L'avvocato di Max Göldi, l'ingegnere svizzero bloccato in Libia da quasi due anni, ha dichiarato che il suo assistito sarà liberato il 12 giugno, quando avrà scontato la condanna di quattro mesi inflittagli per violazione della legge sull'immigrazione.
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Parlando all’agenzia Afp, l’avvocato Salah Zahaf, ha precisato che solo otto dei 53 giorni passati in prigione da Max Göldi fra il luglio e il settembre 2008, sono stati tenuti in conto dalla giustizia di Tripoli.
«Gli rimangono 25 giorni da passare nel penitenziario: abbiamo già avviato le procedure per preparare la sua liberazione, il 12 giugno», ha spiegato Zahaf. Dovrà comunque scontare la pena sino alla fine: «Nulla è cambiato nella situazione del mio cliente», ha aggiunto il legale.
Il 55enne ingegnere bernese Göldi, che dirigeva la filiale libica di ABB, e il 70enne Rachid Hamdani, uno svizzero-tunisino domiciliato nella regione di Nyon, erano stati fermati in Libia il 19 luglio 2008. L’azione nei loro confronti è stata ritenuta in Svizzera un atto di ritorsione, dopo che uno dei figli del leader libico Muammar Gheddafi, Hannibal, era stato arrestato con la moglie Aline il 15 luglio in un albergo di Ginevra e trattenuto per due notti. La coppia era stata denunciata per maltrattamenti da due domestici.
Dopo 53 giorni di carcere Göldi e Hamdani erano stati liberati, con il divieto però di lasciare il territorio libico. I due si erano rifugiati presso l’ambasciata elvetica a Tripoli. Dopo diverse vicissitudini giuridiche – le accuse erano di soggiorno illegale e attività economiche illegali – Rachid Hamdani era stato liberato ed era tornato in Svizzera il 23 febbraio 2010. Göldi ha invece dovuto affrontare la prigione.
La vicenda è all’origine di una grave crisi fra Svizzera e Libia, che – attraverso il capitolo visti di Schengen – ha interessato anche l’Unione europea.
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