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Schmidheiny, felice anche in panchina

Thomas Schmidheiny ha legato per 20 anni il suo nome alla Holcim Keystone

L’industriale svizzero Thomas Schmidheiny non rimpiange di aver ceduto il controllo della Holcim, azienda attiva nel settore del cemento.

A swissinfo, Schmidheiny dichiara che se la Svizzera vuole continuare a modernizzarsi, ad ottobre gli elettori dovranno scegliere politici pronti al cambiamento.

Schmidheiny, a capo di una delle più influenti dinastie di industriali svizzeri, è rimasto l’azionista di riferimento della Holcim con il 27,1% delle azioni e dei voti.

Per Schmidheiny, il principio di «un’azione, un voto», dovrebbe essere interpretato come un segnale positivo per l’economia svizzera.

Dopo aver guidato la Holcim – la vecchia Holderbank – per quasi due decenni, alla fine del 2001 Schmidheiny ha lasciato il posto di direttore esecutivo.

In seguito ad una multa di quasi 1 milione e mezzo di euro inflittagli da un tribunale spagnolo con l’accusa di insider trading, nel febbraio di quest’anno Schmidheiny ha rinunciato anche al ruolo di presidente del consiglio d’amministrazione.

Schmidheiny è stato inoltre membro del consiglio d’amministrazione di SAirGroup, al quale era affiliata Swissair.

swissinfo: Signor Schmidheiny, quanto è stato difficile per lei favorire l’introduzione alla Holcim del principio «un’azione, un voto»? In fondo ciò ha significato rinunciare al controllo di un’azienda che ha guidato per quasi 20 anni…

Thomas Schmidheiny: L’elemento importante della sua domanda sta nella formulazione al passato «che ho guidato». Il mio obiettivo era di essere contemporaneamente presidente del consiglio d’amministrazione e direttore esecutivo per un periodo di tempo sufficientemente lungo a dare alla Holcim le premesse e la stabilità necessarie a svilupparsi da sola. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato ad un programma che permettesse di separare le funzioni di presidente e direttore… Di questo programma faceva parte anche la strategia «un’azione, un voto»: solo così la Holcim poteva aspirare a diventare una vera e propria azienda pubblica. Durante questo processo mi sono abituato al cambiamento, non è stato difficile. L’obiettivo che stava dietro a tutto questo era veramente importante.

swissinfo: Quanta parte della Holcim continuerà ad essere una sua creatura? Lei è pur sempre il suo azionista più importante…

T.S.: Certo, ho dedicato più di vent’anni della mia vita a questa azienda, non si può semplicemente lasciar perdere tutto. Attualmente sono membro ordinario del consiglio d’amministrazione e in queste vesti continuo a dare il mio contributo allo sviluppo della strategia aziendale. E, grazie alla mia esperienza professionale, credo si tratti di un contributo importante. Ad ogni modo è chiaro che tutte le operazioni sono nelle mani di Markus Ackermann, il presidente del consiglio d’amministrazione. Penso sia giusto che al giorno d’oggi questa carica sia ricoperta da una persona indipendente.

swissinfo: A suo avviso, quanto è importante la gestione aziendale?

T.S.: Se guardiamo alla storia della gestione aziendale, le posso assicurare che negli ultimi anni la Svizzera ha fatto grandi progressi. All’interno di Holcim negli ultimi due anni sono state intraprese riforme notevoli. In parallelo alla separazione delle funzioni di direttore esecutivo e presidente del consiglio d’amministrazione, abbiamo dato il la ad un programma volto ad intraprendere tutti i passi contemplati nei regolamenti dello Swiss stock exchange. Sono orgoglioso di dire che siamo riusciti a raggiungere i nostri obiettivi. Cinque anni fa abbiamo istituzionalizzato un programma di gestione dei rischi e sono convinto che oggi la Holcim sia una delle aziende meglio organizzate in questo senso. Per il gruppo di dirigenti è uno dei sistemi migliori per rendersi conto di quanto sta realmente accadendo all’interno dell’azienda.

swissinfo: Il nome Schmidheiny è associato alla più famosa dinastia d’industriali svizzeri. Alcuni media hanno affermato che ormai è stato raggiunto lo zenit e che la dinastia sta decadendo. È vero?

T.S.: È un punto di vista esterno e certo deve sembrare molto più opportuno parlare della fine di una carriera piuttosto che cercare di vedere i segni positivi connessi ai cambiamenti che mi hanno riguardato. Per essere precisi, c’è stata gente che ha scritto di come io abbia perso il mio potere rinunciando alla maggioranza dei voti della Holcim. Io penso che questa decisione sia stata un segnale positivo per l’economia elvetica: perché io avevo il potere di fare proprio questo e ho avuto il coraggio di mettermi in una posizione in cui sono azionista della Holcim, ma non ne ho il controllo. La mia interpretazione dei fatti è che con la ristrutturazione della gestione e delle strutture aziendali della Holcim, io ho dimostrato di essere una persona che guarda al futuro e, in un certo senso, di essere pronto ad adattarmi al mutamento di determinate condizioni. Un dato questo che non ha trovato spazio sulla stampa elvetica, ma che a livello internazionale ha riscontrato una notevole approvazione.

swissinfo: Cosa c’è che non va oggi nell’economia elvetica?

T.S.: L’economia svizzera non va poi così male. Dobbiamo continuare a ristrutturare per poter affrontare gli ambienti altamente competitivi della globalizzazione. Credo sia un passo che in passato la Svizzera era abituata a fare. D’altro canto esistono delle istituzioni che hanno fatto il loro tempo. Guardiamo ad esempio all’industria aerea. In questo campo si avverte un cambiamento fondamentale. Se si va indietro con la memoria di una decina di anni, allora si possono individuare delle strutture ben definite, anche nella politica dei prezzi. Il mercato odierno mette in discussione tutto ciò, ma in ambito aereo si continuano ad avere delle aree soggette ad una notevole regolamentazione. È stabilito ad esempio quante volte si possa volare in un determinato paese, a che ora e in quali fasce orarie, così che possiamo dire di trovarci di fronte a una deregolamentazione non portata a termine. Dobbiamo darci da fare per completare il processo di deregolamentazione in determinati settori.

swissinfo: La Svizzera ha messo in moto i processi decisionali necessari ad affrontare le sfide economiche di oggi e quelle di domani?

T.S.: A certi livelli ci stiamo bloccando da soli a causa di strategie e strutture obsolete. Quest’autunno verranno eletti i nuovi parlamentari svizzeri, se il popolo vuole cambiare qualcosa questa è l’occasione buona per farlo, l’occasione per votare i fautori del cambiamento. Piuttosto che mantenere lo status quo dovremmo eleggere in parlamento persone disposte a rischiare un po’ di più. Se si guarda ai candidati odierni, si noterà la presenza di una nuova generazione pronta a sedere in parlamento.

swissinfo: Cosa fa oggi Thomas Schmidheiny? Immagino sia difficile per qualcuno che è stato attivo come lei andare avanti senza investire altrove le proprie energie…

T.S.: È vero, il programma delle mie giornate è cambiato, ma ho avuto a disposizione un periodo di transizione di due anni per abituarmici. Ora posso finalmente concentrarmi su alcuni investimenti come i vigneti o l’estensione e la modernizzazione degli hotel di Bad Ragaz in cui abbiamo investito. Ci sono poi una serie di altri investimenti e la mia collezione d’arte. Mi piace anche viaggiare e rendere visita a degli amici che non ho visto per anni.

swissinfo: Ci parli un po’ della sua collezione d’arte…

T.S.: Ho acquisito l’intera collezione di opere di Ferdinand Hodler che faceva parte dell’eredità di famiglia. Si tratta di un pittore elvetico importante e questa è una delle maggiori collezioni che lo riguardano. L’abbiamo ristrutturata in modo da migliorarne la qualità. Abbiamo colmato alcune lacune e credo che questo sia il mio fiore all’occhiello. A parte ciò, colleziono arte moderna, un’altra area che ci interessa molto.

swissinfo: La famiglia Schmidheiny ha la fama di essere molto riservata. Quali sono le ragioni di tanta discrezione?

T.S.: Non definirei me stesso in questo senso. Buona parte del mio portfolio personale era investito nella Holcim e la gente aveva la possibilità di vedere cosa facevo e cosa raggiungevo con il mio team. Se lei avesse investito con me negli ultimi 20 anni, penso che se la sarebbe passata abbastanza bene. Ho mostrato una buona dose di trasparenza. Certo, alcune faccende sono private e devono rimanere tali. Ma i nostri investimenti sono, come quelli nell’azienda vinicola Cuvaison, sono alla luce del sole. Abbiamo comprato l’azienda vinicola Chapel Hill in Australia, ne stiamo costruendo una in Argentina e abbiamo degli affari in corso a Bad Ragaz. Il resto è amministrazione del patrimonio privato della famiglia.

Intervista swissinfo, Robert Brooks
(adattamento dall’inglese, Doris Lucini)

Thomas Schmidheiny, rampollo di una delle più importanti dinastie svizzere d’industriali, nasce il 17 dicembre 1945 a Balgach nel canton San Gallo.

Studia ingegneria meccanica al Politecnico federale di Zurigo. Nel 1999, la Tufts University del Massachusetts (USA) lo insignisce del titolo di dottore honoris causa per il suo impegno nel campo dello sviluppo sostenibile.

Comincia la sua carriera nel 1970 come direttore tecnico della Cementos Apasco e raggiunge il comitato esecutivo della Holcim Ltd nel 1976. Dal 1978 al 2001 ricopre la carica di presidente del comitato esecutivo.

Nel 1978 entra a far parte del consiglio d’amministrazione della Holcim. Dal 1984 al 2003 ne è il presidente. Attualmente è membro ordinario del consiglio d’amministrazione. Il suo mandato scade nel 2005.

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