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Chi siete? Cosa portate? Un fiorino!

Anche la libertà di viaggiare ha un prezzo Reuters

Dall'8 settembre 2010 chi si reca negli Stati Uniti senza necessitare di un visto dovrà pagare una tassa turistica e amministrativa di 14 dollari. Un provvedimento che non piace né alla Svizzera né all'Unione Europea.

Oltre al prezzo del biglietto aereo, chi vuole entrare negli Stati Uniti e non ha bisogno di un visto dovrà presto accollarsi una spesa in più. Dieci dollari per la «promozione turistica» e quattro per le «formalità amministrative». Una somma sicuramente irrisoria rispetto al prezzo di un visto normale (140 dollari), ma contraria a diversi principi e tradizioni.

La misura, annunciata ad inizio agosto, ha già suscitato numerose proteste, segnatamente da parte dell’Unione Europea.

La commissaria europea incaricata delle questioni legate alla sicurezza, la svedese Cecilia Malmström, ha dichiarato che la nuova tassa americana è «incompatibile con l’impegno espresso dagli Stati Uniti di facilitare la mobilità transatlantica».

Come nel Medioevo

Anche a Berna il provvedimento non è piaciuto. Interpellato da swissinfo.ch, il Dipartimento federale degli affari esteri sottolinea «che la Svizzera, al pari di altri Stati europei, è intervenuta più volte» per far pressione su Washington contro il principio di una simile tassa, «purtroppo senza successo».

Effettivamente la nuova tassa, paragonabile ai pedaggi prelevati nel Medioevo all’entrata di certe città, può sembrare piuttosto assurda nell’era della mondializzazione. Tanto più che gli Stati Uniti sono tra i principali paladini del libero scambio e della libertà di movimento.

Il Servizio americano di protezione della frontiera, incaricato di prelevare la tassa a partire dall’8 settembre, ne è cosciente. Ma respinge però le critiche, sottolineando che oggi 56 paesi prelevano una tassa d’entrata sul loro territorio, che a volte può raggiungere 100 dollari. Una somma ben più importante dell’imposta americana.

Visto elettronico

Gli Stati Uniti sarebbero in questo ambito molto più onesti e trasparenti rispetto ad altri paesi, che tassano i viaggiatori incorporando un’imposta occulta nel prezzo dei biglietti aerei.

In ogni caso la nuova tassa farà scorrere ancora parecchio inchiostro. Anche perché entrerà in vigore appena qualche mese dopo l’introduzione, molto controversa, del visto elettronico.
I cittadini di 36 paesi, tra cui la Svizzera e la maggior parte degli Stati Europei, non hanno bisogno di un visto ‘classico’ – quello che figura sul passaporto – se si recano negli Stati Uniti per turismo e non restano sul territorio americano per più di tre mesi.

Tuttavia prima di poter entrare devono ricevere un visto elettronico o meglio, come viene chiamata ufficialmente, un’«autorizzazione elettronica di viaggio».

Dal 21 gennaio scorso, infatti, chi vuole entrare negli Stati Uniti senza un visto deve necessariamente essere in possesso di questo nuovo tipo di documento. Questa autorizzazione si ottiene riempiendo su internet un questionario dettagliato sull’identità, lo stato di salute, la moralità e l’eventuale passato criminale del richiedente.

Fondo per il turismo

La futura tassa è del resto legata a questa nuova autorizzazione di viaggio, poiché una parte – 4 dollari – sarà utilizzata per finanziare l’enorme apparato informatico e amministrativo necessario per la gestione del sistema. Il resto finanzierà un fondo semipubblico, la «Corporation for Travel Promotion», che deve rilanciare lo sviluppo del turismo negli Stati Uniti.

Dal 2000, infatti, questo settore registra un calo costante. Stando alle cifre ufficiali del 2009, il numero di turisti stranieri è sceso di 2,4 milioni rispetto a nove anni prima. Il fatturato è calato di 509 miliardi di dollari e gli introiti fiscali di 32 miliardi. Per risalire la china, il settore turistico conta su questo nuovo fondo, istituito da una legge federale che il presidente Barack Obama ha ratificato l’8 marzo scorso.

Ironia del caso, uno degli obiettivi della nuova legge – che prevede appunto la nuova tassa – è di «rendere le procedure d’entrata negli Stati Uniti… più accoglienti».

Un’ultima precisione tecnica: la tassa dovrà essere pagata anticipatamente tramite una carta di credito, prima ancora di poter riempire la domanda d’autorizzazione di viaggio. Quattro dollari saranno addebitati comunque, anche se la domanda sarà rifiutata. I tempi cambiano, ma certe tradizioni restano, verrebbe da dire pensando alle disavventure di Massimo Troisi e Roberto Benigni nel film «Non ci resta che piangere»… «Chi siete? Cosa portate? Un fiorino!».

Michel Walter, swissinfo.ch
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

Per entrare negli Stati Uniti, i cittadini dei 36 paesi che non hanno bisogno di un visto turistico devono essere in possesso di un passaporto riconosciuto dalle autorità americane. Per i cittadini svizzeri ciò significa un passaporto “06”, ossia quello biometrico, oppure “03”, purché sia stato emesso prima del 26 ottobre 2006.

Prima del viaggio bisogna riempire la domanda di «autorizzazione elettronica di viaggio» e il relativo questionario sul sito del Ministero della sicurezza interna statunitense.

Inoltre bisogna autorizzare le autorità americane ad addebitare 14 dollari sulla propria carta di credito.

Prima di partire bisogna aspettare di ricevere l’autorizzazione, numerata e valida due anni.

All’aeroporto è necessario riempire il formulario APIS (Advance Passanger Information). I dati personali servono ai servizi di sicurezza americani.

All’arrivo negli Stati Uniti bisogna infine espletare altre formalità: impronte digitali, fotografia e breve interrogatorio.

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