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I tedeschi lasciano la Svizzera, ma non tutti

L'Oktoberfest viene ormai festeggiata anche alla stazione di Zurigo Keystone

“I tedeschi tornano a casa“, titolano i giornali elvetici. Con alcune iniziative, la Germania invita i propri cittadini a fare ritorno in patria. L’immigrazione teutonica è però solo diminuita. Il numero di tedeschi che raggiunge la Svizzera è ancora superiore a quello che la lascia.

Salsicce bianche, birra e brezel. L’apparenza inganna: quella che si sta svolgendo presso la casa della corporazione zur Meisen non è una festa della birra, una sorella minore della Oktoberfest, bensì una seria manifestazione che non ha nulla a che vedere con la baraonda di Monaco di Baviera.

Gli organizzatori di “Return to Bavaria” sono a Zurigo per convincere i figli prodighi, il personale altamente qualificato bavarese, a ritornare in Baviera. Per i promotori dell’evento, la Svizzera è una tappa del loro tour in giro per il mondo.

“Servite immediatamente in patria”, ricorda loro la responsabile del progetto Monika Wilhelm. “C’è carenza di personale qualificato, situazione che peggiorerà in futuro. Abbiamo bisogno di ogni risorsa”. L’obiettivo è di riportare le migliori menti sparse per il pianeta di nuovo in Baviera. L’iniziativa non alletta i tedeschi con premi in denaro, bensì con consigli su come promuovere la carriera professionale o con un aiuto nell’organizzazione del rientro.

“Sono convinto dall’assoluta onestà della campagna promozionale“, ci dice un 52enne bavarese attivo nel settore della consulenza. È venuto qui per pura curiosità perché lui non ha nessuna intenzione di lasciare la Svizzera. 

Alla fine di agosto 2013 vivevano 290 514 tedeschi in Svizzera, cifra pari al 15,6 per cento di tutti gli stranieri residenti nella Confederazione.

Dopo quella italiana (299 002), quella tedesca è la maggiore comunità straniera in Svizzera.

Nella Confederazione vivono in totale 1 864 699 stranieri, cifra pari al 23,2 per cento dell’intera popolazione.

Il 2008 è l’anno record per quanto riguarda l’immigrazione di tedeschi in Svizzera: la comunità germanica nella Confederazione è cresciuta di 31 463 unità, raggiungendo la cifra di 233 352. Nel 2012, 9717 tedeschi si erano trasferiti in Svizzera.

(Fonte: Ufficio federale della migrazione, servizio statistico)

Cercansi accademici

L‘azione del ministero federale bavarese dell’economia, dell’infrastruttura, del traffico e della tecnologia è affidata alla “German Scholars Organization” (GSO), associazione che ha una decennale esperienza nel riportare in patria gli accademici tedeschi.

“Sono in molti, moltissimi a voler tornare indietro“, dice Sabine Jung del GSO. Finora, l’organizzazione ha reclutato all’estero personale accademico per le università tedesche. Con offerte molto allettanti dal punto di vista finanziario è riuscita a portare in Germania anche professori svizzeri. Con l’iniziativa “Return to Bavaria” l’attenzione è rivolta ora soprattutto al mondo economico.

Le cifre

Nonostante queste iniziative, la Svizzera rimane un paese attrattivo. Infatti, sono più i tedeschi che raggiungono la Confederazione di quelli che la lasciano. Nel 2012, 27 123 germanici si sono trasferiti in Svizzera, mentre 16 476 l’hanno lasciata. Le cifre di agosto confermano questa situazione: nel 2013 il bilancio migratorio dalla Germania verso la Svizzera indica una crescita pari a 8071 unità.

Una cosa è certa: l’immigrazione di tedeschi è diminuita. Nel 2008, i germanici giunti in Svizzera erano 30 000, situazione che ha suscitato alcuni timori nella comunità svizzera locale perché qualcuno aveva paura di perdere il proprio posto di lavoro.

Stando alla tedesca Katja Rost, professoressa di sociologia all’Università di Zurigo, il rientro dei tedeschi in Germania si spiega con il nuovo fenomeno della migrazione delle persone altamente qualificate, a cui sarebbero interessati tutti i settori che necessitano di personale con una formazione superiore.

La Rost, che si occupa tra l’altro di metodi basati sugli incentivi, ha qualche dubbio sull’efficacia dei programmi con cui si intende promuovere il ritorno in patria. “Le persone che si vorrebbero riconquistare sono molto ambite a livello internazionale. Trovano ovunque un posto di lavoro e non sono obbligate a ritornare in Germania. È un problema che non tocca sola la Germania, ma ogni paese, anche la Svizzera“.

In futuro anche la Svizzera intende rafforzare la sua “caccia di teste“ all’estero.

La proposta di un progetto pilota verrà inoltrata nel mese di novembre al Fondo nazionale svizzero per la ricerca.

Nessun dramma

“Nessuno dei nostri collaboratori è intenzionato a tornare nella Repubblica federale tedesca. Tutti si sono splendidamente integrati qui”, dice Michael Gniffke del Deutsches Haus, l’associazione dei tedeschi in Svizzera.

Fritz Burkhalter dello Swiss German Club crede che l’aumento della migrazione di ritorno non sia altro che una “normale fluttuazione“. In questo momento, il mercato del lavoro in Germania è migliorato e per questo motivo non bisogna “drammatizzare” la tendenza dei tedeschi a lasciare la Svizzera.

Stando all’analisi 2013 del Consiglio della fondazione tedesca per l’integrazione e la migrazione, “negli ultimi due anni la Germania si è trasformata da paese con un occasionale bilancio migratorio negativo e con una minima migrazione di personale qualificato a un’importante meta di immigrati qualificati”.

“Grazie alle recenti riforme, la Germania è diventata uno degli Stati OCSE con le minori barriere burocratiche per l’immigrazione di personale altamente qualificato. Ciononostante il numero di nuovi arrivi è ancora piuttosto limitato”, sostiene l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nel rapporto “Immigrazione di manodopera straniera: Germania 2013”.

Lo studio ha individuato le difficoltà maggiori nel reclutamento di collaboratori per le professioni tecniche e per quelle del settore sanitario e delle cure assistenziali. Monika Wilhelm, la promotrice dell’iniziativa della Baviera, aggiunge a questo elenco gli ingegneri, i medici, il personale sanitario e gli artigiani con un diploma di maestria.

L’afflusso massiccio di tedeschi in Svizzera a partire dal 2008, anno dello scoppio della crisi finanziaria, ha suscitato un certo malcontento in alcune fasce della popolazione elvetica. Queste ultime temevano che i germanici occupassero i loro posti di lavoro.

I media elvetici parlavano di “un’ondata tedesca“. I modi spicci e diretti di molti tedeschi hanno suscitato le critiche di alcuni svizzeri, conosciuti per la loro compostezza e riservatezza.

Dopo la testimonianza di un giornalista tedesco in cui racconta della sua difficile esperienza in Svizzera e della fredda accoglienza riservata ai suoi connazionali nella Confederazione, il tema è tornato di nuovo sulle prime pagine dei giornali elvetici. Gli esperti a cui ci siamo rivolti per la stesura di questo articolo sostengono invece che il German-Bashing è un mito, è un prodotto dei media.

Ritorno, una faccenda privata

Se i motivi per emigrare sono piuttosto di natura professionale, visto che in molti settori è richiesta un’esperienza all’estero, quelli per fare ritorno in patria sono invece di natura privata. “Abitare vicino ai genitori o fratelli, tornare nell’ambiente in cui si è cresciuti o andare a vivere in una casa avuta in eredità; per avere tutto questo si è disposti a lasciare un posto meglio retribuito all’estero”, illustra la Wilhelm.

Per qualcuno, il motivo del ritorno in Germania potrebbe dipendere dalla difficile integrazione. “È possibile che l’immagine della Svizzera, di questo paese meraviglioso, venga offuscata dalle esperienze personali”, dice Gniffke del Deutsches Haus. “Inoltre, c’è chi vuole ritornare alle sue radici, dove si sente maggiormente accettato perché all’estero non è riuscito a integrarsi”.

Nello Swiss German Club si è notato anche che “ci sono molti tedeschi che non si sentono a casa in Svizzera“, fa notare Burkhalter. “Ci sono persone che non riescono ad entrare in sintonia con gli svizzeri. È una situazione imputabile alla lingua, ma anche alle mentalità diverse”.

La Süddeutsche Zeitung non crede sia soltanto un problema di mentalità perché queste differenze ci sarebbero anche in Germania – per esempio – tra un tedesco di Regensburg e uno di Rostock. “Il fattore per un ritorno in Germania potrebbe anche nascere dalla constatazione che la Svizzera non è un paradiso fiscale, bensì un paese con un elevato costo della vita”.

Ciononostante la Svizzera continua a piacere ai tedeschi, come ci dice questo informatico durante l’evento bavarese a Zurigo: “Perché dovrei andare via se dalla Baviera sono riuscito a crearmi una posizione in Svizzera?”.

Traduzione di Luca Beti

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