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Allarme rapimenti: uno strumento in più per gli inquirenti

Un messaggio sul cellulare può salvare una vita? Keystone

L'omicidio di una ragazza di 16 anni, ritrovata morta domenica scorsa in un appartamento del canton Argovia, ha rilanciato il dibattito sul sistema di allarme in caso di rapimento. Giovedì, la camera alta del Parlamento ha deciso che anche la Svizzera deve dotarsi di un dispositivo di allerta nazionale.

«Oggi la polizia può interrompere un’emissione radiofonica per annunciare che una tavola di legno è caduta sull’autostrada, ma non può fare nulla in caso di scomparsa di un bambino», ha rammentato nei giorni scorsi Jean-Marie Bornet, portavoce della polizia del canton Vallese, sulle pagine del quotidiano romando Le Matin.

«Disponiamo già di un sistema che riunisce i diversi corpi di polizia e le emittenti radiofoniche e televisive del servizio pubblico. È stato creato per allertare la popolazione in caso di catastrofe; nulla ci impedisce di estenderlo ai casi di rapimento», ha aggiunto Bornet.

Un altro dramma

Le discussioni attorno alla necessità o meno di dotarsi di un sistema di allarme nazionale per reagire alle scomparse di minori sono state riaccese dal recente dramma di Lucie.

La giovane friburghese è stata ritrovata morta domenica 8 marzo in un appartamento del canton Argovia, dopo che aveva lasciato il domicilio di Pfäffikon (Zurigo) della famiglia presso la quale risiedeva come ragazza alla pari.

Il giorno seguente, un 25enne svizzero, proprietario dell’appartamento, ha confessato alla polizia il suo reato. Condannato nel 2004 a una rieducazione in una clinica psichiatrica per tentato omicidio e uso di stupefacenti, l’uomo era stato rimesso in libertà con la condizionale nell’agosto 2008.

Proposta concreta

L’allarme rapimenti avrebbe permesso di salvare Lucie? Nessuno è ovviamente in grado di affermarlo con certezza, ma coloro che da tempo auspicano l’applicazione di un sistema di allerta sono stanchi di aspettare.

Contrariamente all’invito del Consiglio federale, che suggeriva di attendere il rapporto di un gruppo di esperti, la maggioranza dei deputati in Consiglio degli Stati (camera alta del Parlamento elvetico) ha preferito ridurre i tempi.

Per 38 voti contro 1, i “senatori” hanno deciso di trasmettere al governo nazionale la mozione del deputato liberale radicale Didier Burkhalter. Il testo chiede l’introduzione di un sistema di allerta in caso di rapimenti a livello nazionale, che coinvolga cantoni, sistemi di trasporto, operatori telefonici, media e associazioni delle vittime.

«La mia proposta è concreta», aveva spiegato prima del voto Didier Burkhalter. Il governo è ora incaricato di istituire un sistema analogo a quello in vigore in Francia.

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Consiglio degli Stati

Questo contenuto è stato pubblicato al Il Consiglio degli Stati è la Camera alta del Parlamento svizzero composta dai rappresentanti dei cantoni. Conta 46 membri. Ogni cantone, indipendentemente dal numero di abitanti, ha due rappresentanti, mentre ogni semi-cantone uno. I semi-cantoni sono Obvaldo, Nidvaldo, Basilea Città, Basilea Campagna, Appenzello interno ed Appenzello esterno. Un membro della Camera alta è chiamato consigliere…

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Strumento per gli inquirenti

L’idea di un sistema nazionale sembra tuttavia suscitare reticenze nella Svizzera tedesca. Una questione di sensibilità culturale? A livello europeo, la Germania è ad esempio contraria: le autorità tedesche sostengono che la maggior parte dei bambini scomparsi riappare nello spazio di due giorni e temono un moltiplicarsi dei falsi allarme.

Per Didier Burkhalter si tratta invece di un problema d’informazione. «I romandi guardano la televisione francese e quindi sono maggiormente sensibilizzati».

«Una volta capito il sistema e la sua utilità, ci si rende però conto che costituisce uno strumento in più nell’arsenale di cui dispongono gli inquirenti. Penso che si aderirà a questa proposta anche nella Svizzera tedesca».

Molti ostacoli

Nel dicembre 2008, il Consiglio federale aveva motivato il suo rifiuto alla mozione Burkhalter sostenendo che i cantoni stavano elaborando un sistema simile, la cui entrata in funzione era prevista per il 2010.

Per il governo sarebbe stato controproducente togliere ai cantoni la competenza proprio in quel momento per trasferirla alla Confederazione. Nel corso del dibattito di giovedì, la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf ha poi affermato che il sistema di allarme rapimento non è quella panacea che si vuol far credere.

Nel caso della recente uccisione di Lucie, «questo sistema di allarme non avrebbe impedito il delitto», ha detto la consigliera federale. Ci sarebbero poi da risolvere problemi di natura tecnica, tattica, giuridica, procedurale e finanziaria.

Il discorso sul federalismo sembra tuttavia poco solido. Basti pensare che il primo sistema di allerta nazionale in caso di rapimenti è stato lanciato negli Stati Uniti, paese federalista in cui gli Stati sono piuttosto gelosi delle loro prerogative.

Mobilitazione di massa

Il dramma di Lucie ha visto mobilitarsi non soltanto il mondo politico. Numerose sono state le reazioni della società civile.

Fin dalle prime ore dalla scomparsa della giovane, famigliari e amici di Lucie hanno affisso avvisi con il ritratto della ragazza nella regione di Zurigo e Baden (Argovia).

Sono pure stati lanciati appelli su Internet e creati gruppi sulla rete sociale Facebook al fine di raccogliere informazioni. Il promotore di tale iniziativa ha affermato di aver utilizzato questo canale «in mancanza di un sistema di allerta rapimenti».

Nello spazio di 24 ore hanno aderito 10’000 persone; qualche giorno dopo, le persone che hanno lasciato commenti o messaggi di sostegno sono state oltre 60’000. La prova che una mobilitazione rapida e di massa è sicuramente possibile con i media di oggi. Per Lucie è purtroppo tardi, ma per altre persone…

swissinfo, Marc-André Miserez
(traduzione e adattamento di Luigi Jorio)

Nell’autunno 2007, in seguito alla commozione suscitata dall’omicidio di Ylenia (4 anni), la camera bassa del Parlamento (Consiglio nazionale) ha accettato due mozioni per la messa in atto di un sistema di allerta rapimenti.

Un anno dopo, nel settembre 2008, il deputato Didier Burkhalter ha pregato il governo svizzero di fare il punto sull’avanzamento dei lavori. La ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf ha reagito rammentando che, in caso di rapimento, i procedimenti penali incombono ai cantoni, non allo Stato centrale.

Il 18 dicembre, Burkhalter e altri 24 politici hanno depositato una mozione che chiede di elaborare una convenzione di partenariato tra i cantoni e altre istituzioni. La mozione ha ottenuto il 12 marzo 2009 l’avallo della camera alta (Consiglio degli Stati).

Contrario a questa proposta, l’esecutivo nazionale aveva rammentato che la sovranità cantonale «è garantita dalla Costituzione federale».

Ispirato ai sistemi messi in atto negli Stati Uniti (1996) e in Québec (2003), il dispositivo francese è in vigore dal febbraio 2006.

Una volta appurato che si tratta effettivamente di un rapimento, che la vittima è minorenne, che la sua integrità fisica o la sua vita sono in pericolo, che degli indizi permettono di localizzare il bambino o il sospettato e che i genitori hanno dato il loro consenso, il procuratore della Repubblica lancia l’allarme.

Il messaggio di allerta, il quale deve essere «semplice, preciso e solenne», è in seguito diffuso a 360 gradi: radio, televisioni, stazioni, aeroporti, pannelli autostradali,…

L’efficacia sembra confermata: finora, l’allerta è scattata a sette riprese. Eccezzion fatta per la prima allerta (rivelatasi un falso allarme), le vittime sono state ritrovate in meno di 24 ore grazie a testimonianze di persone che hanno visto o sentito i messaggi.

Forte del suo successo, la Francia ha consigliato ai 27 Stati membri dell’Unione europea di adottare il sistema a livello continentale. Le discussioni sono in corso, anche se i francesi hanno già proceduto a due esercizi transfrontalieri: uno con il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, l’altro con la Gran Bretagna.

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