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Sicurezza interna: la Svizzera vuole cooperare

Misure di sicurezza anti-terrorismo rafforzate anche all'aeroporto internazionale di Zurigo-Kloten Keystone

Gli attentati dell'11 settembre non hanno preso completamente alla sprovvista la Svizzera, impegnata nel progetto USIS.

Già prima dei suoi vicini, la Confederazione si era occupata delle lacune nel suo sistema di sicurezza interno.

In luglio, all’aeroporto, al momento della partenza di un volo per un Paese vicino, il controllore dei bagagli scopre un paio di forbici nella borsa di un collaboratore di swissinfo. L’oggetto viene confiscato e restituito solo all’arrivo. Stesso scenario un anno più tardi, in occasione di un volo interno.

Un anno dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, in Svizzera la guardia non è certo stata abbassata, né all’aeroporto di Zurigo, né a quello di Ginevra e nemmeno a Lugano. Eppure il “nostro sistema di controllo alle frontiere è kafkiano”, constata Jean-Luc Vez, direttore dell’Ufficio federale di polizia.

Mentre il controllo delle persone sui treni e negli aeroporti è di competenza dei cantoni, quello delle merci incombe alla Confederazione. “Dal momento che i metodi di polizia variano da un cantone all’altro, non c’è alcuna continuità nella lotta al terrorismo”, afferma un funzionario del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP).

Mancanza di un’azione unificata

Una situazione paradossale. La Svizzera resta uno dei Paesi più sicuri d’Europa, come ha dimostrato il rapporto sulla sicurezza interna del DFGP del luglio 2002.

Contemporaneamente, però, “il federalismo ha l’inconveniente di non permettere un’azione unificata a livello nazionale, in materia di sicurezza interna”, sottolinea il rapporto USIS.

Che fare dunque? Rinunciare all’organizzazione federalistica e creare una specie di FBI svizzera? Una proposta assolutamente irrealizzabile in Svizzera. Dalla fine dello scorso anno, si sta lentamente costituendo un progetto “misto”, che accorda certi poteri alla Confederazione, senza però intaccare troppo quelli dei cantoni.

Un poliziotto per 538 abitanti

Verranno dunque migliorati i metodi d’intervento della polizia “sovraccantonale e nazionale”. Basterà? Ovviamente è troppo presto per rispondere. “Constato che c’è una vera e propria presa di posizione dei pericoli legati al terrorismo. Ma c’è un problema da superare: quello degli effettivi”, nota un poliziotto ginevrino.

La Francia, ad esempio, dispone di un poliziotto per 245 abitanti, la Germania di uno per 305 e la Svizzera, uno per 538! Secondo le stime dei comandanti di polizia cantonali, alla Confederazione mancano un migliaio di agenti.

Tuttavia, nel 2004 gli effettivi al Ministero pubblico della Confederazione e all’Ufficio federale di polizia toccheranno le 550 unità (contro le 125 nel 2000). Senza contare i 25 reclutamenti all’Ufficio dei giudici istruttori federali.

Il World Economic Forum quest’anno non si è tenuto in Svizzera per ragioni di sicurezza. Ma resta una domanda. La popolazione ha voglia di vedere il proprio Paese trasformarsi in uno Stato poliziesco? Di sicuro, no.

Aderire a Schengen

Molto prima degli attentati dell’11 settembre, il progetto USIS sottolineava l’importanza della cooperazione internazionale nella lotta contro le minacce terroristiche e l’estremismo violento. In effetti, un Paese piccolo come la Svizzera non ha i mezzi per difendersi da solo o per raccogliere informazioni utili.

La nostra strategia internazionale si basa dunque sull’adesione alle Nazioni Unite (per partecipare, ad esempio, alla Convenzione per la repressione del finanziamento del terrorismo) ma anche sulla partecipazione allo spazio di Schengen, l’accordo sull’abolizione delle frontiere all’interno dell’Unione europea.

Il primo obiettivo è stato raggiunto. Il secondo comporterà, molto probabilmente, alcuni anni di laboriose trattative. “La sicurezza non è una prerogativa dello Stato. Anche le società private cercano di proteggersi meglio ma sono essenzialmente le multinazionali che investono nella sicurezza, reclutando degli ex impiegati in questi servizi, per lo più americani”, dichiara Yves Baeumlin, fondatore d’Intelynx, una società d’investigazione.

Ian Hamel

In fatto di sicurezza interna e lotta al terrorismo la Svizzera è sempre stata molto vigile, già prima dell’11 settembre.

Tuttavia, perchè questi sforzi diano i loro frutti, la piccola Svizzera ha bisogno del sostegno e della collaborazione degli altri Stati europei.

La Svizzera, uno dei Paesi più sicuri d’Europa

Svizzera: un poliziotto per 538 abitanti

Germania: un poliziotto per 305 abitanti

Francia: un poliziotto per 245 abitanti

Ministero pubblico della Confederazione: 125 unità nel 2000, 550 unità nel 2004

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