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Sigarette più care, ma non fuori portata

Le sigarette fanno male alla salute, ma riempiono le casse dello Stato Keystone

Il governo propone al parlamento di non adottare un aumento massiccio dell'imposta sul tabacco, per non compromettere la sua politica fiscale.

Da anni il Consiglio federale cerca di procurare alla Confederazione maggiori entrate aumentando l’imposta sul tabacco per raggiungere il livello dell’UE, che è del 57%. In Svizzera attualmente siamo al 51,33%.

A piccoli passi verso le norme europee

Il prezzo delle marche più commercializzate passerà da fr.4.80 a fr.4.90 per pacchetto, facendo salire la tassa al 52,18% del prezzo. Un aumento minimo di 10 centesimi per pacchetto invece degli 80 o 90 centesimi che chiedevano le organizzazioni per la prevenzione del tabagismo. Queste auspicavano anche l’istituzione di un fondo speciale per la prevenzione al tabagismo, che avrebbe ad esempio organizzato campagne d’informazione durante gli open-air.

La creazione di un fondo speciale implica la modifica della Costituzione, perciò il governo consiglia di finanziare la prevenzione del tabagismo attingendo ai fondi federali. Nel giugno scorso il governo aveva deciso di aumentare il budget per la prevenzione del tabagismo, con lo scopo di farlo arrivare a 10 milioni di franchi fino al 2005.

Il cerchio vizioso delle finanze

Anche in questa occasione il Consiglio federale ha preferito la cautela, perché ritiene che far passare d’un botto il pacchetto da fr. 4,80 a fr.5,60 avrebbe compromesso la sua politica fiscale. È vero, aumentare il pacchetto fa aumentare le tasse, ma se diminuiscono troppo in fretta i fumatori, il beneficio per le tasse viene annullato. Il governo ricorda che le tasse sul tabacco servono anche a finanziare i contributi federali all’assicurazione vecchiaia e invalidità.

Le cerchie contrarie agli aumenti massacci del prezzo delle sigarette, dalle lobby del tabacco ai coltivatori svizzeri, argomentano che se le sigarette sono troppo care, i fumatori si rivolgono semplicemente a marche meno pregiate e più dannose per la salute. Oppure vanno a comprarle nei duty-free o nei paesi limitrofi. Contemporaneamente, dicono, fanno migliori affari i contrabbandieri a spese dello stato.

Proprio in questi giorni a Varsavia i membri dell’Organizzazione mondiale della Sanità discutono di trasformare l’Europa in continente libero dal tabacco. Il sogno è quello di impedire soprattutto che aumenti il numero dei giovani fumatori: aumentando il prezzo del pacchetto di sigarette si è notato che sono soprattutto i giovani, che hanno meno soldi in tasca degli adulti, a fumare di meno.

Se per i lobbisti del tabacco aumentare il prezzo non fa diminuire i fumatori, ma li devia semplicemente su altre marche o fornitori, le cose stanno in un altro modo per le organizzazioni della Salute e di prevenzione del tabagisno. Ad esempio, per l’Ufficio federale della Salute un aumento del 10% del prezzo delle sigarette fa diminuire fino al 4,8% il consumo di tabacco. Tra i giovani i risultati sarebbero ancora migliori.

In alcuni paesi, soprattutto in Scandinavia, l’aumento massiccio del prezzo delle sigarette, insieme alle campagne d’informazione e prevenzione hanno portato negli ultimi anni alla diminuzione dei fumatori.

In Svizzera invece, in confronto agli altri paesi europei, si continua a fumare molto e sono proprio i giovani ad alzare le percentuali. Non solo, ma iniziano sempre più presto. Per questo le organizazioni per la prevenzione del tabagismo, i medici, le organizzazioni di protezione dei consumatori auspicavano un aumento sostanziale dell’imposta.

Raffaella Rossello

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