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Chiesa in mano agli uomini, volontà di Dio?

Nel 2006 delle vescove non riconosciute dal Vaticano hanno ordinato tre sacerdotesse Keystone

Per la Chiesa cattolica romana i sacerdoti devono essere maschi. Una mera questione di potere, afferma la teologa Doris Strahm, coautrice di uno studio sui ruoli che ebraismo, cristianesimo e islam assegnano alle donne.

Forse davanti a Dio siamo tutti uguali. Non lo siamo però all’interno di numerose comunità religiose. È il succo di uno studio intitolato «Rabbine, cantore, imam, mufti, sacerdotesse, vescove, membri del consiglio di chiesa…».

A condurre l’indagine sui ruoli “dirigenziali” che tre correnti dell’ebraismo, la chiesa cattolica, la Chiesa protestante e l’islam affidano alle donne in Svizzera e nel mondo, è stata la Think-Tank Interreligiosa, un organismo indipendente a cui aderiscono diverse rappresentanti del dialogo interreligioso elvetico.

Mentre nella Chiesa protestante e nella corrente liberale dell’ebraismo si trovano donne con ruoli di guida spirituale, l’islam e il cattolicesimo continuano ad escluderle da questo tipo di funzioni.

Abbiamo parlato di donne e Chiesa cattolica con una delle autrici dello studio, la teologa Doris Strahm. Dopo gli studi in teologia riformata a Zurigo e teologia cattolica a Lucerna, Doris Strahm ha lavorato come ricercatrice e insegnato in diverse università della Svizzera, occupandosi principalmente di questioni di genere.

swissinfo.ch: Dallo studio si evince che nella Chiesa cattolica lavorano moltissime donne. Eppure non possono celebrare la messa. Perché i preti devono essere maschi?

Doris Strahm: La Chiesa cattolica spiega il sacerdozio maschile affermando che Gesù ha scelto degli uomini come apostoli. C’è poi un richiamo alla tradizione cattolica. Sono argomenti senza fondamento, perché Gesù era un ebreo e non ha fondato una chiesa. Il sacerdozio liturgico è nato solo nel V secolo.

Addirittura la Pontificia commissione biblica, nel 1976, è giunta alla conclusione che il no al sacerdozio femminile non può essere derivato dalla Bibbia.

Fino agli anni ottanta del Novecento, il divieto di ordinare delle donne era giustificato anche con il carattere sacramentale del sacerdozio: nell’esercizio delle sue funzioni, il prete rappresenta Cristo, che era un uomo; per questo il sacerdote deve essere di sesso maschile.

swissinfo.ch: Ci sono altri criteri oltre al sesso?

D. S.: No, non ci sono altri criteri specifici a parte il sesso. I preti hanno la stessa formazione teologica delle teologhe.

A mio avviso, il fatto che il sesso sia così importante è legato al carattere patriarcale della nostra cultura e in particolare della teologia cristiana: l’immagine di dio è maschile, dio è padre, signore, creatore, giudice e salvatore.

L’uomo è stato preso come norma; lui rappresenta l’umanità e lui è a immagine di Dio. Tutto ciò, unito all’idea che al momento della creazione la donna è stata subordinata all’uomo, ha contribuito a cementare la convinzione che gli uomini siano più vicini a Dio delle donne. I signori della chiesa sembrano pensarla ancora così. In definitiva, è una pura e semplice questione di potere.

swissinfo.ch: Quale immagine della donna c’è dietro a tutto questo?

D. S.: La discriminazione delle donne nella Chiesa cattolica deriva da una concezione patriarcale delle cose: la donna ritualmente impura [le mestruazioni viste come strumento di profanazione delle cose sacre a Dio, ndt.], la donna come seduttrice, la donna come meno simile a Dio. Sono posizioni che all’interno della Chiesa cattolica non sono ancora state superate.

swissinfo.ch: Come è possibile che due Chiese che si basano sugli stessi scritti arrivino a conclusioni diverse per quanto riguarda il sacerdozio femminile? Le donne protestanti possono diventare pastore e celebrare il culto…

D. S.: È la dimostrazione che non ci sono vere e proprie basi bibliche e teologiche per escludere le donne dal sacerdozio. Le Chiesa protestante attinge alle stesse fonti, cammina nel solco della stessa tradizione e crede nello stesso salvatore.

swissinfo.ch: A pagina 38 dello studio si legge [traduzione nostra]: «Stando al diritto canonico, se qualcuno procede all’ordinazione di una donna commette un reato paragonabile a quello di un prete che abusa sessualmente di un minorenne.» Come si spiega questo accostamento?

D. S.: Lo si può spiegare soltanto con la volontà di conservare il potere della santa Chiesa cattolica maschile. Sembra che nulla sia più sacro che il mantenere l’ordinazione nelle mani degli uomini. Personalmente trovo che questo accostamento sia molto cinico; è uno schiaffo per entrambe le parti.

swissinfo.ch: Nelle parrocchie cattoliche s’impegnano molte donne. La loro presenza può avere un influsso sulle strutture della Chiesa?  

D. S.: No, non possono cambiare la struttura, proprio perché a causa del loro sesso sono escluse dal sacerdozio e il sacerdozio è la premessa per accedere ai ruoli che implicano potere: il potere di guidare spiritualmente una comunità, il potere di decidere, il potere d’insegnare.

swissinfo.ch: Cosa differenzia il cattolicesimo dalle altre religioni prese in considerazione nello studio?

D. S.: L’esistenza di una funzione sacerdotale-sacramentale riservata esclusivamente agli uomini è una peculiarità del cattolicesimo romano. Particolare è anche il fatto che in questa Chiesa i capi si arroghino un diritto esclusivo di definizione su quelli che vogliono tenere lontani dal potere. Lo fanno appellandosi alla volontà di Dio. Si rendono impermeabili a qualsiasi argomentazione affermando semplicemente «Gesù ha voluto così».

Almeno nelle altre religioni attorno all’esclusione delle donne dai ruoli dirigenziali non si mette un’aureola divina.

swissinfo.ch: Nello studio si parla di una Chiesa delle donne che si sta formando accanto alla struttura gerarchica e patriarcale. Cosa s’intende?

D. S.: Negli anni ottanta alcune donne hanno smesso di investire energie nella lotta contro le strutture esistenti e si sono dedicate alle loro esigenze religiose. Ritengono di essere anche loro una Chiesa. Si tratta di un movimento interconfessionale di donne che esercitano il loro spirito critico.

swissinfo.ch: Ritiene possibile che la Chiesa cattolica si sviluppi in direzione delle pari opportunità per uomini e donne?

D. S.: Dall’alto, dall’apparato romano della Chiesa, non vedo proprio arrivare questo tipo di sviluppo. Se ci sarà un cambiamento, dovrà venire dal basso. Le Chiese locali dovrebbero avere il coraggio di scegliere la loro strada e rompere col centralismo romano.

swissinfo.ch ha chiesto alla Conferenza episcopale svizzera un parere in merito alle affermazioni sul cattolicesimo contenute nello studio della Think-thank Interreligiosa.

La Conferenza ha rinunciato ad una presa di posizione.

Traduzione, Doris Lucini

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