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Secondo gli svizzeri incombono più minacce sul mondo

Nel proprio Paese gli svizzeri si sentono relativamente sicuri swissinfo.ch

La popolazione elvetica teme più di prima gli sviluppi della politica internazionale. Per il loro Paese non nutrono invece nuove paure.

Secondo uno studio Univox, come negli anni passati, circa la metà degli intervistati continua a credere che siano possibili anche in Svizzera attentati terroristici e prese d’ostaggi.

Gli svizzeri “non si sentono direttamente coinvolti” dagli attentati onnipresenti in altre parti del mondo: tuttavia il 50% di loro ritiene possibili attacchi terroristici o prese d’ostaggi anche in Svizzera. Ma soprattutto preoccupa i cittadini elvetici lo sviluppo della situazione internazionale, su cui non sono mai stati tanto pessimisti.

Secondo un sondaggio Univox sulla politica della sicurezza, il 57% dice di temere un peggioramento nei prossimi cinque anni, contro il 44% nel 2004. L’ultimo picco risale in questo caso al 1993, anno di recessione economica in cui si era arrivati al 53%. Gli ottimisti sono solo il 3%, contro il 16% del 1993.

Ecco perché la maggioranza degli svizzeri intervistati non pensa più che l’esercito costi troppo: la percentuale di chi ritiene eccessive le spese militari è scesa quest’anno al 35%, mentre raggiungeva ancora il 50% nel 2004.Il tasso è il più basso registrato dall’inizio dei rilevamenti nel 1989.

Contemporaneamente il 76% degli intervistati ritiene indispensabile che la Svizzera abbia un esercito. Il 99% è favorevole agli interventi in casi di catastrofe in Svizzera e il 76% anche all’estero.

Interventi di protezione civile

“Ad influire su questi dati sembrano essere stati gli interventi di soldati nelle regioni colpite dalle inondazioni nell’agosto 2005”, ha dichiarato giovedì alla stampa Martin Abele, responsabile dello studio realizzato dall’istituto demoscopico “gfs.zürich”. A ciò si aggiunge la riduzione della spesa militare nel corso degli ultimi anni.

Per la maggioranza degli intervistati, l’esercito deve essere in grado di adempiere i compiti più disparati: dal controllo delle frontiere in caso di forte afflusso di rifugiati, alla sorveglianza di conferenze internazionali come il Forum economico di Davos (WEF), alle azioni anti-terrorismo. Il tasso di persone favorevoli a questo ultimo tipo di interventi è comunque ritornato, con il 77%, al livello del 2000, dopo un picco dell’86% nel 2004.

Neutralità meno sacra

I principali timori a livello interno riguardano una possibile penuria energetica e di materie prime: il 69% degli intervistati ritiene che ciò potrebbe accadere entro il 2011, con un aumento del 41% rispetto a due anni fa. La paura di una crescita eccessiva della popolazione straniera è a sua volta passata negli ultimi due anni dal 66 al 77%.

Secondo il sondaggio, agli svizzeri la neutralità del proprio Paese sembra meno importante di prima. Il 53% degli intervistati potrebbe accettare di abbandonarla, a certe condizioni. Nel 2004 erano il 46%. Tuttavia solo la posizione degli svizzero-tedeschi è cambiata: resta a 46% la percentuale dei romandi che immagina una possibile modifica della neutralità, la stessa quota registrata nel 2004.

swissinfo e agenzie

Univox è il nome dato ad uno studio sul lungo termine della società svizzera.

È realizzato dall’istituto di ricerca gfs-zürich in collaborazione con una ventina di partner specializzati, per la maggior parte istituti universitari.

Dal 1986 al 1999, il sondaggio Univox è stato effettuato una volta l’anno. Dal 2000, la scandenza è biennale.

Il rilevamento è stato realizzato nel febbraio del 2006 su un campione di 700 persone.
Come tutti i sondaggi UNIVOX si è limitato alla Svizzera tedesca (75% delle interviste) e a quella romanda (25%).

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