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Acqua potabile grazie al sostegno svizzero

Ruggine, ruggine e ancora ruggine. Per la rete idrica di Ozd il rinnovamento è urgente swissinfo.ch

Meno acciaio, meno impieghi, meno abitanti: con la crisi della metallurgia la città ungherese di Ozd si è svuotata. Le infrastrutture sono rimaste però sovradimensionate. Grazie al finanziamento svizzero, la rete idrica della città ha potuto essere ristrutturata.

Cosa può fare una città in piena fase di deindustrializzazione con un’infrastruttura di approvvigionamento idrico degli anni ’60, costruita per un consumo di acqua fino a quattro volte superiore a quello attuale ma che costa sempre più soldi in manutenzione? L’esempio di Ozd, città di 44’000 abitanti nel nord dell’Ungheria, mostra che smantellare un’infrastruttura urbana esistente può anche essere conveniente.

«Ogni anno utilizziamo 1,5 milioni di metri cubi d’acqua», afferma Ferenc Biro, direttore dell’approvvigionamento idrico di Ozd. «Ne possiamo distribuire però solo 1,1 milioni. Il resto viene perso a causa delle perdite nelle tubazioni e delle rotture delle condotte».

A Ozd la storia della metallurgia inizia nel XIX secolo all’epoca di Francesco Giuseppe I. È solo nel XX secolo, però, che la regione si sviluppa fino a diventare un grande centro di trattamento dei minerali. Per produrre acciaio, oltre al ferro sono necessarie grandi quantità di energia e di acqua. Nei pressi di Ozd vi sono dei giacimenti di lignite. L’acqua proviene dalle colline vicine, una merce rara in un paese perlopiù pianeggiante.

All’inizio degli anni ‘90, dopo il crollo della cortina di ferro, la metallurgia in Europa è stata colpita da una forte crisi. La città di Ozd è entrata in una fase di declino. Nelle fabbriche i forni sono stati spenti. Buona parte della popolazione si è vista costretta a cercare fortuna altrove. Le infrastrutture urbane, progettate per una città di grandi dimensioni, sono però rimaste le stesse e hanno iniziato ad arrugginire.

Tubature in cemento amianto che scoppiano…

Ad Ozd l’orizzonte non è per forza cupo. Stando al sindaco Pal Fürjes, si sono stabilite qui la multinazionale americana General Electric e l’industria svizzera Saia Burgess Electronics.

La rete idrica, lunga 200 km, non corrisponde comunque più ai bisogni ed è ormai fatiscente. «A causare le perdite sono soprattutto le tubature in cemento amianto, che dopo decenni di utilizzazione sono diventate fragili», spiega Ferenc Biro.

In una città collinosa come Ozd, le condutture sono messe a dura prova, poiché per poter approvvigionare in acqua tutti i quartieri è necessaria una certa pressione nelle condotte.

… o alghe che crescono

La pressione è mediamente di 5 bar. «Se vi sono delle crepe, l’acqua schizza fuori», spiega Biro. «Spesso succede anche il contrario: a causa del sovradimensionamento della rete, la pressione scende notevolmente. L’acqua circola poco nelle tubature e si formano delle alghe. Per pulire le condutture è poi necessario utilizzare molta acqua».

In caso di rotture importanti, il traffico a volte deve essere deviato e i danni riparati. La manutenzione della rete costa sempre di più e questo si ripercuote sul prezzo al metro cubo dell’acqua. «Un metro cubo per uso domestico costa attualmente 520 fiorini (2,15 franchi svizzeri), più il 25% di IVA. Ad Ozd il prezzo dell’acqua è superiore rispetto alla media in Ungheria».

I soldi che entrano nelle casse servono per la manutenzione e per eventuali innovazioni non rimane più nulla. Per cercare di riportare un certo equilibrio e offrire a tutta la città standard uguali per l’approvvigionamento idrico, Odz ha presentato un progetto alla Confederazione per ottenere un sostegno finanziario nell’ambito del contributo all’allargamento svizzero.

«Per la modernizzazione delle infrastrutture idriche l’Unione Europea non prevede finanziamenti», afferma Liliana de Sà Kirchknopf, responsabile dell’ufficio svizzero a Budapest, competente per coordinare i fondi del contributo all’allargamento.

I risultati ottenuti grazie al progetto finanziato dalla Confederazione sono certo poco spettacolari, ma importanti e sostenibili.

Tubature di plastica elastica

I vecchi tubi in amianto cemento o in ghisa sono stati sostituiti con tubi più piccoli di plastica flessibile. Questi permettono di mantenere una pressione più elevata, di far scorrere più velocemente l’acqua e di «togliere il sapore di ruggine», spiega Ferenc Biro.

Grazie ai 7 milioni di franchi finanziati dalla Svizzera, sono stati finora rinnovati 35 km di condotte, ne sono stati costruiti altri 5 e 800 famiglie, che finora non avevano accesso all’acqua potabile, sono state allacciate alla rete idrica.

Molto resta comunque ancora da fare, perché malgrado il sovradimensionamento della rete idrica ancora oggi molte persone per approvvigionarsi devono far capo agli edifici pubblici o alle pompe in giardino o in strada. Molte di loro sono rom, la cui comunità è molto numerosa ad Ozd.

La cooperazione della Svizzera con l’Europa dell’est è stata lanciata nel 1989.

Nel 2006 il popolo svizzero ha approvato la Legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell’Europa dell’est.

Su questa base legale, il parlamento nazionale ha approvato il credito quadro corrispondente di un miliardo di franchi.

Questi soldi permettono di finanziare progetti che si prefiggono di ridurre le disparità socio-economiche nei dieci Stati che hanno aderito all’Unione europea nel 2004 (Polonia, Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Cipro e Malta).

Fra i maggiori beneficiari del sostegno elvetico vi sono la Polonia, a cui sono destinati circa 490 milioni di franchi, l’Ungheria (130 milioni) e la Repubblica ceca (110 milioni).

Il contributo elvetico si concentra in quattro ambiti principali: sicurezza; stabilità e sostegno alle riforme; ambiente e infrastrutture; promozione del settore privato e dello sviluppo umano e sociale.

(Traduzione dal tedesco: Daniele Mariani)

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