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Port Elizabeth verso un Mondiale a due velocità

Il Nelson Mandela Bay Stadium di Port Elizabeth accoglierà il 12 giugno la prima partita. swissinfo.ch

Il 21 giugno la Svizzera disputerà la sua seconda partita contro il Cile sul nuovissimo campo Nelson Mandela Bay Stadium di Port Elizabeth. A tre mesi dall’evento, nella città ospitante l’entusiasmo è mitigato: per molti l’accesso allo stadio sarà negato.

Port Elizabeth è stata la grande vincitrice del sorteggio avvenuto il 4 dicembre scorso: ospiterà le squadre di Portogallo, Costa d’Avorio, Inghilterra, Serbia e Svizzera che disputeranno le partite del primo turno. Salvo incidenti di percorso, il Brasile giocherà i quarti di finale.

“Ci sarà talmente tanta elettricità nell’aria – sottolinea Putco Mafani, portavoce del locale comitato organizzativo – che in pieno inverno australe avremo l’impressione di essere in estate”.

Eppure – a parte un magnifico stadio sbucato da terra in meno di due anni e i lavori di arredo urbano attualmente in corso nel centro cittadino – è difficile credere che il prossimo 12 giugno, la partita Corea del Nord-Grecia – valida per la Coppa del mondo di calcio – verrà giocata in questa città industriale del sud del paese.

“A Johannesburg – afferma rammaricato Fezekile Tshiwula, direttore dell’ufficio turistico della città – ci sono manifesti dappertutto e si avverte chiaramente che sta per succedere qualcosa”.

“I sudafricani non realizzano ancora ciò che sta succedendo. Se ne renderanno conto – assicura Miley Adjam, ex giocatore professionista e ambasciatore di Port Elizabeth per questi Mondiali – quando per la prima volta faranno il loro ingresso negli stadi”.

Mancanza d’acqua

In questo caldo e ventoso mese di febbraio, a Port Elizabeth le preoccupazioni sono ben altre. “Da una settimana – spiega Susanne Peterseil, albergatrice svizzera residente nella regione da una ventina d’anni – sono state introdotte delle misure di razionamento dell’acqua. Perlomeno per coloro che hanno accesso all’acqua corrente, il che non è purtroppo il caso per la maggioranza degli abitanti dei quartieri sfavoriti”.

Non potendolo innaffiare, il prato dell’Hotel Paxton, che accoglierà la metà delle squadre di calcio durante il Mondiale, è stato coperto da una pennellata di verde. Un piccolo effetto ottico che non basterà però a mascherare i problemi cronici di approvvigionamento d’acqua di cui soffre la regione.

L’anno scorso è stata l’elettricità a mancare. A causa di una penuria di carbone, le aziende elettriche non potevano lavorare a pieno regime e la corrente è stata interrotta diverse volte al giorno. “Molte persone – aggiunge Susanne Peterseil – fanno fatica a capire che si trovino i soldi per realizzare uno stadio da milioni di franchi, quando le strutture basilari non funzionano”.

Miley Adjam replica in modo molto pragmatico alle critiche: “Non bisogna sperare che questa Coppa del mondo sistemi tutti i problemi. Non è il calcio che porterà l’acqua nelle ‘townships’. In una società capitalista come la nostra, sono i ricchi ad arricchirsi, non i poveri. Non si possono cambiare le regole del gioco con un semplice tocco di bacchetta magica”.

Un elefante bianco?

Mzukisi Skade, responsabile delle finanze in seno al comitato organizzativo locale della Coppa del mondo – un’Audi posteggiata davanti all’entrata dello stadio, fa già parte di una piccola cerchia di vincitori di questo Mondiale: “Il ministero dei Trasporti ha investito 530 milioni di rands (75 milioni di franchi) per ampliare alcune strade che conducono dall’aeroporto allo stadio e per creare una nuova rete di bus. Quanto allo stadio, il costo di 2,1 miliardi di rands (300 milioni di franchi) per la sua costruzione, è stato garantito dalle autorità nazionali (70%), regionali (20%) e municipali (10%)”.

A Port Elizabeth sono già in molti a mettere in discussione l’utilità di un tale colosso per una città che non ha nessuna squadra di calcio attiva in prima divisione. Alfine di evitare che il Nelson Mandela Bay Stadium non si trasformi in un “elefante bianco”, secondo le parole di Putco Mafani, la gestione dello stadio è stata affidata a una società di gestione privata.

Rob Hichens ne è il responsabile: “Sarà una grandissima sfida rendere redditizio questo stadio dopo i Mondiali. Speriamo che la locale squadra di calcio, la Bay United, conquisti un posto in prima divisione. C’è inoltre un progetto di coinvolgere il rugby a Port Elizabeth”. La struttura potrebbe anche accogliere dei concerti. Alla fine del 2009, tuttavia, uno spettacolo ha dovuto essere annullato all’ultimo minuto per l’incapacità della società che aveva noleggiato lo stadio.

Un’eredità globale

In una città dove numerosi abitanti non hanno né acqua corrente, né elettricità, non sarebbe stato meglio investire in altri settori prioritari? “Si sarebbero effettivamente potute fare altre cose con tutti questi soldi. Ma l’Africa del Sud – fa notare Rob Hichens – ha voluto questa Coppa del Mondo e uno stadio come questo fa parte dell’investimento necessario per accogliere una competizione di questa portata. Sono persuaso che l’eredità globale della Coppa del Mondo sarà vista in modo positivo dalle future generazioni”.

E l’attuale generazione? Ci sarà posto per lei in questa grande festa del calcio? Secondo Putco Mafani, la vendita dei biglietti è ancora piuttosto lenta. Ma è convinto che i sudafricani sgomiteranno nella quarta fase della vendita dei biglietti, che inizia alla fine del mese di febbraio. “Per soli 14 rands (20 franchi) sarà possibile vedere Didier Drogba,
il giocatore più pagato del continente, opposto a Cristiano Ronaldo, il giocatore più pagato al mondo”.

Il sistema di vendita di biglietti sarà semplificato per meglio rispondere alle aspettative della popolazione che, spesso, non ha accesso a Internet e non ha l’abitudine di mettersi in coda in una banca per comprare, sei mesi prima, un biglietto per una partita di calcio.

A due velocità

Nei quartiere sud e ovest della città, dove vivono le classi bianche abbienti, si accumulano già da diversi mesi decine di biglietti a buon mercato in vista di questo unico evento sul suolo sudafricano.

A nord del Nelson Mandela Bay Stadium, nelle ‘townships’ abitate dai neri e dai meticci e dove si concentra oltre il 70% della popolazione, la situazione è molto diversa. “Alcuni genitori non hanno i mezzi per pagare 40 rands (6 franchi) per le spese di scolarizzazione dei propri figli. Figuriamoci per un biglietto per una partita di calcio”, sottolinea Sume Nombulele, direttrice del Charles Duna Primary, una delle 13 scuole elementari della ‘township’ di New Birighton.

In quello di Walmer, uno dei quartieri più poveri della città, ma situato a soli 500 metri dall’aeroporto e da un quartiere residenziale ultra blindato, Luyanda, 20 anni, appassionato di calcio, sa vagamente che il Portogallo dovrebbe giocare nel mese di giugno a Port Elizabeth.

Senza televisione e senza mezzi di trasporto per il centro città, spera di poter intravedere attraverso le griglie dell’aeroporto il suo eroe, Cristiano Ronaldo, mentre scende dall’aereo. In Africa del Sud, il paese con le disuguaglianze più grandi al mondo, il Mondiale sarà vissuto in modo davvero differente.

Port Elizabeth (Ibhayi in lingua xhosa) è una grande città di 1,3 milioni di abitanti – di cui 800 mila vivono nelle township – situata nella provincia di Eastern Cape (Capo Orientale), affacciata sull’Oceano Indiano nell’estremità meridionale del Sudafrica.

Alla fine dell’apartheid è stata ribattezzata Nelson Mandela Bay.

Nel corso della seconda metà del ‘900, la città è balzata all’onore delle cronache per violenti episodi di razzismo, culminati nel 1977 con l’uccisione in carcere di Steven Biko, del leader del movimento anti-apartheid Coscienza Nera.

Oggi, Port Elizabeth ha superato i problemi del passato, diventando un importante polo industriale e culturale, sede di diversi stabilimenti automobilistici internazionali e della Nelson Mandela Metropolitan University, una delle più rinomate università di tutto il Sudafrica.

Il clima è il migliore tra tutte le altre città costiere sudafricane, col sole che la fa da padrone per quasi tutti i giorni dell’anno, lasciando ben poco spazio alla pioggia.

Quest’ultima fa occasionalmente capolino nei mesi di agosto e settembre, con temperature medie che oscillano sempre intorno ai 30 gradi in estate e che in inverno non scendono quasi mai sotto i 15.

I venti provenienti dal mare attenuano la calura di gennaio e febbraio, rendendo questi mesi quelli ideali per partire alla volta di Port Elizabeth.

12 giugno: Corea del Sud-Grecia

15 giugno: Costa d’Avorio-Portogallo

18 giugno: Germania-Serbia

21 giugno: Cile-Svizzera

23 giugno: Slovenia-Inghilterra

26 giugno: 1/8 di finale

02 luglio: ¼ di finale

10 luglio: 3º-4º posto

(Traduzione di Françoise Gehring)

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