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Strada e ferrovia: servono nuove fonti di finanziamento

Per coprire i costi delle infrastrutture le tasse non bastano più Keystone

I costi per le infrastrutture si fanno sempre più onerosi. Uno studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) invita gli Stati a trovare nuove fonti di finanziamento.

Il Dipartimento federale svizzero dei trasporti e dell’energia, intende studiare la possibilità di introdurre nuove tasse per gli utenti delle infrastrutture, come il road pricing.

Da qui al 2030, gli Stati dovranno trovare nuovi mezzi per finanziare lo sviluppo delle infrastrutture. Lo dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in un rapporto pubblicato lunedì.

Tra le soluzioni evocate, la preferenza dell’OCSE va al cosiddetto road pricing – in sostanza un pedaggio per l’utilizzazione delle strade, riscosso per esempio a Londra – e alle tasse sugli oli minerali. Queste ultime sono già una realtà in Svizzera.

Coinvolgere il settore privato

Gli esperti dell’organizzazione internazionale ritengono che in futuro non sarà più possibile finanziare lo sviluppo delle infrastrutture (trasporti, elettricità, acqua, telecomunicazioni) facendo ricorso unicamente ai fondi statali. Per questo raccomandano di cercare nuove soluzioni e di coinvolgere il settore privato nel finanziamento del settore pubblico.

L’OCSE propone un modello di «Public Private Partnership» (PPP) e menziona la possibilità di utilizzare le ingenti somme accumulate dalle casse pensioni e dalle assicurazioni per degli investimenti nel settore delle infrastrutture.

Per assicurare a lungo termine la sicurezza della pianificazione, l’OCSE raccomanda la creazione di fondi infrastrutturali. A questo proposito cita l’esempio della Svizzera che ha destinato un fondo simile al traffico d’agglomerato e alle strade nazionali.

Volontà svizzera

In una prima presa di posizione, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) indica di condividere in linea di massima l’orientamento proposto dall’OCSE.

Hans Werder, segretario generale del DATEC, nel corso di una conferenza stampa tenutasi lunedì ha ricordato che «le insufficienze di capacità delle infrastrutture diventeranno rapidamente delle lacune nell’ambito della crescita». Per contrastare questa situazione, il DATEC intende riprendere le raccomandazioni dell’OCSE e implementarle nella prassi svizzera.

Attualmente il DATEC sta elaborando una strategia nazionale delle infrastrutture che verrà pubblicata all’inizio della nuova legislatura. Per il dipartimento del ministro Leuenberger, le sfide future sono sostanzialmente due: elaborare condizioni quadro statali che a lungo termine portino i privati a fare gli investimenti necessari nei settori di loro competenza (telecomunicazioni, energie di rete, traffico aereo) e mettere a punto strumenti di finanziamento sicuri per le reti infrastrutturali finanziate dall’ente pubblico (in particolare la rete stradale e ferroviaria).

swissinfo e agenzie

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è l’organismo che nel 1961 ha rimpiazzato l’Organizzazione europea di cooperazione economica, creata all’indomani della Seconda guerra mondiale per amministrare l’aiuto per la ricostruzione europea fornito dagli Stati Uniti e dal Canada nel quadro del Piano Marshall.

Ne fanno parte 30 paesi, tra cui la Svizzera. Da quando ha sostituito l’OECE, l’organizzazione ha per missione di rafforzare l’economia degli Stati membri, di promuovere l’economia di mercato e di contribuire alla crescita dei paesi industrializzati e in via di sviluppo.

Una delle attività principali dell’OCSE è di effettuare ricerche su tematiche economiche, sociali o ambientali, spesso centrate su singoli paesi.

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