Sei mesi dopo il devastante terremoto che il 12 gennaio ha ucciso oltre 250mila persone, ad Haiti è ancora disastrata. Una cerimonia in memoria delle vittime si è svolta lunedì nella capitale Port-au-Prince.
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Ancora adesso “si vedono solo tende e rovine”, ha detto il direttore di Caritas Svizzera Hugo Fasel, che si trova sull’isola caraibica. Vi sono persone “che vivono in cantine di case crollate, dove ci sono ancora dei cadaveri. Non hanno altra scelta”, ha sottolineato Fasel.
Più di un milione e mezzo di senza tetto vivono in tendopoli minacciate dall’arrivo della stagione degli uragani.”Le piogge sono già iniziate e con i venti d’intensità normali sono già state divelte delle tende”, ha lamentato la coordinatrice di Terre des Hommes (TdH) Svizzera Guerty Aimé.
L’economia dell’isola è paralizzata e gli aiuti internazionali, dopo l’entusiasmo iniziale, tardano ad arrivare. A repentaglio sono soprattutto i bambini, la vera emergenza del dopo terremoto, che costituiscono circa la metà dei senza tetto. L’UNICEF ha denunciato le condizioni di malnutrizione in cui vivono e le malattie che li minacciano.
Occorrerà migliorare sia gli aiuti urgenti sia le misure di ricostruzione, ha detto la responsabile dell’ente dell’ONU per l’infanzia ad Haiti Françoise Gruloos-Ackermans.La rappresentante dell’UNICEF ha quindi lanciato un appello al rafforzamento della protezione dei più giovani. TdH ha aggiunto di avere anche constatato un forte aumento delle aggressioni sessuali a danno di bambini.
Nella cerimonia di commemorazione delle vittime, il ministro haitiano dell’interno Paul-Antoine Bien-aimé ha detto che “senza l’aiuto della comunità internazionale, delle Ong e degli stranieri, che ha consentito al governo di affrontare la più grave catastrofe dell’umanità, la situazione sarebbe ancora peggiore”. Il governo ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato ai soccorsi.
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