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«Strato per strato, ci avviciniamo al passato»

Franziska Pfenninger al lavoro nel laboratorio provvisorio allestito presso gli scavi di Zurigo. swissinfo.ch

A Zurigo, davanti all'Opera, sono stati scoperti degli importanti resti di diversi insediamenti di antichi popoli lacustri. Gli archeologi hanno ancora qualche mese per portare alla luce i reperti prima che riprendano i lavori per il posteggio sotterraneo.

I lavori per il nuovo parcheggio nel centro di Zurigo in prossimità del lago sono iniziati in settembre 2009. Visto che nella città erano già stati rinvenuti diversi insediamenti su palafitte risalenti al periodo del neolitico e all’età del bronzo, anche questi lavori sono stati monitorati con cura sin dall’inizio.

Ed è stata proprio Franziska Pfenninger, una studentessa di storia antica dell’Università di Zurigo, a notare che le ruspe non scavavano solamente tra terra e sassi. Dal mese di marzo 2010, il cantiere è stato bloccato e ai ricercatori è stato concesso un periodo di 9 mesi per gli scavi.

«In generale, per la storia ci sono le fonti scritte grazie alle quali si cerca di capire come pensavano e vivevano le persone. Anche il nostro lavoro qui consiste nel leggere un libro, ma questo libro è fatto di terra», spiega Franziska Pfenninger.

A una profondità che varia dai 4 agli 8 metri, sono stati rinvenuti diversi strati con reperti risalenti al neolitico e all’età del bronzo. L’acqua e la mancanza d’aria ne hanno favorito la conservazione. Finora i ricercatori hanno individuato i resti di 5 culture diverse.

«La datazione del legno avviene tramite la dendrocronologia [ossia un metodo che consente di datare i legni basandosi sul conteggio e l’osservazione dei cerchi annuali]. Determinando l’età del legno, possiamo definire anche quella degli oggetti trovati negli stessi strati dei legni. Strato per strato, ci avviciniamo al passato», aggiunge Pfenninger.

Manufatti in legno, osso, corna, ceramica, oggetti in pietra e tessuti. Resti di costruzioni in legno e ossa di animali. Ma non solo, le condizioni eccezionali di conservazione hanno anche permesso di trovare semi, grano, piante e resti alimentari che forniscono importanti informazioni sulle abitudini degli abitanti delle palafitte.

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Popoli lacustri

Come in altri insediamenti rinvenuti in prossimità di diversi laghi dell’arco alpino, anche in quelli dell’Opera si sono trovate tracce dei popoli lacustri del neolitico e dell’età del bronzo. Durante il periodo neolitico si sono sviluppati i primi popoli sedentari che praticavano l’agricoltura.

Le 5 culture vivevano in modo simile: «coltura di cereali, allevamento di bestiame. Ci si dedicava anche alla raccolta e alla caccia come nel paleolitico. Gli strumenti erano in selce, -un tipo di pietra focaia-, pietra, osso o legno. Abbiamo trovato tessili in lino e anche fibra di lino grezza» spiega Pfenninger.

Pochi materiali a disposizione che permettevano però di fabbricare tutto quello di cui si aveva bisogno, «ci sono degli oggetti molto belli, per esempio, le scuri in pietra, si nota che anche l’estetica svolgeva un ruolo importante».

«Dal nostro punto di vista contemporaneo, è stupefacente osservare tutto quello che queste persone erano in grado di fabbricare artigianalmente e come vivevano con poco», afferma Pfenninger.

Tra il neolitico e l’età del bronzo (ca. 5000 – 800 a.C.), in Svizzera vi erano numerosi insediamenti dei cosiddetti «popoli lacustri». Erano popoli a dimora fissa che vivevano sulle sponde dei laghi dell’arco alpino. Oltre alla Svizzera, sono stati trovati resti in Austria, Germania, Francia, Italia e Slovenia. Erano le prime società agrarie che allevavano ovini, caprini, suini e bovini, e coltivavano la terra. Raccoglievano semi e bacche, e pescavano.

Scavi particolari

A Zurigo, nella grande piazza dove di solito si ferma il circo Knie e dove si tiene la tradizionale festa delle corporazioni, gli archeologi dispongono di buone condizioni di lavoro. Sottoterra, gruppi di specialisti portano alla luce i reperti. Sopra, vengono puliti e catalogati in appositi laboratori. «Solitamente non si hanno queste possibilità, in questo modo il lavoro è velocizzato e si fanno meno errori», spiega Franziska Pfenninger.

Ma 9 mesi saranno sufficienti per passare al setaccio questa grande superficie di 3000 metri quadrati? «Ovviamente una volta che si può analizzare un perimetro di queste dimensioni, il desiderio è quello di poterci lavorare a lungo. Ma secondo me, anche solo 9 mesi sono una grande opportunità. Lavorando intensamente abbiamo veramente la possibilità di dare un importante contributo scientifico alla ricerca in questo ambito» ritiene Pfenninger.

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Candidatura UNESCO

Nel gennaio 2010, la Svizzera e altri paesi, tra cui l’Italia, hanno presentato la candidatura «Siti palafitticoli preistorici nell’arco alpino». In che misura gli scavi di Zurigo possono contribuire al buon esito della candidatura?

«Gli oggetti che cerchiamo sono già noti da altri scavi. Abbiamo però anche trovato dei reperti che non sono ancora stati rinvenuti altrove. Per esempio, una grande tinozza in legno o una porta in legno completa di cardini. È la prima volta che viene rinveuta una porta di questo tipo così ben mantenuta», afferma Pfenninger.

«Una delegazione dell’UNESCO ha visitato gli scavi e ha potuto osservarne l’ampiezza. È stata un’occasione unica per poter mostrare come vengono ritrovati i siti palafitticoli preistorici concretamente. Ci si può così fare un’idea meno astratta». La decisione sarà comunicata nel corso dell’estate 2011.

Non solo piramidi

Infatti, il patrimonio palafitticolo alpino è unico. In genere, quando si pensa all’archeologia la mente vola, per esempio, alle piramidi dell’antico Egitto. «Le condizioni di conservazione dei siti lacustri svizzeri sono eccezionali: si trovano dei pugnali di 5000 anni fa con impugnatura in legno e lama in pietra incollata con resina di betulla che si potrebbero utilizzare ancora oggi. È incredibile!».

A Zurigo l’interesse della popolazione è in crescendo. Infatti, più di 3000 persone hanno visitato gli scavi. Grazie a visite guidate e a ricostruzioni del modo di vivere di allora i contemporanei hanno l’opportunità di sentire da vicino queste culture. In fondo sono state le prime a produrre quello di cui si alimentavano, proprio come noi oggi.

Gli scavi sono effettuati su di un perimetro di 3000 m2 dove sorgerà un nuovo posteggio sotterraneo proprio davanti all’Opera, nel centro di Zurigo in riva al lago.

È stato ordinato l’arresto dei lavori per 9 mesi, da maggio 2010 a fine gennaio 2011, per permettere agli archeologi di lavorare.

Circa 50 persone lavorano in due turni giornalieri dalle 8 alle 21 circa.

Il perimetro è stato suddiviso in campi di qualche metro quadrato. Ciascuno di questi campi è passato al setaccio da team composti da 3-6 persone. In genere, una persona si occupa di un metro quadrato.

I reperti vengono puliti e catalogati immediatamente sul posto. In superficie sono stati allestiti laboratori e uffici.

Sono stati rinvenuti decine di migliaia di pezzi. I più importanti sono:

-Una porta del neolitico. È la terza porta più antica della Svizzera, probabilmente di tutta Europa. È molto ben mantenuta e i cardini sono intatti. Risale a circa 5000 anni fa.

-Un nuovo tipo di arco con decorazioni in corteccia.

-Un pugnale in selce piromaca (pietra focaia) proveniente dall’attuale Italia testimone del commercio transalpino.

-Diversi «set per accendere il fuoco» completi.

-Molte parti in legno che permettono di risalire alle costruzioni del neolitico. Vi figurano i più antichi reperti di questo tipo finora trovati nella regione di Zurigo.

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