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La bellezza, una questione di attitudine… e di denaro

Dennis Stock/Magnum Photos

Ogni giorno in Svizzera si consumano 64 tonnellate di prodotti cosmetici. L’industria della bellezza e il settore della chirurgia estetica sono in continua espansione. Ma cosa significa essere belli? Un’esposizione allestita a Berna ci porge lo specchio.

«La bellezza sta negli occhi di chi guarda»: questo vecchio detto sembra ormai essere passato di moda se si considera la crescita del settore cosmetico e più in generale dell’industria della bellezza. Solo per la cura del viso, ad esempio, gli svizzeri spendono 400 milioni di franchi all’anno.

Due musei di Berna hanno deciso di approfondire l’argomento bellezza con un’esposizione dal titolo «Bin ich schön? J’suis beau?» («Sono bello?»), visitabile fino al 7 luglio 2013. «Inizialmente, l’esposizione doveva intitolarsi ‘Cos’è bello?’, ma abbiamo cambiato poiché volevamo coinvolgere i visitatori con una domanda diretta», spiega Kurt Stadelmann, curatore del Museo della comunicazione, che ha allestito la mostra in collaborazione con il Museo di storia naturale, situato proprio accanto.

«Vogliamo provocare un po’ i visitatori, spingendoli a chiedersi se sono belli, prosegue il curatore. Speriamo che l’esposizione fornisca loro delle risposte». Nel percorso espositivo si cercheranno invano degli specchi. Stadelmann si augura che i visitatori possano trovare la loro bellezza interiore ammirando animali, bambole, copertine di riviste e altri riferimenti culturali, come una statua della Vergine Maria o un film di propaganda nazista sui corpi «perfetti» degli atleti.

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Chi è il più bello?

Questo contenuto è stato pubblicato al All’esposizione «Bin ich schön/J’suis beau?» («Sono bello?»), presentata al Museo della comunicazione e al Museo di storia naturale di Berna, non vi sono specchi. Ognuno deve cercare in un altro modo la propria bellezza. Questo oggetto è però diventato indissociabile dalla nostra vita quotidiana.

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Chirurgia estetica sempre più in voga

L’esposizione si iscrive perfettamente nello spirito culturale della nostra epoca. Il numero dei chirurgi estetici in Svizzera continua ad aumentare. Nel 1980 erano 24. Dieci anni dopo 44 e oggi sono più di 130.

Perché le persone vogliono cambiare il loro aspetto? «Non vogliono necessariamente cambiare, risponde il chirurgo plastico Daniel Knutti. Molti vogliono migliorare qualcosa, sembrare più belli o sottolineare alcune caratteristiche del loro corpo. Fondamentalmente, l’obiettivo è sentirsi meglio».

Negli ultimi dieci anni, vi è stato un forte aumento soprattutto per gli interventi di chirurgia plastica al seno. «I lifting del viso sono pure molto richiesti, ma riguardano un’altra categoria di età. Le donne vogliono far sparire certe rughe o eliminare la pelle flaccida», osserva Knutti, che ha aperto uno studio a Bienne nel 1988.

1. Lipoplastica/liposuzione: 2’174’803

2. Mastoplastica additiva (aumento del seno): 1’506’475

3. Blefaroplastica (palpebre): 1’085’153

4. Rinosettoplastica (naso): 985’325

5. Addominoplastica: 681’344

6. Riduzione del seno (donne): 549’994

7. Mastopessia (risollevare il seno): 543’848

8. Lifting del viso: 421’029

9. Otoplastica (orecchie): 242’271

10. Riduzione del seno (uomini): 235’947

Fonte: Società internazionale di chirurgia plastica ed estetica

Anche gli uomini

«In modo generale, penso che le donne siano più tolleranti degli uomini per quanto concerne l’apparenza, annota lo specialista. Un uomo può avere i capelli grigi e le rughe, ma può ancora essere fisicamente attraente per una giovane donna».

Gli uomini rappresentano dal 10 al 15% della clientela, aggiunge il chirurgo plastico. La tendenza è però al rialzo, soprattutto per gli interventi attorno agli occhi, che «rendono lo sguardo più giovane, più dinamico, senza cambiare troppo l’apparenza», spiega Knutti, che si è sottoposto lui stesso a questo genere di operazione.

Membro del direttorio della Società internazionale di chirurgia plastica ed estetica, Knutti ha potuto osservare quali sono le differenze del concetto di bellezza. «Le asiatiche chiedono dei lineamenti più caucasici, come la linea del naso, le palpebre o un seno più prominente. Le caucasiche apprezzano occhi leggermente a mandorla, mentre le arabe non amano troppo avere il naso grande».

Dopo l’operazione, succede spesso che i pazienti dicono che la loro vita è cambiata, afferma Daniel Knutti. «Anche se il cambiamento fisico è minimo, l’impatto può essere grande. Il paziente si sente più sicuro di sé, più felice».

Prospettive di lavoro

Ciò può tradursi in migliori prospettive di carriera. In Svizzera è pratica corrente allegare una fotografia al proprio curriculum vitae quando ci si candida per un posto di lavoro. Avere un bell’aspetto può quindi essere un asso nella manica.

Le qualifiche professionali sono evidentemente prioritarie. «Ci piace però quando possiamo anche farci una prima impressione dei candidati», spiega José M. San José, responsabile del marketing di Adecco Switzerland, la più grande agenzia di risorse umane del mondo.

In certi settori il ‘look’ è importante. «Se si tratta di un lavoro nel ramo della produzione, non è importante vedere una foto. Nei servizi, i datori di lavoro sono invece felici quando possono averne una», osserva San José.

Avere un bell’aspetto però non basta. «Per un impiego nella vendita, ad esempio, il carisma è più importante dell’apparenza. Una persona può essere alta e snella, ma antipatica».

Ad ogni modo, la bellezza è qualcosa di molto soggettivo, prosegue il responsabile di Adecco. «Per avere successo nella propria carriera, motivazione, cordialità e mentalità giusta sono molto importanti. Non si può riuscire basandosi sulla bellezza, eccetto se si è modelli».

E comunque anche delle persone ordinarie possono sembrare delle top model se sono vestite bene. Senza dimenticare, come lo dimostra del resto molto bene un video dell’esposizione del Museo della comunicazione, che Photoshop può far miracoli.

«Sono felice se i visitatori escono dal museo dicendosi ‘forse non sono bello, ma sono attraente’, conclude Kurt Stadelmann. Penso sia il miglior modo di vedersi allo specchio, poiché si può rimanere attraenti fino a 100 anni. Essere belli fino alla stessa età è invece un’altra storia».

L’apparenza inganna e lo specchio mente, recita il proverbio. Forse, ma come faremmo a vivere senza questo onesto e a volte spietato compagno, utilizzato fin dagli albori dell’umanità?

All’esposizione «Bin ich schön/J’suis beau?» («Sono bello?»), presentata al Museo della comunicazione e al Museo di storia naturale di Berna, non vi sono specchi. Ognuno deve cercare in un altro modo la propria bellezza. Questo oggetto è però diventato indissociabile dalla nostra vita quotidiana.

(traduzione di Daniele Mariani)

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