe

Attualmente la legge punisce solo l’utente che scarica immagini di pornografia dura.

Nella sua mozione, il senatore zughese prevede di estendere la sanzione alla visione volontaria di immagini pedopornografiche.

Solo l’accesso inavvertito a immagini del genere non verrebbe punito. Per esempio, chi nella memoria del proprio ordinatore presenta solo uno o due contatti con siti pedofili. Disporre invece di una decina di legami o di un’iscrizione a un sito del genere “costituirebbe un passo volontario”.

Nella risposta pubblicata martedì, anche il Consiglio federale si dichiara favorevole a una norma penale che punisca i fornitori di accessi a Internet che non rispettano l’obbligo di conservare gli indirizzi IP (codice numerico che consente di identificare un computer connesso a Internet) dei loro utenti per almeno sei mesi.

Il governo non si è invece ancora pronunciato sulla richiesta di Rolf Schweiger di prolungare il termine dagli attuali sei a dodici mesi. Questo aspetto sarà infatti trattato in un quadro più ampio: quello della lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato. In merito è atteso un rapporto. Di conseguenza, il Consiglio federale “non intende anticipare la discussione sulla sostanza del problema”.

Niente sofware gratuiti

Berna si oppone invece categoricamente all’idea di obbligare i fornitori di accessi (“access provider”) a fornire gratuitamente ai loro clienti software per il controllo parentale, con le relative spiegazioni, per filtrare i contenuti pornografici. Questa proposta rischia di rivelarsi controproducente: potrebbero infatti essere distribuiti prodotti poco efficaci e gli utenti avrebbero la falsa impressione che i loro figli possono navigare in tutta sicurezza.

Per il Consiglio federale è molto più importante informare gli utenti sui rischi esistenti. Inoltre, il governo ritiene tecnicamente impossibile obbligare coloro che mettono a disposizione un sito Internet (“hosting provider”) a controllare regolarmente i loro server per accertarsi della legalità dei contenuti. Stando alle cifre avanzate dal Partito radicale, ma che vanno comunque prese in considerazione “con riserva”, sarebbero circa 100’000 i siti che proporrebbero pedopornografia.

Infine, il governo, esprimendo forti dubbi sulla necessità di armonizzare il catalogo delle infrazioni per le quali è permesso di ricorrere a una sorveglianza delle comunicazioni e quello delle infrazioni che possono giustificare un’indagine segreta, rifiuta di integrarvi anche la pedopornografia su Internet.

swissinfo e agenzie

Attualmente, il codice penale non proibisce la consultazione d’immagini di pedo-pornografia online. È punito soltanto chi produce, possiede o scarica materiale di questo tipo. Le pene vanno dalla multa fino alla prigione.

L’atto di scaricare materiale illegale su un supporto dati (anche su un cellulare) corrisponde già al concetto di produzione. Scaricare materiale da un server all’estero corrisponde all’importazione.

L’accordo internazionale in materia di criminalità su Internet (convention on cybercrime) è entrato in vigore in Svizzera il 1° luglio 2004.

Il Centro svizzero di prevenzione della criminalità ha recentemente lanciato la campagna “Stop alla pornografia infantile su internet”.

Ogni anno nel mondo sono spesi oltre 20 miliardi di dollari per la pedopornografia e la prostituzione infantile.
Nel 2004, in Svizzera, sono stati segnalati alle autorità 6100 casi sospetti.
Nello stesso anno, sono stati aperti 438 dossier su casi gravi di pedopornografia. 171 dossiers sono stati inviati alle autorità all’estero.

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