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Scorre nei bisses l’acqua sacra delle montagne

Certi bisses scorrono lungo tranquille stradine di campagna... www.bissesduvalais.ch

Per via delle alte catene montuose che lo delimitano, nel canton Vallese piove poco: meno della metà della media svizzera, e non abbastanza per irrigare prati, campi e vigneti. A meno di un miracolo.

Ma i vallesani, dice la leggenda, preferirono fare tutto da soli.

La parte superiore della vallata del Rodano, nel bel mezzo delle Alpi svizzere, vanta un clima diverso dal resto della Svizzera.

Protetto com’è dalle alte montagne che lo circondano, il canton Vallese viene infatti risparmiato dalle correnti di aria umida. Provenienti dal Mediterraneo o dall’Atlantico, per poter superare l’ostacolo della barriera alpina le perturbazioni sono costrette a scaricare gran parte delle precipitazioni prima di attraversare il cielo vallesano.

Risultato: in Vallese piove poco. Anzi, pochissimo, se paragonato alla media svizzera: dai 600 mm all’anno in pianura agli 800 mm a 1600 metri d’altezza – più o meno la metà dei valori registrati nel resto del paese.

Per di più, l’aridità del clima è spesso accentuata dal favonio, il vento caldo e asciutto di origine alpina, e dalla forte insolazione di cui beneficiano alcuni versanti del Vallese.

Di che rendere ancora più dura e complicata la vita ai contadini, già spesso costretti a conquistarsi, con arditi terrazzamenti, spazi coltivabili sui fianchi delle montagne. Tanto che anche San Pietro, racconta la leggenda, ne era rimasto impietosito.

Fidarsi è bene

Accompagnando il Signore in un viaggio sulla Terra, il guardiano del Paradiso aveva voluto intercedere in favore degli abitanti delle Alpi, svantaggiati dalla morfologia del territorio, e aveva chiesto loro cosa desiderassero.

«I montanari sognavano di vedere nelle loro valli campi e praterie al posto dei ghiacciai», dice la leggenda raccolta da padre Ignace Seiler e pubblicata nel 1938, nell’ambito di una colletta in favore dei contadini di montagna minacciati dalla penuria d’acqua. «Un desiderio che Dio esaudì. E dove prima regnavano neve e ghiaccio, si estesero magnifici campi sui quali fece sbocciare fiori a profusione».

Ma si sa, le leggende, anche quelle a scopo di beneficenza, possono riservare inattesi sviluppi. Così, «essendo scomparsi i nevai rinfrescanti, fece ben più caldo di prima e l’erba delle praterie divenne rossa e secca sotto i raggi del sole». Tanto che Iddio dovette nuovamente intervenire in favore dei miracolati, suggerendo che ora bisognava irrigare. E nella sua magnanimità, si offrì di farlo lui stesso.

Non fidarsi, è meglio

Tutti naturalmente accettarono la soluzione proposta dal Signore e ottennero piogge in abbondanza. Tutti, meno che i vallesani, che sembravano alquanto indecisi, per non dire scettici, in merito a questa nuova offerta.

San Pietro, forse un po’ seccato da questa mancanza di entusiasmo, si recò dai vallesani: «Siate fiduciosi e lasciate regnare il Signore», disse loro, «che vuole soltanto il vostro bene, poiché siete tutti figli suoi». E calcando la dose, aggiunse: «Anzi, visto che è vostro Padre, è anche Lui vallesano come voi!».

Non l’avesse mai detto: «Cosa? È un vallesano?», fu la reazione di una popolazione che sembrava conoscere bene i propri pregi e difetti. «Allora no, in questo caso è meglio se irrighiamo da soli!»

Acqua sacra delle montagne

E così nacquero i «bisses», condotte a cielo aperto, in parte rivestite di pietra o di legno, che portano l’acqua dei ghiacciai e dei nevai fino alle zone agricole.

Attraverso prati, pascoli e boschi, l’acqua delle montagne scende per chilometri in canali tracciati direttamente nella terra. Per garantire una pendenza omogenea, in presenza di pendii troppo ripidi i canali sono stati scavati nella viva roccia. E in certi casi, con spettacolari interventi costati più di una vita umana, si sono dovute sospendere delle specie di grondaie di legno alle pareti rocciose.

Una volta nei terreni coltivati, i «bisses» principali si suddividono in tutta una rete di canaletti e rigagnoli, regolati da chiuse e bacini di accumulazione, per l’irrigazione di vigneti, orti e prati.

Attualmente, la rete dei «bisses» ancora in esercizio si estende su circa 600 chilometri. Ma tra il XIX e il XX secolo, si contavano fino a 2000 chilometri di canali principali e ben 25’000 chilometri di canali secondari, annota Emanuel Ryenard nel suo studio «Les bisses du Valais».

Attrazioni turistiche

L’origine di questo singolare sistema di irrigazione è però molto più antica. I primi «bisses» di cui si ha traccia in documenti storici risalgono al XIII secolo.

E padre Seiler, riportando la leggenda dell’«acqua sacra delle montagne» nel suo testo del 1938, faceva addirittura risalire all’epoca romana l’inizio della costruzione di queste condotte. Che non fu sempre cosa facile, specialmente in certe situazioni molto ripide, «con dei canali in legno sospesi a pareti scoscese, sovente alti come campanili», scriveva padre Seiler.

Ora, alcune di queste tratte più spettacolari, costate numerose vite umane durante i lavori di costruzione e di manutenzione, sono state sostituite da condutture più moderne ed efficaci.

Altre, restaurate e protette, sono invece state affiancate da sentieri didattici, all’intenzione dei turisti sensibili alle testimonianze del passato. E chissà che non ne abbia approfittato anche San Pietro, per passare in incognito a verificare l’operato dei suoi vallesani…

swissinfo, Fabio Mariani

I «bisses» esistono almeno dal XIII secolo;
tra il XIX e il XX secolo, i canali principali si estendevano su 2000 km, quelli secondari su 25’000 km;
attualmente si contano circa 600 km di condotte principali ancora funzionanti.

La leggenda vuole che il Signore, di passaggio sulla Terra, avesse deciso di aiutare i popoli delle Alpi, facendo piovere a sufficienza su prati e pascoli di montagna.

Ma i vallesani, ai quali San Pietro aveva descritto Dio come uno dei loro, preferirono rinunciare. E per sopperire all’aridità del clima, idearono un singolare sistema d’irrigazione: i «bisses», condotte a cielo aperto che portano l’acqua dei ghiacciai fino alle colture.

Tuttora in funzione, i canali scavati nel terreno o appesi alle pareti rocciose sono stati parzialmente restaurati e messi sotto protezione, quali oggetti del patrimonio socio-culturale vallesano e attrazione turistica.

Nella parte francofona del cantone i «bisses» sono detti anche «rayes», mentre nell’alto Vallese, di lingua tedesca, sono chiamati «Suonen» o «Leiten».

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