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Progetto svizzero riceverà 1 miliardo di euro dall’UE

Il Progetto Human Brain intende creare un modello dei miliardi di neuroni del cervello umano Keystone

Il “Progetto Human Brain" del Politecnico federale di Losanna diventerà uno dei due obbiettivi primari di ricerca scientifica dell’UE. Riceverà 1 miliardo di euro per riunire tutte le conoscenze disponibili per lo studio del cervello.

Assieme al “Progetto grafene” condotto dall’Università di Gotemburgo, in Svezia, il “Progetto Human Brain” (BPH) è stato selezionato, tra 26 candidati, nell’ambito del programma europeo “Tecnologie future e emergenti” (“Future and Emerging Technologies”, FET). Con questo programma la Commissione europea intende promuovere progetti ambiziosi e ad ampio raggio nel settore strategicamente importante delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

L’obiettivo principale di BPH è la simulazione computerizzata del cervello umano, da cui ci si aspettano importanti progressi nelle neuroscienze, nella medicina, nelle scienze sociali, nonché nella tecnologia dell’informazione e nella robotica. Il progetto mira a riunire tutte le conoscenze sul cervello, allo scopo di ricostituirlo, pezzo per pezzo, tramite modelli informatici. In tal modo sarà possibile migliorare la sua comprensione e far progredire lo studio delle malattie neurologiche.

Al progetto, coordinato dal neuroscienziato Henry Markram del Politecnico federale di Losanna, parteciperanno ottantasette istituti di ricerca europei e internazionali. Per quanto riguarda gli svizzeri, vi figurano anche l’Ospedale universitario di Losanna, il Politecnico federale di Zurigo, l’Università di Berna, l’Università di Zurigo e l’IBM Research GmbH.

Keystone

Materiale rivoluzionario

Il secondo progetto che l’UE ha deciso di sostenere è quello della Chalmers University of Technology di Gotemburgo, in Svezia. Esso mira a esplorare le potenzialità del grafene (un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio) che potrebbe rivoluzionare l’informatica. Anche a questo progetto sono associati diversi gruppi di ricerca svizzeri: le università di Basilea, Ginevra e Zurigo, il Politecnico federale di Zurigo e l’Empa, il laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca..

Si tratta di un “giorno importante per la scienza europea e per la posizione dell’Europa nel mondo”, ha affermato lunedi la commissaria europea per le nuove tecnologie Neelie Kroes, nel corso di una conferenza stampa in cui sono stati presentati i due progetti scelti dall’UE. Entrambi offrono grandi possibilità di “innovazioni che favoriscono la crescita”, ha aggiunto la Kroes.

I due progetti riceveranno fino a 500 milioni di euro ciascuno da parte dell’UE sull’arco di 10 anni, provenienti dai fondi europei per la ricerca scientifica. Un contributo equivalente è atteso dagli Stati e dall’industria. Complessivamente i due progetti potrebbero così arrivare ad 1 miliardo di euro ciascuno.

Modello di successo

“Sono un presidente felice”, ha dichiarato il responsabile del Politecnico federale di Losanna Patrick Aebischer. “Si tratta di un riconoscimento fantastico per la scienza svizzera e un immenso onore per la nostra scuola”.

Da notare che, dei sei progetti selezionati per la fase finale dell’iniziativa FET, cinque hanno visto la partecipazione di gruppi di ricerca dei politecnici federali svizzeri. Di questi ben tre erano sotto la direzione delle due alte scuole finanziate dalla Confederazione.

Per il ministro svizzero dell’economia Johann Schneider-Amman, questo successo è dovuto all’efficienza del modello svizzero di promozione della formazione, della ricerca e dell’innovazione. Il consigliere federale si è congratulato con tutti i gruppi di ricerca che “hanno raggiunto la selezione finale della ‘Champions League’ della ricerca europea”.

Johann Schneider-Amman ha inoltre sottolineato il fatto che i progetti proposti sono stati elaborati con una procedura bottom-up dai ricercatori stessi. Questo testimonia ancora una volta “la validità del modello organizzativo degli scienziati svizzeri, improntato alla massima autonomia”.

Capitale delle neuroscienze

Soddisfatti anche i governi del canton Vaud e di Ginevra, per i quali la regione lemanica diventerà in futuro la “capitale europea delle neuroscienze”. Essi sottolineano di aver già accordato il loro sostegno al BPH.

Vaud ha stanziato finora 35 milioni di franchi per la costruzione di Neuropolis, lo stabile che ospiterà la piattaforma del progetto premiato. Ginevra, dal canto suo, allestirà un istituto di imaging molecolare nel perimetro dell’Ospedale universitario cantonale.

“Human Brain Project” dovrebbe occupare un migliaio di collaboratori scientifici e tecnici. Gli istituti lemanici si troveranno in questo modo al centro di una rete di 90 enti di ricerca situati in 22 paesi. La Confederazione e il Consiglio dei Politecnici federali hanno già stanziato 75 milioni di franchi per il progetto.

Tecnologie future e emergenti (FET) è un programma europeo di sostegno alla ricerca nei settori legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Lo scopo è di sostenere ricerche “a lungo termine e ad alto rischio”, che “potrebbero trasformare radicalmente le basi scientifiche e tecnologiche della società di domani”.

La Commissione europea ha scelto quest’anno i suoi due progetti faro nell’ambito di questo programma, ciascuno dei quali riceverà un miliardo di franchi su un periodo di 10 anni (la metà dovrebbe provenire dai singoli Stati e dal settore privato).

Questi progetti su grande scala dovranno essere visionari, ma fondati scientificamente, politicamente sostenibili e finanziariamente solidi. Devono inoltre avere il potenziale per fornire “soluzioni ad alcune delle più grandi sfide della società”.

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