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Si rinsaldano le relazioni tra Svizzera e Turchia

Keystone

La delegazione parlamentare svizzera ha concluso venerdì la sua visita in Turchia. I colloqui si sono svolti in un clima cordiale.

Il capo-delegazione, Peter Briner, ha detto a swissinfo che nulla impedisce ormai la visita della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ad Ankara.

Lo scorso anno, la Turchia aveva disdetto all’ultimo minuto una visita di Calmy-Rey, in seguito al riconoscimento del genocidio armeno del 1915 da parte di due parlamenti cantonali svizzeri (Ginevra e Vaud).

Oggi però la Turchia non avrebbe più «nessun risentimento» nei confronti della Svizzera, secondo Peter Briner. Anche se nel frattempo lo stesso Consiglio nazionale ha riconosciuto il genocidio degli armeni.

Così la Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (camera dei cantoni) ha compiuto il viaggio che nel settembre 2003 aveva annullato, in seguito alle tensioni tra i due paesi.

swissinfo: La visita ha avuto successo?

Peter Briner: Credo che il viaggio abbia avuto molto successo. Il nostro obiettivo era di conoscere meglio la Turchia e di incontrare colleghi parlamentari membri della commissione degli affari esteri turca.

Per capirci dobbiamo prima conoscerci. Abbiamo trovato le porte aperte e una grande ospitalità da parte dei nostri amici turchi.

swissinfo: Avete incontrato anche il ministro degli esteri turco Abdullah Gül. Di cosa avete parlato con lui?

P.B.: Abbiamo discusso di cooperazione bilaterale. Collaboriamo molto in ambito economico, culturale e tecnologico. In nostri partner turchi hanno espresso il loro desiderio di intensificare le nostre relazioni d’affari.

Anche da parte nostra ci sono problemi che desideriamo siano risolti. Sembra che le dogane turche discriminino le importazioni svizzere a causa delle certificazioni dell’Unione europea, anche se abbiamo un trattato di libero scambio con la Turchia e con l’UE.

Stiamo discutendo questo problema a vari livelli e io spero che possa essere risolto.

swissinfo: Avete parlato anche di diritti umani?

P.B.: Abbiamo menzionato i diritti umani. Abbiamo anche incontrato una piccola delegazione di leader dell’opposizione, guidata dall’attivista curda per i diritti umani Leyla Zana.

Lei ha detto che spera in una Turchia stabile, che viva in pace, democrazia e dove regni la giustizia. Perciò si è detta contenta del processo di riforme innescato dalla candidatura turca all’Unione europea.

L’attuale situazione è per lei incoraggiante, anche se vorrebbe accelerare le cose. Noi speriamo che condurrà la sua lotta in maniera democratica, perché la violenza non è il modo giusto per raggiungere degli obiettivi politici.

Da parte nostra abbiamo naturalmente sottolineato il fatto che la democrazia può essere raggiunta solo attraverso le vie legali.

swissinfo: Un anno fa volevate andare in Turchia e non avete potuto farlo. Ora le relazioni tra Berna e Ankara sembrano essere migliorate. Come le descriverebbe ora?

P.B.: I nostro rapporti sono molto aperti e amichevoli. Abbiamo discusso i disaccordi che ci hanno costretti a posticipare il viaggio. Abbiamo spiegato come funzionano le cose in Svizzera e alla fine credo che la discussione abbia soddisfatto entrambe le parti.

swissinfo: Crede che la vostra visita apra la strada per un viaggio della ministra degli esteri Calmy-Rey in Turchia?

P.B.: Sì, assolutamente. Il ministro degli esteri Gül ha detto che non c’è più ostacolo di sorta alla visita di Calmy-Rey e il capo del protocollo cercherà una data adatta. Non c’è più alcun risentimento.

Intervista swissinfo: Marven McLean
(traduzione: Andrea Tognina)

Settembre 2003: Ankara annulla l’invito in Turchia alla ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey. Nello stesso mese la Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati rinvia un viaggio in Turchia.
Dicembre 2003: Il Consiglio nazionale riconosce il massacro degli armeni del 1915 come genocidio.
Agosto 2004: La Commissione parlamentare ritiene che le «migliorate relazioni bilaterali» rendano il viaggio possibile.

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