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L’apprendistato nella crisi?

Keystone

La formazione professionale svizzera gode di grande prestigio. Il recente campionato mondiale dei mestieri di Calgary consegna al nostro paese 14 medaglie e un primo posto in Europa. Ma la formazione duale è ancora attuale?

Sette medaglie d’oro, due d’argento, cinque di bronzo e 18 diplomi: è il bottino della delegazione svizzera al «WorldSkills» (campionato mondiale delle professioni) svoltosi nel mese di settembre a Calgary in Canada. Questo risultato issa la Svizzera al terzo posto al mondo, dopo Corea e Giappone, e al primo in Europa nella speciale competizione fra giovani professionisti.

È una notizia rallegrante, una boccata d’ossigeno per le nuove leve, confrontate più di altre con la crisi economica. Loro sono le più colpite, siccome non dispongono ancora dell’esperienza richiesta dai datori di lavoro.

«I giovani professionisti non si devono perdere d’animo. Essi saranno infatti i primi ad approfittare della ripresa economica, specialmente se concludono la loro formazione, seguono dei corsi di aggiornamento e colgono tutte le occasioni che il mondo del lavoro offre loro», sostiene Tiziana Fantini dell’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia (UFFT).

Le statistiche preoccupano

Le cifre, presentate ultimamente dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco), parlano di un aumento allarmante dei disoccupati fra i giovani al di sotto dei 25 anni. Solo nel mese di settembre si contavano in questa categoria d’età 29’999 senza lavoro (5,4%). Il numero di giovani disoccupati è salito in un mese di 701 unità, ciò che corrisponde a 12’851 persone in più (+74,9%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

«Non dobbiamo dimenticare che fra questi disoccupati ci sono anche dei giovani che non hanno seguito una formazione dopo la scuola dell’obbligo. Ed è proprio con loro che il mondo del lavoro è impietoso», puntualizza Fantini.

Un confronto con altri stati europei, nei quali l’integrazione dei giovani nel mondo del lavoro non funziona altrettanto bene, relativizza un po’ la situazione in Svizzera. In Germania il tasso raggiunge il 10,5 %, in Gran Bretagna il 17,9%, in Francia il 22,3 %, in Italia il 24,9 % e in Spagna il 33,6 %.

Basta questo paragone ad addolcire la pillola e a rassicurare le ragazze e i ragazzi in formazione sul loro futuro professionale? Probabilmente no. Incoraggianti sono invece i risultati conseguiti dalla rappresentanza rossocrociata a Calgary.

La formazione duale: necessari alcuni aggiustamenti

In Svizzera l’apprendista segue la sua formazione in un’azienda di tirocinio e presso una scuola professionale. È il sistema educativo definito duale. Solo Germania e Austria adottano un modello simile basato sulla pratica. Italia, Francia, Portogallo e Spagna, i paesi scandinavi e anglosassoni prevedono invece una formazione professionale di tipo accademico.

Il sistema educativo duale svizzero è quindi un’eccezione in Europa e gode internazionalmente di un certo prestigio grazie alla sua capacità di integrare i giovani professionisti nel mondo del lavoro. Ciononostante necessita di alcuni aggiustamenti, come viene sottolineato da vari recenti studi.

Nell’ultima ricerca sull’educazione dell’OCSE «Learning for Jobs», pubblicata nell’aprile di quest’anno, si può leggere che il modello svizzero non è superato, ma che si trova di fronte ad alcune sfide, postegli dall’attuale recessione e dai mutamenti demografici.

Secondo gli autori si potrebbe assistere in futuro a un’aumentata concorrenzialità fra la formazione professionale e quella accademica, dovuta alla diminuzione degli allievi che terminano l’obbligo scolastico. È uno scenario che l’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia non si augura. «L’ideale sarebbe invece sviluppare due modelli di formazione che si completano e che promuovono i giovani».

«L’economia svizzera ha bisogno di professionisti preparati. L’apprendistato di tipo duale dà loro la possibilità di acquisire le competenze richieste da parte del mondo del lavoro. Non ha quindi senso aumentare il numero di maturandi e universitari. Dobbiamo invece mantenere l’attuale equilibrio nel livello terziario fra la formazione professionale superiore e quella universitaria».

Nello studio si legge inoltre che l’economia richiederà sempre maggiori competenze linguistiche e che occorrerà pertanto prevedere una formazione culturale aggiuntiva nell’apprendistato. Queste misure possono costituire la chiave per muoversi in un mercato del lavoro sempre più globale.

Una società che sta cambiando

Il libro bianco «Un’educazione per la Svizzera di domani», pubblicato ultimamente dalle Accademie svizzere delle scienze, disegna gli scenari della scuola del futuro. Gli autori hanno esaminato anche la formazione professionale, tracciandone sì gli elogi, ma invitando altresì ad adattarla alle esigenze di una società che sta mutando.

«Non è più possibile avere una scuola che trasmetta soltanto conoscenze. Deve fornire anche le competenze che permettano ai giovani, alle persone di orientarsi nella società attuale e nel flusso infinito di informazioni», afferma Carlo Malaguerra, ex direttore dell’Ufficio federale di statistica e membro delle Accademie svizzere delle scienze. «Il giovane, e non più la scuola, sarà responsabile della costruzione del suo sapere. Questa è la sfida più grande», ricorda Malaguerra.

«Al giorno d’oggi la mobilità nel mondo del lavoro è molto grande. È necessario quindi avere un ricco bagaglio di nozioni affinché si possano dominare con una certa facilità e in poco tempo i cambiamenti di tipo professionale », ricorda ancora il membro delle Accademie svizzere delle scienze.

Una riforma a lungo termine

Le Accademie propongono una riforma del sistema educativo svizzero a lungo termine con la partecipazione di tutti gli attori del settore, cantoni, uffici federali, associazioni professionali.

«È necessario riflettere sul futuro della formazione in Svizzera, visti i cambiamenti radicali in atto nella nostra società. Le prove offerte ai Campionati mondiali delle professioni in Canada ci consegnano un modello professionale valido. Ciò che si è però dimostrato eccellente in passato, forse non lo sarà più in futuro».

Il sistema educativo svizzero si trova da anni su un tapis roulant. Tenta di restare al passo con i cambiamenti della società e con le esigenze del mercato del lavoro e per il momento ci consegna un primo posto in Europa e 14 medaglie al Campionato mondiale delle professioni di Calgary. Motivo sufficiente per essere felici e per guardare al futuro con ottimismo?

Luca Beti, swissinfo.ch

I Campionati mondiali delle professioni “WordSkills Competitions” si tengono ogni due anni.

Al concorso sono ammessi i giovani professionisti di età non superiore a 22 anni che sono risultati vincitori nei concorsi professionali regionali e nazionali di tutti e cinque i continenti.

Sono organizzati da “WorldSkills International”, un’organizzazione nella quale sono rappresentate 51 nazioni. La competizione dura quattro giorni.

La formazione professionale rientra fra i compiti della Confederazione.

L’apprendista acquisisce le necessarie conoscenze teoriche e pratiche per esercitare un mestiere in un’azienda di tirocinio e presso una scuola professionale.

La formazione professionale dura 2, 3 o 4 anni e si conclude con un attestato federale di capacità.

La frequenza di un ulteriore anno di scuola e il conseguimento del diploma di maturità professionale dà la possibilità di accedere alle scuole universitarie professionali.

Circa due terzi dei giovani in Svizzera terminano un tirocinio.

Secondo l’Ufficio federale della formazione e della tecnologia UFFT, 200’000 giovani seguono attualmente un tirocinio.

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