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Tassazione delle imprese: la Svizzera adotta gli standard internazionali

Gli standard internazionali elaborati dall’OCSE dovrebbero tra l'altro porre fine ai regimi fiscali preferenziali concessi da diversi paesi a imprese transnazionali, tra cui Starbucks, Apple, Amazon e Google. Reuters

Pochi giorni dopo aver decretato la fine del segreto bancario, il Parlamento svizzero ha deciso di rinunciare – sempre sotto la pressione dell’UE, del G20 e dell’OCSE – anche ai regimi fiscali privilegiati per le società straniere. La Riforma III dell’imposizione delle imprese, adottata martedì dalle Camere federali, sarà però probabilmente combattuta da un referendum della sinistra. 

Con la Riforma III dell’imposizione delle impreseCollegamento esterno la Svizzera pone fine ad una lunga vertenza in corso con l’UE. Già dai primi anni 2000, i membri dell’Unione avevano dato inizio a grandi pressioni per spingere la Confederazione a sopprimere gli statuti fiscali speciali concessi dai Cantoni ad aziende – holding, società miste e società di gestione – che operano all’estero e svolgono quasi solo attività amministrative in Svizzera. 

Gli utili conseguiti da queste aziende all’estero sono esenti da tasse cantonali o sono tassati dai Cantoni con aliquote molto più basse rispetto a quelli realizzati dalle aziende che operano effettivamente in Svizzera. Secondo Bruxelles, questi regimi fiscali sono equiparabili a sovvenzioni pubbliche che distorcono la libera concorrenza. Nel 2007, la Commissione europea aveva perfino decretato che questi statuti fiscali cantonali violano l’Accordo di libero scambio in vigore dal 1972Collegamento esterno tra la Svizzera e l’UE. 

Negli ultimi anni, alle pressioni dell’UE si erano aggiunte anche quelle del G20 e dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che avevano deciso di adottare standard internazionali, a partire dal 2017, per impedire alle imprese transnazionali di eludere o evadere il fisco. Nel 2014 l’OCSE ha quindi presentato il BEPSCollegamento esterno (Base Erosion and Profit Shifting), un piano internazionale destinato ad armonizzare la tassazione delle imprese e a colmare le lacune delle diverse legislazioni nazionali. 

Per evitare misure di ritorsione, anche la Svizzera si è vista costretta ad aderire agli standard dell’OCSE. Nel 2014, il governo elvetico ha quindi firmato un accordo con BruxellesCollegamento esterno, in cui si impegnava ad abrogare i regimi contestati, a condizione che i membri dell’Unione rinunciassero alle contromisure previste. Presentata lo stesso anno dal Consiglio federale, la Riforma III della tassazione delle imprese aveva quindi come scopo iniziale di adeguare la legislazione svizzera alle nuove norme internazionali. 

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Questi i punti principali della riforma, approvata martedì dal Parlamento: 

  • Vengono soppressi dal 2019 i regimi fiscali speciali contestati dall’UE e dall’OCSE. Finora ne beneficiano circa 24’000 imprese straniere, che forniscono un gettito fiscale di 4- 5 miliardi di franchi all’anno. 
  • Per mantenere competitiva dal profilo fiscale la loro piazza economica, i Cantoni prevedono di ridurre le aliquote d’imposizione degli utili di tutte le imprese con sede sul loro territorio. 
  • La riduzione del gettito fiscale dei Cantoni sarà parzialmente compensata dalla Confederazione: in futuro i Cantoni riceveranno il 21,2% degli introiti dell’Imposta federale diretta (attualmente 17%). 
  • Per attirare anche in futuro imprese straniere, i Cantoni potranno far ricorso ai cosiddetti “patent box”, autorizzati dagli standard dell’OCSE. Si tratta in pratica di tassazioni privilegiate per le aziende attive nella ricerca e nell’innovazione. 
  • Il Parlamento ha inoltre previsto diversi alleggerimenti fiscali per le imprese, le banche e le assicurazioni, che verranno però presi in esame al di fuori della Riforma III della tassazione delle imprese. 

Sostenuta dai partiti di centro e di destra, la riforma è stata combattuta in Parlamento dalla sinistra, che ha già preannunciato un referendum. Le misure adottate in questi giorni apriranno un buco di oltre 1 miliardo di franchi nelle casse federali, che necessiterà nuove misure di risparmio da parte della Confederazione. Secondo i partiti di sinistra, a farne le spese saranno le classi medio-basse.

Regimi fiscali privilegiati 

In Svizzera vi sono circa 24’000 aziende che godono di uno statuto fiscale speciale. Si tratta principalmente di holding e società di gestione che non esercitano nella maggior parte dei casi nessuna attività produttiva o commerciale sul territorio elvetico. 

Queste società rappresentano solo il 7% di tutte le aziende con sede in Svizzera, ma assicurano circa la metà dell’Imposta federale diretta prelevata sugli utili delle imprese. La Confederazione applica un’aliquota effettiva dell’7,8%. 

Per quanto riguarda i Cantoni, le holding e le società di gestione garantiscono il 21% delle imposte sugli utili versate da tutte le imprese. Nei Cantoni, queste società sottostanno ad aliquote molto basse o sono addirittura esentate da tasse. 

Il loro onere fiscale complessivo (Confederazione, Cantoni e Comuni) si situa tra il 7,8 e il 12%. Per le altre aziende attive in Svizzera questo onere varia invece tra il 12 e il 24%.

Contattate l’autore su twitter: @ArmandoMombelliCollegamento esterno

Gli standard internazionali, adottati anche dalla Svizzera, permetteranno di impedire alle grandi imprese transnazionali di eludere il fisco?

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