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Quinta Svizzera, le persone anziane hanno sofferto poco per la pandemia di Covid-19

una donna anziana con una mascherina infilata sul braccio
Il numero di persone pensionate di nazionalità svizzera che decidono di emigrare è aumentato del 10% tra il 2017 e il 2022. © Keystone / Gaetan Bally

La pandemia di coronavirus ha avuto un forte impatto su molte popolazioni. Sembra però aver risparmiato in larga misura le persone pensionate di nazionalità svizzera che vivono all'estero, secondo uno studio.

I ripetuti confinamenti sono stati vissuti con difficoltà dalle popolazioni dei Paesi che li hanno adottati. Ma questo non sembra essere il caso dei pensionati e delle pensionate di nazionalità svizzera all’estero. Le ragioni sono molteplici, secondo Marion Repetti, direttrice dell’Istituto di Lavoro socialeCollegamento esterno della Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale (HES-SO). La sociologa ha appena completato la seconda parte di uno studio sugli svizzeri e le svizzere che hanno scelto di trasferirsi in Spagna al momento del pensionamento.

Un minor sentimento di lontananza

Marion Repetti
Marion Repetti è sociologa e responsabile dell’Istituto di Lavoro sociale della Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale (HES-SO). zVg

Dalle interviste realizzate da Repetti emerge che il sentimento di lontananza dalle proprie famiglie provato da queste persone emigrate non è stato maggiore a quello che avrebbero provato se avessero vissuto in Svizzera. La Spagna è un Paese raggiungibile in automobile e i membri della diaspora hanno potuto muoversi e fare ritorno in Svizzera non appena ne hanno avuto la possibilità. Per Repetti, “tale percezione è tipicamente dovuta al fatto che queste persone di nazionalità elvetica non vivono poi così lontano”.

La scelta e l’abitudine di essere lontane dalle proprie famiglie potrebbe anche spiegare perché queste persone pensionate non si siano sentite particolarmente isolate. Una constatazione corroborata da un altro studio sull’impatto della distanza sul sentimento di solitudine condotto da Oana CiobanuCollegamento esterno, professoressa alla Scuola universitaria professionale di Lavoro Sociale e Salute di Losanna.

Ciobanu mostra che nelle famiglie in cui i membri vivono l’uno vicino agli altri, i nonni e le nonne soffrono maggiormente di isolamento. Al contrario, la sofferenza è minore quando i figli abitano lontani, perché le aspettative di potersi incontrare sono minori.

In contatto grazie alla tecnologia

Un’altra ragione è l’abitudine di queste persone di utilizzare le nuove tecnologie per comunicare con i propri familiari. “Queste tecnologie fanno parte della loro vita quotidiana”, afferma Repetti.

Durante la pandemia, diverse persone in pensione della diaspora elvetica le hanno raccontato di aver condiviso dei momenti con i propri cari attraverso la lettura. Ad esempio, una nonna ha detto di aver letto ogni sera delle storie alla nipote attraverso lo schermo del computer, mentre un’altra signora leggeva per la sorella malata di Covid-19 e costretta in un letto di ospedale in Svizzera per un lungo periodo.

Motivi finanziari

Presso Soliswiss, una cooperativa che offre servizi di consulenza a svizzere e svizzeri che risiedono all’estero, circa il 30% delle richieste proviene da gente in pensione. Il numero di richieste non è variato molto durante la pandemia. Per la direttrice Nicole Töpperwien, questo è dovuto al fatto che “le persone pensionate hanno un reddito fisso. Pertanto, sono state poco o per nulla colpite dalle misure che hanno interessato l’economia”.

Tuttavia, queste persone espatriate che ricevono le rendite di vecchiaia dell’AVS (Assicurazione vecchiaia e superstiti) non potrebbero permettersi di tornare in Svizzera, per motivi finanziari. In effetti, spesso sono proprio le considerazioni economiche ad averle spinte a trasferirsi in un altro Paese.

Il numero di svizzeri e di svizzere all’estero di età superiore ai 65 anni che rientrano in Svizzera è rimasto stabile negli ultimi anni, anche se nel 2020 c’è stato un leggero aumento rispetto al 2019. Il numero di persone pensionate all’estero è invece aumentato del 10% tra il 2017 e il 2022.

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Peso e pressione sociale

Nel primo studio condotto da Repetti nel 2016, la maggior parte degli individui intervistati ha giustificato il proprio espatrio con ragioni economiche. Due i motivi principali: da un lato ci sono le spese sanitarie, in particolare le cure dentistiche e oculistiche, che non sono coperte dall’assicurazione sanitaria, e dall’altro i problemi immobiliari, sia perché l’affitto stava diventando troppo alto sia perché i proprietari non erano più in grado di estinguere il mutuo.

Il secondo studio mostra anche che gli svizzeri e le svizzere che si trasferiscono all’estero al momento del pensionamento si sentono discriminati in quanto “anziani” e “anziane”. “Ciò è dovuto al modo in cui l’AVS struttura la vita sociale e inserisce queste persone nella categoria degli individui inattivi”, afferma Repetti.

Altri sviluppi

Le persone della diaspora citano anche gli effetti delle politiche pubbliche sulla società. In Svizzera, la mancanza di servizi di custodia dei bambini pone grandi aspettative su nonne e nonni. Andando via, queste persone mantengono i legami con la famiglia, ma la distanza permette loro di controllare il loro coinvolgimento. Le nonne, che sono le più colpite dal fenomeno, possono decidere quanto tempo dedicare alla custodia dei nipoti, ad esempio tornando in Svizzera durante le vacanze scolastiche.

Maggiore precarietà in caso di ritorno

Quando lasciano la Svizzera, le persone pensionate non pensano solitamente di tornarci un giorno, per i motivi citati sopra. Tuttavia, a volte sono costrette a farlo, soprattutto in caso di separazione o di un decesso nella coppia, o se emergono problemi di salute.

Anziani e anziane costretti a tornare in Svizzera si ritrovano così nella situazione precaria da cui volevano fuggire. I problemi di povertà si manifestano di solito intorno ai 75 anni e colpiscono soprattutto le donne.

“La migrazione al momento del pensionamento è poco compresa e la precarietà delle persone di terza età non è presa sufficientemente in considerazione in Svizzera”, sostiene Repetti. È difficile valutare il loro numero, ma si stima che il 20% di loro si trovi in una situazione di insicurezza finanziaria.

La sociologa ritiene che sia illusorio credere che l’AVS abbia risolto il problema della povertà. La rendita AVS non dovrebbe essere considerata come la principale fonte di reddito durante il pensionamento, ma dovrebbe invece completare i risparmi effettuati attraverso il secondo e il terzo pilastroCollegamento esterno.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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