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Ridisegnare l’impronta del museo etnografico

Jacques Hainard, uno sguardo a 360 gradi sull'etnografia Keystone

Dal primo febbraio il Museo di etnografia di Ginevra sarà diretto dal neocastellano Jacques Hainard, apprezzato per il suo estro e per il suo sguardo aperto.

Perché questa scelta? Quali le intenzioni? Il neo direttore, noto anche per le sue esposizioni intriganti e a tratti scomode, si svela a swissinfo.

Jacques Hainard, pilastro della vita culturale neocastellana, organizzatore di esposizioni capaci di scuotere (“X”, “Il museo cannibale”…portano la sua firma…) assumerà la direzione del Museo di etnografia di Ginevra il primo febbraio.

Una nuova sfida dopo aver guidato per 25 anni con estro e senso della provocazione il Museo etnografico di Neuchâtel (MEN).

Quando, lo scorso mese di novembre, Hainard aveva annunciato la sua partenza, la sua decisione aveva sorpreso tutti, tanto più che il suo nome non figurava sulla lista delle candidature ricevute dal Dipartimento degli affari culturali della città di Ginevra, diretto da Patrice Mugny….Evidentemente il suo nome figurava invece sulla lista del comitato di selezione.

Una scelta inserita in un contesto politico particolare: la città di Ginevra, infatti, cercava da tempo un nuovo direttore per il Museo etnografico, al centro di un periodo piuttosto burrascoso; nel 2001 i cittadini di Ginevra avevano respinto, in votazione popolare, la realizzazione di un edificio più appropriato.

swissinfo: Jacques Hainard, come mai ha accettato la proposta di Ginevra?

Jacques Hainard: Patrice Mugny mi ha detto: “Visto che attraverso il concorso non abbiamo trovato nessun candidato, potrebbe venire lei!”. Ho pensato, in tutta franchezza, che fosse uno scherzo. Ma dopo un po’, il tempo di mangiare un boccone con lui, mi sono reso conto dalla sua insistenza che la proposta era seria.

Ho riflettuto e mi sono detto: o cogli questa opportunità, oppure ti prepari ad andare in pensione, visto che a Neuchâtel il cammino andava esattamente in quella direzione. Ho dunque accettato di raccogliere questa sfida per un periodo di tre anni.

Sì, perché il Museo di etnografia di Ginevra è indubbiamente un’istituzione importante, con un numero superiore di collezioni – e di qualità – rispetto a quelle del MEN. E con i suoi quaranta collaboratori.

Ho pensato che fosse interessante accettare una tale sfida anche perché questo museo, per una serie di ragioni storiche, si trova in difficoltà ed è confrontato con dei problemi di immagine.

Il mio obiettivo sarà pertanto quello di rilanciarne l’interesse, di far comprendere ai ginevrini che possiedono un’istituzione di qualità, di cui devono prendersi cura, che devono sostenere e sviluppare. Perché Ginevra è una città internazionale, in cui possono nascere e crescere degli importanti legami culturali. E questo museo merita un posto di riguardo.

swissinfo: A livello personale… si tratterebbe di rinviare la scadenza della pensione….

J.H.: Chiaro. Perché, a conti fatti, non mi sento per nulla vecchio. Ho sempre amato i musei, ho sempre amato gli oggetti. E mi piacerebbe, attraverso delle esposizioni, raccontarne la storia. Raccontare delle storie. Ridare un profilo a Ginevra.

D’altro canto mi piacerebbe che in Svizzera romanda l’etnografia possa essere di buon livello. A Neuchâtel lascio il museo, e una squadra di collaboratori, in buone condizioni. E sono sicuro che a Ginevra si riuscirà a mettere in moto la macchina molto in fretta.

In seguito agli accordi di Bologna, che implicano una riforma nell’insegnamento universitario, ai musei si chiederà sempre di più di accogliere studenti e praticanti che devono passare da queste istituzioni per ottenere il titolo accademico.

E se Ginevra e Neuchâtel saranno in grado di rispondere in modo efficace e deciso a queste domande, sarà tutta l’etnografia romanda – e persino elvetica – a trarne beneficio, diventando un importante punto di riferimento nel quadro dell’insegnamento universitario.

swissinfo: Significa che cercherà di creare un ponte tra Ginevra e Neuchâtel?

J.H.: Lo auspico, perché le possibilità sono concrete. Non dimentichiamoci, inoltre, che Neuchâtel resta il luogo d’eccellenza per lo studio e l’insegnamento dell’etnologia. Le possibilità di avviare interessanti sinergie tra i due musei sono pertanto concrete.

swissinfo: Lei ha impresso un’impronta molto deciso al MEN. Che cosa succederà a Ginevra? Il MEG si “hainardizzerà” attraverso, in particolare, le esposizioni?

J.H.: Non credo che sia necessario. Certo, ci saranno delle esposizioni tematiche. Del resto quella che è stata appena inaugurata – “Noi altri” – è stata pilotata da un ex studente di etnologia di Neuchâtel. E si sente, molto onestamente, l’impronta e il respiro neocastellani.

Uno dei primi compiti sarà di studiare bene la storia dell’istituzione ginevrina; è questo, in fondo, che manca. I ginevrini hanno perso, credo, dei punti di riferimento importanti.

Occorrerà ricordare loro come è nato questo museo, come è stato costruito, quali sono state le personalità che lo hanno contraddistinto. E quale è stato il contributo non solo dei collezionisti, ma anche degli stessi ginevrini.

Sarà anche indispensabile tracciare delle nuove linee guida, che permetteranno anche a coloro che avevano bocciato la costruzione di un nuovo edificio, di ritornare sui loro passi. Di ritrovare il loro museo. Sarà dunque necessario organizzare delle esposizioni referenziali, offrire degli spazi di sintesi e di lettura della società.

Ma non è finita. E’importante creare le condizioni per avvicinare i bambini e le scuole al museo. Un’esigenza, del resto, che a Ginevra si avverte in modo molto chiaro.

E’ vero, ho solo tre anni di tempo. E di lavoro ce n’è davvero moltissimo. Ma il mio obiettivo è di gettare le basi affinché chi mi succederà possa poi costruire e sviluppare il futuro di questo museo. E, chissà, creare le premesse politiche per uno nuovo.

Intervista swissinfo, Bernard Léchot, Neuchâtel
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

1901: inaugurazione del Museo etnografico di Ginevra
1949: primo intervento di ampliamento
1975: la città di Ginevra acquista un centro di esposizioni per le collezioni locali e regionali del Museo
1995: la città indice un bando di concorso d’architettura per un nuovo museo
2001: in votazione popolare i crediti per il nuovo edificio vengono respinti

Jacques Hainard è nato nel 1943. Dal primo febbraio sarà il nuovo direttore del Museo di etnografia di Ginevra, per una durata di tre anni.

Lascia così, un anno prima della pensione, la direzione del Museo etnografico di Neuchâtel, dove ha trascorso 25 anni della sua vita.

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