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Una nuova terapia contro il diabete

Marc Donath (medico, professore e ricercatore) ha scoperto una nuova terapia per i malat di diabete di tipo 2 Keystone

Il ricercatore zurighese Marc Donath ha sviluppato una nuova terapia che permette di curare i sintomi del diabete 2 – la forma più diffusa - e che riesce a frenare il decorso della malattia.

Primo svizzero a ricevere il Premio Novartis per la ricerca sul diabete – il massimo riconoscimento in questo campo – Marc Donath ha spiegato che ci vorrà ancora qualche anno prima che la sua idea possa essere operativa.

Di ritorno dal recente congresso internazionale di Roma, dove ha ricevuto il prestigioso riconoscimento, Marc Donath ha illustrato a swissinfo la grande sfida contro il diabete.

Il diabete di tipo 2 – che colpisce il 90 per cento dei malati e spesso si manifesta in età avanzata – è in aumento ed è in parte legato ad uno stile di vita poco sano. In Svizzera oltre il 7% della popolazione soffre di questa forma di diabete, legata alle disfunzioni dell’insulina, l’ormone che controlla i livelli di glucosio nel corpo. I pazienti affetti da questa forma, non producono abbastanza insulina o il loro corpo non riesce ad usarla in modo efficace.

Marc Donath, 44 anni, professore di endocrinologia e diabete all’Università di Zurigo, ha scoperto la molecola responsabile della morte delle cellule che producono insulina, la cosiddetta “interleukina-1ß”. Ha quindi testato un medicamento che è in grado di bloccare l’interleukina-1ß.

Testata su una quarantina di pazienti, la nuova terapia ha permesso di ridurre il numero di iniezioni di insulina ad una al mese (al posto delle iniezioni quotidiane). E i pazienti hanno aumentato la produzione di insulina.

swissinfo: Cosa significa vivere con un diabete di tipo2?

Marc Donath: All’inizio i pazienti possono ridurre il loro bisogno di insulina cambiando il loro stile di vita o modificando le loro abitudini. Ma quando le cellule beta vengono progressivamente a mancare, hanno bisogno di ricorrere ai farmaci o alle iniezioni di insulina. Quello che è importante sapere, e non sottovalutare, è che si tratta di una malattia cronica progressiva. E dopo dieci o vent’anni è necessario sostituire l’insulina del proprio corpo attraverso molteplici e regolari iniezioni di insulina, tenendo nel contempo sotto costante controllo i livelli di zuccheri nel sangue.

swissinfo: I progressi della sua ricerca come hanno inciso nell’affrontare la malattia?

M.D.: Abbiamo prima di tutto cercato di capire perché queste cellule muoiono e poi siamo riusciti a identificare il fattore che si cela dietro a questo fenomeno: si chiama “interleukina-1ß” ed è una molecola prodotta dalle cellule medesime.

Basandoci su questa prima importante informazione, abbiamo fato capo ad una sostanza che blocca la molecola, testandola su alcune persone; i risultati delle nostre ricerche sono stati pubblicati nel 2007. Abbiamo in sostanza scoperto che il blocco cambia qualcosa nella malattia. Non solo i pazienti hanno migliorato il loro livello di glucosio nel sangue, ma hanno anche aumentato la produzione di insulina.

Quest’anno abbiamo sperimentato un bloccante a lunga azione. Siamo riusciti a mostrare che si tratta di una misura sicura e che è sufficiente una sola iniezione per assicurare per oltre un mese un netto miglioramento di glucosio nel sangue. Ciò significa che il paziente deve ricorrere all’iniezione di insulina solo una volta al mese.

Ciò che ci ha particolarmente colpito è constatare che, dopo un mese, la produzione di insulina nei pazienti è cresciuta del 26 per cento e dopo altri tre mesi l’incremento è stato del 52 per cento. Questa terapia ha davvero un impatto reale sulla progressione della malattia, che possiamo frenare aumentando la produzione di insulina.

swissinfo: Per le persone che soffrono di diabete, una sola iniezione al mese rappresenta un grande passo avanti….

M.D.: Ci stiamo concentrando molto su questa terapia collaborando con diverse società: vorremmo che sia disponibile il più presto possibile. Per i pazienti si tratta di una soluzione ottimale: il numero di pastiglie e di iniezioni è così elevato, che a volte si dimenticano di prendere qualcosa.

Ci vorranno comunque un paio d’anni prima che questo primo prodotto venga messo sul mercato. Per lo sviluppo di altri medicamenti sarà necessario aspettare dai cinque ai sette anni.

swissinfo: Quando per la prima volta ha illustrato la sua teoria, c’è stato molto scetticismo…

M.D.: Sono cose che accadono spesso nel campo della ricerca scientifica, quando viene cambiato un paradigma. Avevamo cominciato ad illustrare uno specifico tipo di infiammazione. Nessuno voleva credere che questa infiammazione avesse qualcosa a che fare con il diabete di tipo 2. Lo scetticismo era palpabile, specialmente all’interno della comunità europea.

Al recente congresso internazionale sul diabete a Roma il nostro concetto è stato accettato. È stato un momento di grande soddisfazione. La conferma della nostra scoperta da parte di diverse commissioni indipendenti è per noi estremamente rilevante: in campo scientifico è determinante per convincere le persone.

swissinfo: È stato un percorso difficile?

M.D.: Certo, è stato un percorso difficile e a più livelli. Prima di tutto sul piano personale: se qualcuno dubita di te, incominci a dubitare di te stesso e quando il peso del dubbio grava su di te, diventa anche più difficile pubblicare i risultati delle proprie ricerche e trovare fondi per la ricerca.

La prima tappa cruciale è stata nel 2007, quando il primo gruppo di verifica indipendente ha confermato le nostre scoperte, che abbiamo immediatamente pubblicato nel “New England Journal of Medicine”. La conferma integrale, quest’an no, delle nostre sperimentazioni, rappresenta un altro grande momento.

Ora c’è chi comincia a dire che era tutto ovvio fin dall’inizio e i nemici di allora vogliono essere adesso i tuoi migliori amici: sono reazioni che fanno parte del comportamento umano. Il Premio Novartis – selezionato da persone per cui provo grande rispetto e che nella ricerca del diabete sono dei luminari – mi ha fatto evidentemente molto piacere.

Intervista swissinfo, Isobel Leybold-Johnson, Zurigo
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Il diabete è un’emergenza che insidia la salute e la vita di ben 245 milioni di persone in tutto il globo planetario. Si stima che una persona ogni dieci secondi muoia a causa di questa malattia.

Una stima già spaventosa di per sé, se non fosse che è stato previsto un incremento della mortalità del 25% circa entro la fine del prossimo decennio.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il diabete nel 2025 potrebbe, per la prima volta in 200 anni, ridurre globalmente l’aspettativa di vita.

In Svizzera sono circa 150’000 le persone che sanno di avere questa forma di diabete, ma si stima che altre 100’000 abbiano la malattia senza saperlo. Il sovrappeso e la mancanza di attività fisica sono i maggiori fattori a rischio dell’insorgere del diabete di tipo 2.

Vi sono due tipi fondamentali di diabete, il tipo 1 e il tipo 2. I casi di diabete, di entrambi i tipi, stanno aumentando negli adulti a livello mondiale. Secondo le ultime notizie, il diabete di tipo 2 è in aumento anche tra i bambini. Nei soggetti affetti da diabete non curato, il livello del glucosio (lo zucchero contenuto nel sangue) può essere due o tre volte superiore alla norma.

Nel diabete di tipo 1 questo accade perché c’è una carenza di insulina, ossia l’ormone prodotto dal pancreas per convogliare il glucosio nei muscoli e negli altri tessuti.

Il diabete di tipo 1 si manifesta solitamente nei bambini e si verifica quando le cellule del pancreas che producono insulina vengono distrutte da una reazione auto-immune. Questo tipo di diabete si cura con iniezioni regolari di insulina e viene anche chiamato “diabete insulino-dipendente”.

Nel diabete di tipo 2, l’insulina è solitamente prodotta in quantità abbondanti, ma i muscoli che normalmente risponderebbero assorbendo il glucosio per utilizzarlo come energia o immagazzinarlo, diventano resistenti all’insulina e i livelli di glucosio nel sangue aumentano.

Denominato in precedenza “diabete non-insulino dipendente”, il diabete di tipo 2 era riscontrato soltanto nelle persone di mezza età e negli anziani. Recentemente, tuttavia, si è diffuso in tutte le fasce di età. I casi di Diabete di tipo 2 si verificano sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.

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