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Giunta a Parigi da Roma la richiesta di estradizione di Baragiola

La domanda di estradizione dell'ex brigatista rosso Alvaro Baragiola-Lojacono, incarcerato in Corsica, è giunta il 7 luglio al Ministero degli esteri a Parigi. Lo ha indicato lunedì il procuratore generale di Bastia, Pierre-Yves Radiguet.

L’undici luglio, termine imposto dalla Francia alle autorità giudiziarie della Penisola per inoltrare la domanda di estradizione, è quindi stato rispettato. La procedura di estradizione potrebbe però durare ancora a lungo: «da sei mesi a una anno se Baragiola intenterà ricorso opponendosi ad un’eventuale decisione di estradizione verso l’Italia», ha aggiunto Radiguet.

La procedura francese prevede che la richiesta di estradizione, dopo essere stata inviata alla Procura generale di Bastia (Corsica) venga notificata a Baragiola, attualmente detenuto nel carcere di Borgo, sull’isola francese. In seguito la Camera di accusa di Bastia dovrà pronunciarsi a favore o contro la richiesta inoltrata dalle autorità italiane. L’ultima parola spetterà al primo ministro francese con la firma del decreto di estradizione.

In Italia Baragiola è stato condannato due volte in contumacia alla reclusione a vita. Un ergastolo gli è stato inflitto nel processo Moro-quater, per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. La condanna è diventata definitiva il 14 maggio del 1997. Un secondo ergastolo gli è stato inflitto per l’uccisione del giudice Girolamo Tartaglione.

Per quest’ultimo omicidio è stato processato in Ticino, dove si era rifugiato dopo alcuni anni di latitanza e dove aveva ottenuto la cittadinanza elvetica. Condannato in prima istanza all’ergastolo, in cassazione si era visto ridurre la pena a 17 anni di reclusione. Dopo nove anni di detenzione, ha ottenuto la semilibertà nel 1997 per seguire corsi di giornalismo e nell’ottobre 1999 è tornato in libertà. Le autorità francesi lo hanno arrestato in giugno durante una vacanza in Corsica.

Sempre in contumacia, in Italia Baragiola è pure stato condannato a 16 anni di reclusione in relazione all’uccisione, avvenuta a Roma nel 1975, dello studente greco di destra Mikis Mantakas.

swissinfo e agenzie

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