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Soglie d’inquinamento troppo “permeabili”?

Secondo un recente studio, l'inquinamento da polveri fini è all'origine di ben 3'000 decessi all'anno in Svizzera Keystone

La qualità dell'aria va tenuta sotto controllo. Berna definisce i limiti massimi per le emissioni di sostanze inquinanti. Ma i limiti sono spesso superati...

L’Ordinanza federale contro l’inquinamento atmosferico (OIAt) fissa i limiti d’emissione per 18 sostanze nocive. Molte di queste non preoccupano ormai più. E’ il caso ad esempio del diossido di zolfo (SO2), del monossido di carbonio (CO), del piombo (Pb) e del cadmio (Cd): tutte sostanze inquinanti che il progresso tecnologico, pensiamo ad esempio al catalizzatore per le auto, è riuscito a frenare.

Diossido di azoto, ozono e polveri fini

Tuttavia i grattacapi permangono. E riguardano tre tipi di sostanze. Il diossido d’azoto (NO2) prodotto dalla combustione nei motori. L’ozono (O3) che si sviluppa nelle agglomerazioni in condizioni di temperature elevate. E le polveri fini (PM10) generate dai motori diesel, dall’abrasione dei pneumatici sull’asfalto e dall’attrito dei freni.

Le 16 stazioni di misurazione sparse sul territorio elvetico dimostrano chiaramente che, in questi casi, i limiti fissati dall’Ordinanza sono tutt’altro che rispettati.

Vediamo l’esempio delle PM10. La Confederazione fissa le seguenti concentrazioni massime: 20 microgrammi(mg)/m³ su media annuale; 50 mg/m³ come punta massima giornaliera, da superare non più di una volta all’anno.

Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP), la concentrazione media annuale di PM10 nel 2000 è stata, ad esempio, di 34 mg/m³ a Lugano, di 35 mg/m³ a Zurigo e di 33 mg/m³ a Berna. Per non parlare del numero di giorni durante i quali è stata superata la soglia massima giornaliera: ben 61 nel Sottoceneri, 45 a Berna e “solo” 12 a Zurigo.

La situazione da allora è rimasta stabilmente ben al di sopra dei limiti definiti dall’Ordinanza. Nel mese di gennaio 2002, la stazione di misurazione di Chiasso, situata a 200-300 metri dall’autostrada, ha registrato una media di 76 mg/m³ di PM10, con un picco massimo il 17 gennaio di 144 mg/m³. La soglia giornaliera è stata superata per ben 27 giorni su 30!

Cosa significano queste cifre?

“Le soglie non sono da interpretare come dei valori d’allarme ma piuttosto come degli obiettivi. Riuscendo a restare al di sotto del valore stabilito sono esclusi effetti negativi per la salute” spiega a swissinfo Angelo Bernasconi, responsabile dell’Ufficio della protezione dell’aria del canton Ticino. “Se invece la soglia viene oltrepassata, tale garanzia non esiste più e, in certi casi potrebbero verificarsi i primi problemi, soprattutto per quel che riguarda gli anziani o i bambini.”.

E quali possono essere le conseguenze? “Recentemente uno studio è giunto a risultati piuttosto allarmanti: oltre alle numerose bronchiti croniche, ad attacchi d’asma e alle ospedalizzazioni per malessere, si calcola che, nella sola Svizzera, circa 3’000 persone all’anno perdono la vita a causa delle particelle PM10 che si depositano nelle vie respiratorie”, sottolinea Angelo Bernasconi.

Lo studio, commissionato dal Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), conclude monetizzando i costi di questo tipo d’inquinamento: oltre 3 miliardi di franchi in costi della salute. “E ciò, più che alle punte giornaliere, è dovuto a dei valori annuali medi di circa 30-35 mg/m³”, ricorda il responsabile dell’Ufficio della protezione dell’aria ticinese.

“Non vanno però dimenticati gli sforzi intrapresi negli ultimi decenni. Le emissioni, pur se nel caso delle PM10 non ancora completamente sotto controllo, stanno tendenzialmente diminuendo” precisa Urs Nyffeler dell’UFAFP.

Misure drastiche poco utili

Di fronte ai risultati dello studio pare evidente che qualcosa dovrà cambiare. “La politica federale intende riconoscere la cronicità del problema inquinamento. Una sua parziale soluzione non può che passare da misure a lungo termine applicate e difese con costanza” dice Urs Nyffeler. Riduzione mirata del traffico, piani di risanamento, piani dei trasporti sostenibili, ad esempio.

Soluzioni molto visibili come quelle adottate negli scorsi mesi dalle metropoli del nord Italia (domeniche senz’auto) vengono giudicate poco efficaci.

In questo senso Angelo Bernasconi sottolinea come ogni sforzo sia benvenuto, “ma che neppure bloccando il traffico tutte le domeniche dell’anno otterremmo grandi risultati: i modelli dimostrano che la concentrazione di polveri fini su media annuale calerebbe soltanto di un decimo. L’ideale sarebbe che la gente ed i politici non si preoccupino dell’inquinamento soltanto quando si registrano valori di punta”. Urs Nyffeler rincara la dose: “Il problema è cronico e dunque le braccia non andrebbero mai abbassate”.

La mobilità, così come la salute, restano beni sacri per tutti. Tuttavia se i due elementi entrano in rotta di collisione, a chi è più sensato attribuire la precedenza?

Marzio Pescia

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