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Ragazzi, occhio alla TV!

E' importante guidare i ragazzi all'uso della tv swissinfo.ch

Violenta, di cattiva qualità, in grado di turbare: è questa la TV consumata giornalmente per ore da bambini e ragazzi? Anche, ma non serve a niente criminalizzare.

Bisogna essere consapevoli del mezzo. La Svizzera italiana sprona docenti e genitori a farsi mediatori nell’approccio dei minori alla televisione.

Da anni il tema “media e minori” cattura l’attenzione di genitori, insegnanti, operatori dell’informazione e ricercatori per la sua centralità nei percorsi di crescita dei ragazzi.

Il diritto all’informazione dei minori è sancito dall’articolo 17 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia delle Nazioni Unite: “Gli Stati riconoscono l’importante funzione dei mass-media nella diffusione di informazioni atte a promuovere il benessere morale, la conoscenza di altri popoli, l’intesa tra i popoli e il rispetto della propria cultura. Gli Stati devono promuovere adeguate misure di incoraggiamento e tutelare il fanciullo contro l’informazione e i materiali che nuocciano al suo bene.” La tv è chiaramente parte in causa.

L’esempio della Svizzera italiana

Ma la televisione può fare male, soprattutto ai bambini, “vittime” di trasmissioni ad alto contenuto di violenza e pornografia. Come difendersi?

A livello europeo è in fase di revisione la direttiva sulla tv e la raccomandazione sulla protezione dei minori. Secondo un recente studio europeo sul controllo parentale delle trasmissioni televisive bisogna pensare ai bambini, certo, ma anche gli adulti devono imparare ad avere un approccio critico all’uso del mezzo.

La Svizzera è attiva da anni in questa “battaglia”: da oltre un decennio, ad esempio, il Canton Ticino è impegnato, nero su bianco, su questo fronte; l’ufficio dell’educazione e della cultura ha intrapreso negli anni ’90 un cammino didattico ed editoriale per approfondire il rapporto tra bambini e la televisione.

Quest’anno è stata pubblicata la terza guida educativa destinata alle scuole elementari e alle scuole medie “Occhio alla TV”: i docenti hanno così a disposizione materiale di supporto per svolgere attività in classe.

“Col primo volume, spiega a swissinfo Erina Fazioli Biaggio – autrice dei tre libri – il Cantone ha voluto sensibilizzare genitori ed educatori sull’importanza di vigilare e di guidare i ragazzi all’uso della tv in modo costruttivo. Il secondo entra maggiormente nel merito dello strumento e dell’effetto che ha, indagando in particolare sulle modalità di comunicazione televisiva.”

Dopo la teoria, il terzo volume ha un taglio operativo, tracciando un percorso pratico per aiutare i minori a capire e a “scegliere” la TV.

Quanto fa male la TV?

Una fruizione troppo assidua di contenuti mediocri può avere una serie complessa di effetti: da quelli di interesse medico (posture errate, sovrappeso, alimentazione sbagliata), a quelli psicologici (isolamento, percezione romanzata della realtà, assuefazione alla violenza), a quelli culturali (povertà linguistica, senso estetico elementare, stereotipi sessuali ed etnici, coazione al consumo e così via).

“La mancanza di educazione è la cosa più pericolosa”, spiega a swissinfo lo psicologo e docente Fulvio Lepore. “Diversi telegiornali sono peggio di certi telefilm, spaventano. La visione deve quindi essere regolamentata e mediata da un genitore. È normale che un adolescente voglia trasgredire, ciò che è sbagliato è l’atteggiamento passivo dei genitori, che devono vigilare.”

Il minore, per la tv, è un affare

Secondo il rapporto 2002 “Media e minori nel mondo” dell’istituto italiano di ricerca socioeconomica Censis, questo business “affina ogni giorno le sue strategie per conquistare un mercato come quello dei minori, che fa gola, visto che si tratta del 36% della popolazione mondiale.”

Il settore ha una grandissima vitalità: nel 2002 si contavano in tutto il mondo 87 canali televisivi dedicati ai bambini; il 70 per cento delle famiglie ha un televisore, imponente quindi il riflesso economico. Sta ai genitori e ai docenti mediare la visione e analizzarne il linguaggio, per far capire ai ragazzi come difendersi.

Erina Fazioli Biaggio prende l’esempio della pubblicità: “se la si analizza mettendone a nudo lo schema di comunicazione, non se ne diventa vittime.”

Quella pericolosa ilusione…

La tv non è passiva: veicola ruoli sociali, stili e valori. Il suo linguaggio – per essere adottato da tutti i bambini – è delocalizzato e ciò favorisce l’omologazione culturale.

“Il pericolo maggiore non risiede tanto nelle immagini violente trasmesse dal piccolo schermo quanto nell’illusione che la realtà televisiva sia normale.”

È normale non lavorare per fare soldi, come in molti – facili – quiz; è normale l’ambiguità morale proposta dalla quasi totalità delle telenovelas. “È un mondo scintillante dove non si fa fatica”, prosegue la docente.

È anche normale che la gente venga uccisa? In una qualsiasi giornata di trasmissione, si contano oltre 10 persone morte, tra realtà e fiction.

Per Fulvio Lepore “i ragazzi sanno che la tv è quasi solo finzione; il rischio non è l’emulazione della violenza, il rischio è piuttosto che i minori diano per scontate determinate realtà, come la guerra. Che scompare semplicemente cambiando canale, e non cercando di agire concretamente. Per questo è indispensabile la mediazione dei genitori.”

Ma l’accesso ai media e all’informazione è un diritto per i minori, non si può semplicemente censurare o eliminare.

Quindi, anche se l’accusa è quella di scarsa qualità, la tv può essere occasione positiva di crescita e non solo intrattenimento o evasione problematica.

“Perché ciò sia possibile genitori e docenti devono tuttavia essere disposti a confrontarsi con l’universo dei bambini e degli adolescenti per quello che sono, al di là degli stereotipi di creature fragili e perennemente minacciate”, commenta Fulvio Lepore.

Fare tv di qualità e controllarla è un impegno non facile, ammette anche la Commissione europea nel suo studio, che richiede l’utilizzo delle nuove tecniche di comunicazione ma anche e soprattutto il ruolo centrale dei genitori.

In pratica, conclude Erina Fazioli Biaggio, “quando i bambini sono davanti alla TV senza controllo è come se si permettesse ad un perfetto sconosciuto di entrare in casa nostra, piazzarsi nel nostro salotto e dire tutto ciò che vuole ai nostri figli. Voi lo lascereste fare?”

swissinfo, Maddalena Guareschi, Lugano

Da anni si discute del problema della protezione dei minori, vittime passive della cattiva qualità di un certo tipo di tv. Il dibattito resta spesso sterile.

La questione esce dal contesto privato per collocarsi nella dimensione di un grande business, un mercato globale imponente dominato da colossali compagnie multinazionali produttrici di intrattenimento elettronico.

Il Ticino si è calato concretamente in questa realtà, aiutando docenti e genitori. La soluzione risiede nell’educazione e nella mediazione: in questo modo la tv non è solo evasione ma anche crescita.

A livello mondiale, il 70% delle famiglie possiedono una tv
I minori costituiscono il 36% della popolazione mondiale
Negli Usa, i bambini influiscono sugli acquisti per 500 milioni di dollari all’anno

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